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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (27 novembre 2025)
  • I giovani romandi riuniti in convegno nel Canton Vaud

    Pastorale giovanile della Romandia: messa in pratica della sinodalità

    Isabelle Vernet, responsabile della Pastorale dei giovani dai 15 ai 25 anni nel canton Vaud, ha dichiarato «con immenso orgoglio e gioia» l'apertura del primo Convegno della gioventù della Svizzera romanda. In totale, 160 persone, tra cui circa 80 giovani, una quarantina di agenti pastorali, una dozzina di sacerdoti, altrettanti religiosi e religiose e quattro seminaristi con il vescovo Alain hanno partecipato all'evento senza precedenti nella Svizzera romanda. Isabelle Vernet sperava di trovare delle perle rare, di vedere emergere dei sogni e concretizzarsi dei progetti. «Desideriamo accompagnarvi, sostenuti da questa speranza», ha affermato.

    L’opinione dei giovani sulla fede

    Isabelle Jonveaux, docente presso la Facoltà di Teologia dell'Università di Friburgo, ha aperto la giornata presentando una sintesi dell'indagine sulla fede e i giovani, che ha condotto lo scorso inverno per l'Istituto svizzero di sociologia pastorale (SPI) nella Svizzera romanda. Cosa rappresenta la fede per i giovani, le loro preoccupazioni – vita sociale, etica, coppia, sessualità, economia – e il modo in cui la Chiesa risponde a queste, la trasmissione della fede e il delicato dialogo su questo tema tra i giovani e i loro genitori, la pratica religiosa, sono alcuni dei temi affrontati nell'indagine. Oltre che a voce, era possibile reagire anche attraverso l’applicazione «Padlet», uno strumento di collaborazione digitale in cui gli utenti possono pubblicare contenuti su una bacheca online.

    Le voci dei giovani interpellati

     «Penso che la Chiesa non abbia come vocazione primaria quella di dare risposte ai nostri problemi sociali, ecc.», afferma Louise. «Il cuore della sua missione è trasmettere l'insegnamento di nostro Signore Gesù e darci la vita attraverso i sacramenti! Naturalmente questo implicherà in un secondo momento tutta la nostra vita personale, sociale, ecc.». «La maggior parte dei giovani che hanno ricevuto un'educazione religiosa durante l'infanzia non mantengono necessariamente un rapporto profondo con Dio una volta diventati adulti. Purtroppo, spesso c'è una mancanza di accompagnamento da parte dei genitori o della comunità nel momento in cui crescono, e lo trovo davvero un peccato», deplora Julia.

    Un'indagine sfumata

    Man mano che venivano presentati i diversi capitoli, illustrati da infografiche, le persone presenti in sala hanno potuto reagire a voce o tramite un'applicazione. Reazioni a caldo e stupore a tutto campo hanno occupato il momento di condivisione. I temi della formazione, degli insegnamenti e della messa hanno suscitato particolari reazioni.

    Alcuni hanno subito sollevato la questione della rappresentatività dell'indagine, sapendo che il questionario era stato distribuito principalmente nella rete pastorale giovanile della Romandia. La sociologa delle religioni ha precisato che, per evitare questo problema, aveva sfumato il quadro creando categorie in base alla distanza delle persone sondate dalla religione e altri parametri.

    Formazione continua oltre il catechismo

    Isabelle Jonveaux ha osservato che la Messa è oggetto di una grande richiesta di spiegazioni sulle diverse fasi del rito e sui gesti del sacerdote, in particolare da parte dei praticanti. «La mancanza di spiegazioni porta a una mancanza di comprensione», ha sottolineato un partecipante, «allora perché non migliorare le proposte di catechesi concentrandosi non solo sulla preparazione ai sacramenti ma anche sulla liturgia della messa?», chiede un altro. Davis Roy-Camille, giovane catechista impegnato nella Chiesa nel cantone Neuchâtel, ritiene che il catechismo non dovrebbe limitarsi ai sacramenti: «È necessario un apprendimento continuo. Questo manca! Si dovrebbero proporre dei corsi di formazione»

    Comprensione della Messa

    Samuel, 20 anni, originario di Neuchâtel, appena battezzato, ritiene che durante il catecumenato un'ora e mezza di formazione, una volta al mese, non sia sufficiente. Gli manca quel “dopo” che la Chiesa dovrebbe offrire ai giovani. Ha partecipato a una giornata di catechismo presso la Fraternità San Pietro. «Spiegano bene la messa in latino. Bisogna dire che si prendono il tempo necessario, è meno stressante che durante la formazione del catecumenato». Si informa anche sul canale Youtube «Claves», specializzato nella forma straordinaria del rito. Ritiene che i sacerdoti dovrebbero insegnare più spesso la Messa, «poiché sono al centro della celebrazione».

