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    Santuario di Maccio (Como): l’esperienza spirituale di Genovese ottiene il «Nihil obstat» del Vaticano

    di Silvia Guggiari

    Mons. Luigi Savoldelli.

    Maccio è una piccola frazione di Villa Guardia, un paese al confine tra Como e Varese. È qui che si trova la parrocchia di Santa Maria Assunta, ovvero la chiesa dove, a partire dall’inizio del nuovo millennio, il soprannaturale si sarebbe manifestato in maniera sempre più coinvolgente a Gioacchino Genovese, sposato e padre di due figlie, maestro di musica e direttore del coro parrocchiale. A spiegarci la lunga vicenda che in questi giorni ha ottenuto il «Nihil obstat» dal Dicastero vaticano per la Dottrina della Fede è mons. Luigi Savoldelli, parroco di Maccio al tempo degli avvenimenti.

    «Locuzioni interiori» e «visioni intellettuali»

    Mons. Savoldelli conosce Gioacchino dal 1983 quando, appena arrivato nella parrocchia di Maccio, lo coinvolge per la corale e negli anni diventa un suo stretto collaboratore, una "persona molto fidata", tanto che è proprio al suo parroco che Genovese si rivolge per confidargli le sue visioni. Era l’anno 2000 quando Gioacchino comincia a percepire distintamente, attraverso «locuzioni interiori» e «visioni intellettuali»,una «viva presenza del mistero della Santissima Trinità»: «era una voce – spiega mons. Savoldelli – che gli confidava questioni spirituali. Le “visioni intellettuali” ricordavano molto quelle vissute dal profeta Ezechiele che, con il corpo a Babilonia, si ritrova con la mente nel tempio a Gerusalemme e vede l’Angelo distruttore e l’acqua che esce dal tempio».

    Col tempo la Curia di Como capisce che l’esperienza vissuta da Genovese è qualcosa di straordinario: «mons. Maggiolini, allora vescovo di Como, più volte lo incontra e legge le sue lettere con grande attenzione. Il successore Diego Coletti chiede poi a Gioacchino di scrivere le esperienze che vede, sente e vive». Inizialmente Genovese non è intenzionato a farlo, ma poi si lascia convincere e comincia a scrivere pagine e pagine di una intensità straordinaria: «scriveva anche per due ore di fila senza rileggere mai i testi molto complicati, difficili e di grande contenuto teologico e spirituale. Questi testi sono poi stati trascritti, mandati al vescovo, e studiati da una prima commissione istituita dal vescovo Coletti e da una seconda commissione istituita dal successore card. Oscar Cantoni sempre in stretto collegamento con il Dicastero per la Dottrina della fede».

    Nel 2009, c’è un altro fenomeno che si verifica a Maccio: l’altare trasuda acqua che «lascia dei segni sulla pietra della mensa, un blocco unico di serpentino proveniente dalla Valmalenco. Un segno che richiama l’acqua che esce dal tempio, che purifica e che porta vita, descritta da Ezechiele nel cap. 47 e da Gioacchino nei suoi scritti». Inoltre, Genovese vive un altro fenomeno particolare che è quello della «lettura della vita»: «si accostava a persone sconosciute e raccontava loro quello che stavano vivendo spiritualmente dando delle risposte che loro avevano chiesto al Signore. Questo ci fa capire che Dio ci conosce e ci ama profondamente, ci accompagna e non ci lascia soli».

    Le tappe della vicenda

    È il 27 novembre 2010 quando l’allora vescovo di Como Diego Coletti firma un decreto che riconosce alla Chiesa parrocchiale di Maccio il titolo di Santuario diocesano dedicato alla «Santissima Trinità Misericordia»: «la Trinità Misericordia è infatti al centro di molte delle pagine scritte da Gioacchino che sembrano in un certo modo anticipare molte espressioni utilizzate qualche anno dopo da papa Francesco».

    Negli anni seguenti, la diocesi di Como cambia il vescovo e la parrocchia di Maccio cambia parroco: il nuovo vescovo, il cardinale Oscar Cantoni, continua a far studiare gli scritti «istituendo una seconda commissione dalle competenze più ampie e più specifiche. Anche questa commissione – spiega mons. Savoldelli – esprime un parere più che positivo degli scritti».

    Un’altra tappa fondamentale di questa vicenda viene segnata il 4 ottobre 2023, quando il Dicastero per la Dottrina della fede, con una lunga lettera indirizzata al vescovo di Como, autorizza ad utilizzare pastoralmente l’esperienza del santuario. Arrivando nei giorni recenti, nel maggio 2024, il Dicastero della dottrina della fede emana delle nuove Norme per discernere i presunti fenomeni soprannaturali: un documento, questo, approvato dal Papa e che prevede sei livelli di riconoscimento, dal più basso che indica l’inaffidabilità del fenomeno, fino al sesto livello, ovvero il «Nihil obstat» cioè «autorizza il vescovo nella cui diocesi c’è stata una presunta apparizione ad utilizzare eventuali documenti e luoghi per scopi pastorali, perché i fedeli possano recarsi in pellegrinaggio, pregare, confessarsi». Ed è proprio a questo livello che viene riconosciuto il santuario di Maccio con una lettera autorizzata dal Papa e datata il 15 luglio 2024: in essa il Dicastero autorizza il vescovo perché possa utilizzare spiritualmente e pastoralmente quello che è accaduto e a pubblicare un estratto degli scritti di Gioacchino che contano centinaia e centinaia di pagine. «Il decreto del vescovo Cantoni pubblicato mercoledì 24 luglio comunica dunque questo ulteriore e fondamentale passo nella vicenda del santuario di Maccio», conclude mons. Savoldelli che proprio in queste settimane sta terminando la stesura di un volume sulla vicenda e sulla storia del santuario comasco che verrà pubblicato nei prossimi mesi.

    Il 14 agosto alle 18, il cardinale Oscar Cantoni presiederà la Messa al Santuario «Santissima Trinità Misericordia» in Maccio (Co).

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