di Laura Quadri
Un ciclo di incontri a partire dai 1700 anni del Credo niceno-costantinopolitano. È la proposta della Rete pastorale «Madonna della Fontana » e della comunità di Losone, che per l‘occasione hanno invitato, quale relatore, mons. Azzolino Chiappini, intervenuto al Centro «La Torre » mercoledì scorso, 29 gennaio, per il primo incontro.
«Il Concilio di Nicea, nel contesto del quale viene formulato il Credo, viene eccezionalmente convocato da un’autorità politica, l’Imperatore Costantino: le divisioni nelle Chiese, che il Concilio avrebbe dovuto risolvere, creavano infatti anche dei disordini politici. Le prime comunità non erano concordi, ad esempio, sulla data in cui andasse celebrata la Pasqua. Fu di fatto il Concilio di Nicea a stabilirla per la prima domenica dopo l’inizio della primavera».
La formulazione del Credo, inoltre, avviene circa 200 anni dopo l’annuncio del Vangelo. Negli anni intercorsi, «alcune eresie mettono alla prova la Chiesa, ad esempio la posizione di quei gruppi cristiani che non riconoscevano l’umanità di Gesù. Come pensare che quell’uomo crocifisso fosse Dio? Ma è vero anche il contrario: ai tempi del Concilio di Nicea si diffonde l’eresia ariana, la quale sosteneva che la natura di Gesù inizialmente non fosse divina. Sebbene il Credo dichiari Cristo “vero Dio e vero uomo”, questa tensione continuerà. L’arte lo dimostra: mentre nel primo millennio domina l’attenzione alla divinità di Cristo – pensiamo allo stile delle icone –, a partire dal 1200 la Chiesa torna a mettere l’accento sull’umanità di Cristo; è l’esperienza di S.Francesco, autore del presepe di Greccio. Ma pensiamo anche la Crocifissione di Matthias Grünewald, a Colmar: vi scorgiamo un Cristo contorto dai dolori, che non ha nulla di divino».
Infine, bisogna ricordare che «una prima professione di fede era preesistente il Credo di Nicea: veniva già formulata dai catecumeni al momento del battesimo. Immergendolo, si chiedeva al battezzando, appunto, se credeva nel Padre, poi nel Figlio e infine nello Spirito. Proprio le prime tre dichiarazioni di fede del Credo. Notiamo però un dettaglio: il Credo ci invita a dire che crediamo “in” qualcuno, mentre nella seconda parte prosegue indicandoci di credere nella consistenza di una realtà: credere “la Chiesa”, “la risurrezione”. “Credere in” è un’espressione forte: etimologicamente, in latino, implica un atto di fiducia, di affidamento. Pronunciare il Credo è dunque affidarsi a Qualcuno, atto per questo essenziale per la nostra vita interiore».
Il ciclo di incontri proseguirà il 26 febbraio e il 30 aprile, sempre al Centro «La Torre» di Losone, alle ore 20.00, con mons. Azzolino Chiappini.
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