di don Emanuele Di Marco*
Papa Leone ci spinge a prenderci cura del prossimo. Il doppio. Firmata il 4 ottobre, memoria di san Francesco d’Assisi, l’esortazione apostolica “Dilexi Te” (Ti ho amato – Ap 3,9) è un documento scritto da Papa Francesco e completato da Papa Leone. A dirla tutta non si tratta solo di un documento, perché Leone XIV lo chiama addirittura “progetto” (n. 3), e già con questa definizione si intuisce la natura delle parole che sono state consegnate ai cristiani e al mondo intero nella giornata di ieri. Papa Francesco aveva a cuore i poveri e i migranti, sui quali ha soffermato spesso lo sguardo della Chiesa.
Insisteva – anche oltre gli apprezzamenti o meno della politica – sulla necessità di rinnovare, alla luce del Vangelo, la capacità di accogliere gli indigenti e chi è in stato di povertà.
Sarebbe troppo banale ridurre gli insegnamenti di Papa Francesco ad una sensibilità personale: i contributi dati durante il suo Pontificato sono ora ripresi da Papa Leone e sono completati in un processo ampio di cura delle varie povertà con le quali l’umanità si trova a combattere. Non mancano riferimenti espliciti alla povertà materiale, anzi. Come anche in altre occasioni, Papa Leone ha già avuto modo di parlare della piaga del divario economico che sussiste tra un mondo sempre più ricco ed uno sempre più povero.
Educare il cuore alla cura
La Dilexi Te amplia però lo sguardo coinvolgendo una riflessione a partire dalla Parola di Dio, la quale si snoda attraverso il richiamo a numerosi santi e sante che, durante la storia plurimillenaria della Chiesa, hanno dedicato la propria vita ai poveri e agli indigenti. Come contribuire ad un mondo che sembra si stia abituando alla povertà e alla miseria per alcuni? La “via dell’amore”, che i Papi stanno richiamando da ormai decenni è preziosa e valida. Negli ultimi anni l’appello e l’impegno costante dei cristiani testimonia che la povertà coinvolge tutti: sia perché è presente in varie forme (spiritualità, affetti, cultura, relazioni...) sia perché con qualunque reddito si può aiutare “un povero”. Centro del tema è la cura. Educare il cuore alla cura verso il prossimo significa cogliere quel filo conduttore tra il cuore di Cristo (cfr. l’Esortazione Apostolica di Papa Francesco del 2024, “Dilexit nos”, sul cuore divino e il cuore umano) e il cuore dell’uomo. Nella scuola e nella catechesi è doveroso parlare di questi temi, non esaurendo il tema in fretta e rilegandolo ad un argomento. Il messaggio cristiano è infatti una cura costante, ricevuta e donata, che allarga il cuore. Aiuta l’etimologia delle parole: se da un lato povero (troppo spesso relegato ad una questione economica) deriva da “che produce poco, che ha pochi mezzi”, bisognoso indica invece “che ha bisogno di doppie – bis – cure”. Il richiamo di Papa Leone con la Dilexi Te è valido per tutti quindi. A “raddoppiare” la cura verso tutti i bisognosi. Chi è povero non susciti indifferenza, ma anzi attiri lo sguardo. Un doppio sguardo.
*direttore Uirs