    «Come chierichetta, constata Julia, mi sorprende ancora spesso vedere che alcuni giovani chierichetti non conoscono nemmeno il significato profondo di ciò che fanno. Ignorano il significato dei gesti del sacerdote, il motivo per cui vengono compiuti e a cosa servono esattamente. Molti non conoscono nemmeno le diverse fasi della Messa né i loro nomi». E suggerisce: «Forse dovremmo anche mettere in discussione la qualità e la pertinenza degli insegnamenti impartiti dalle persone che accompagnano questi giovani. Il loro ruolo è essenziale, e se non trasmettono chiaramente il significato dei gesti, dei riti e delle fasi della messa, diventa difficile per i giovani impegnarsi pienamente e comprendere ciò che stanno vivendo».

    Ambiente e preghiera

    Un partecipante si stupisce che il 30% degli intervistati che dichiara di avere un rapporto con Dio ricorra poco alla preghiera. Per lui non è coerente. Faustine, originaria del cantone di Friburgo, studentessa di biologia di 21 anni è «molto colpita» dal fatto che l'ecologia interessi poco o nulla coloro che dichiarano di avere un rapporto con Dio e soprattutto meno dei giovani lontani dalla Chiesa. «Il Creato è un grande dono! C'è molto da fare nel campo dell'ambiente!».

    Vorrebbe organizzare raccolte di rifiuti, «non per il piccolo impatto che avrebbero, ma perché queste azioni, integrate da sessioni informative sul clima, consentirebbero lo scambio con altri giovani e una maggiore sensibilizzazione su questo tema». «Anche la nostra Terra è una creazione di Dio, aggiunge Mélia. È un peccato e preoccupante che la protezione del nostro pianeta non sia qualcosa che preoccupa di più».

    Un altro punto saliente è il fatto che la tendenza si sta invertendo tra la città e la campagna. I risultati dell'indagine non hanno lasciato indifferenti i partecipanti. Il pranzo che ha seguito la messa è stato molto animato.

    Verso la condivisione di progetti concreti

    Nel pomeriggio, tutti i partecipanti hanno formato 17 gruppi per una conversazione spirituale, secondo momento forte della giornata. Secondo le indicazioni del teologo laico Philippe Becquart, si trattava di un approccio concreto, non di un esercizio intellettuale. I partecipanti dovevano mettersi in ascolto di ciò che Dio voleva, qui e ora. Ognuno aveva due minuti per esprimersi, «senza giudicare» le cose dette da un altro.

    Una terza fase ha permesso di far emergere diversi progetti prima che fossero presentati sul palco. «Ci sono state proposte concrete rivolte agli anziani: visite nelle case di riposo per condividere un pasto, una merenda e scambiare due chiacchiere, ma non necessariamente in ambito spirituale», spiega Isabelle Jonveaux. Un gruppo vuole avviare un progetto di visita ai detenuti.

    Sono stati presentati diversi progetti di formazione: una formazione sulla Parola di Dio, ma a livello regionale, più ampio rispetto alla parrocchia. «Sarà l'occasione per un incontro richiesto da alcuni giovani, indipendentemente dalla GMG o da un pellegrinaggio». Un gruppo desidera lanciare una piattaforma che riunisca tutti i progetti dei giovani della Svizzera romanda. Un altro vuole organizzare un incontro di giovani prima della messa per spiegare il Vangelo del giorno e prepararsi alla messa. Riaffiora l'idea di un Consiglio dei giovani. Evocato alcuni mesi fa, il progetto prevede di riferire le aspettative dei giovani al vescovo dei giovani, che è monsignor Alain de Raemy (presente all’incontro).

    «Siamo soddisfatti di questa grande giornata», si rallegra Isabelle Jonveaux. «Era importante che anche i sacerdoti e gli agenti pastorali siano stati presenti, affinché i responsabili della pastorale giovanile non siano gli unici a portare avanti questi progetti. E la partecipazione è stata significativa». Ci saranno altre assise della gioventù? «Non lo sappiamo ancora, ma Michel Racloz (rappresentante del vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo per il canton Vaud) è favorevole, anche se l'evento avrà una forma diversa, poiché questa indagine sui giovani e la fede non avrà un seguito di questo tipo».

    fonte: cath.ch/bh/traduzione e adattamento catt.ch

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