di Laura Quadri
«Perché sono rimasto due settimane? Per i nuovi amici conosciuti, le belle attività con gli animatori ma anche i momenti di silenzio in cappella ». Così Francesco, 13 anni, racconta ciò che lo ha motivato, assieme ad altri 24 ragazzi tra gli 11 e i 16 anni, dallo scorso 23 giugno e fino a oggi, a partecipare alla Casa «La Montanina » a Camperio al campo dell’Azione Cattolica Giovani (ACG). Giorni, come sottolinea don Rolando Leo, assistente ACG, «molto intensi in cui i ragazzi hanno potuto confrontarsi, tra i tanti temi proposti, con quello del viaggio e dell’importanza di condividere un cammino». Tra le attività proposte, la gita alla Capanna Dötra, momenti di canto, teatro e preghiera.
Ed è proprio dai giovani partecipanti, accompagnati anche da 15 animatori, che ci giungono le testimonianze più belle. «Il tema del viaggio ci ha molto uniti», ci raccontano Nicholas e Charlie. «Tramite questa unione siamo riusciti a legare e a conoscerci a vicenda. Ma ci siamo anche chiesti: in un ipotetico vero viaggio cosa porteremmo con noi? Molti del gruppo hanno detto di voler portare con sé qualcosa dal valore affettivo, altri di materiale. Tuttavia, don Rolando e don Kamil (che ci ha raggiunto per una giornata), ci hanno condotto a riflettere più a fondo: “sono oggetti che condivideremmo mai con qualcuno? Condivisibili o solo per noi?”. È una domanda che ci ha molto colpito e fatto riflettere sul senso del viaggiare».
Oggi i ragazzi rientreranno nelle loro famiglie dopo ben due settimane: «Sono rimasta per fare amicizie e per divertirmi; mi sono infatti molto piaciute le passeggiate nella natura e le attività con gli animatori», racconta Frida. Proprio lo stare insieme è stata la formula vincente di questa mini-vacanza, come rileva Cecilia: «La vita di gruppo aiuta a riflettere su molte cose. Si parla di cose attuali e che succedono nel mondo tutti i giorni. E si affrontano inoltre argomenti che servono molto ai giovanie che magari nella società di oggi non vengono molto toccati».
Mentre a livello spirituale, a Francesco sono piaciute «le riflessioni di gruppo sull’amicizia e le condizioni di vita nel mondo. Riflessioni che mi hanno fatto capire che le cose che a volte riteniamo essenziali possono anche essere inutili; per la felicità di un gruppo è invece indispensabile l’amicizia». Aurora riferisce di una serata di adorazione: «È stato un momento in cui sentirsi vicino a Dio e a Gesù. Per me è stato molto speciale: non abbiamo cantato e pregato da soli, ma con degli amici». Così anche per Luca: «Al Campo c’è la possibilità di partecipare alla Messa quotidiana. Ciò, unito ai momenti in cappella sia alla mattina che alla sera, offre la possibilità anche ai non credenti di trovare la strada verso Dio».
Ed è in questi momenti che il pensiero è andato alle tragedie in corso: «Abbiamo iniziato il Campo con una S. Messa durante la quale si è ricordata la Mesolcina. E abbiamo proseguito fino ad oggi con un pensiero quotidiano agli sfollati e alle vittime causati poi dall’alluvione in Vallemaggia. Sono proprio i ragazzi che lo hanno voluto», conclude don Leo.
Intervista a fra’ Michele Ravetta, cappellano delle strutture carcerarie cantonali.
Un centinaio di persone, il 15 dicembre, hanno fatto un percorso dal sagrato della chiesa di S. Rocco fino alla chiesa di S. Giorgio, dove si è potuto ammirare, in una grotta, la rappresentazione vivente della Natività.
Raccolti CHF 26'500 a sostegno delle persone in difficoltà in Ticino. I fondi saranno destinati a due realtà locali che incarnano i valori di solidarietà ed assistenza: alla Lega Cancro Ticino (in aiuto ai bambini) ed alla Fondazione Francesco (di fra Martino Dotta)