di Jean-Claude Lechner*
Sebbene all'ombra delle Olimpiadi, la piccola ma raffinata mostra sul tesoro di Oignies allestita al Musée de Cluny di Parigi merita sicuramente una visita.
Il tesoro dell‘oggi distrutto priorato di canonici regolari di Oignies (provincia di Namur, Belgio) è una dei rari tesori ecclesiastici ad essere scampato alle requisizioni rivoluzionarie delle fine Settecento; il priore, all‘avvicinarsi delle truppe francesi nel 1794, lo nascose in una fattoria nelle vicinanze del monastero dove fu ritrovato nel 1817, a tempesta passata. Il tesoro, una cinquantina di manufatti, venne depositato presso le suore di Notre-Dame a Namur dove rimase fino al 2010 quando, a causa del calo di vocazioni, le suore lo cedettero alla fondazione Roi Baudouin che lo depose al Musée des arts anciens di Namur.
Il priorato di Oignies ha origine nell‘insediamento di quattro fratelli e della loro madre presso una cappella dedicata a san Nicola sulla Sambre, intorno al 1187, che formano una comunità di canonici regolari. Il più giovani dei fratelli, Ugo, è orefice abilissimo nella lavorazione dell‘oro: i suoi manufatti di altissima qualità costituiscono il nucleo del tesoro.
Dai medievisti Oignies è conosciuto soprattutto a causa di Maria di Oignies (ca. 1177-1213), figlia di una ricca famiglia di Nivelles, della quale Jacques de Vitry, vescovo di Acco in Palestino, poi cardinale, noto predicatore, prelato molto legato alla comunità di Oignies, scrisse, secondo lo studioso di agiografia André Vauchez, la prima biografia mistica in Occidente.
Maria è devottissima all‘Eucaristia, difende l‘ideale di povertà assoluta, di penitenza incontrando l‘incomprensione in una città in pieno sviluppo economico come Nivelles, e si ritira ad Oignies in una comunità femminile accanto al priorato.
Conduce una vita di austerità e di dure penitenze che già allora sembravano eccessive: vita da ammirare piuttosto che da imitare, scrive il suo biografo. Il vescovo, dopo una iniziale diffidenza ebbe una profonda devozione per la Maria, anche se non ne condivideva gli eccessi di mortificazione. Maria morì a circa 36 anni, esausta dalle penitenze, in odore di santità. Il culto si intensificò soprattutto alla fine del XVI e agli inizi del XVII secolo nell‘ambito della riforma cattolica, anche se Maria non fu mai canonizzata ufficialmente.
La mostra parigina espone una ventina dei circa 50 manufatti che compongono oggi il tesoro, in particolare il calice con patena, la copertura di evangeliario ed il reliquiario della costola di san Pietro, manufatti di eccelsa qualità e – fatto raro – firmati dal loro artefice, il già menzionato Ugo che chiede anche di pregare per lui. Inoltre sono esposti due splendidi reliquari a forma di croce, uno particolarmente sontuoso con smalti bizantini e tre dei cinque reliquiari filatteri (forma tipica di reliquiari nella regione reno-mosana). Il sesto, quello confezionato per un dito di Maria, fu ceduto nell‘Ottocento al Musée d‘art et d‘histoire di Bruxelles. Infine troviamo pezzi legati a Jacques de Vitry come l‘altare portatile.
La mostra è corredata dal un bel catalogo con saggi introduttivi, tra l‘altro sul priorato oggi sparito, su Jacques de Vitry che frequentò spesso il luogo e su Maria d‘Oignies e la mistica. Quest‘ultimo saggio è particolarmente interessante perché non ci fa solo conoscere la vita interiore della donna ma testimonia anche della difficoltà, oggi come già allora, di affrontare il fenomeno della mistica, specialmente femminile. Lo studioso moderno rimane spesso spiazzato davanti a dati insoliti: la mistica è una donna in preda a crisi d‘isteria, di anoressia o altre malattie o c‘è anche una componente soprannaturale?
La mostra rimarrà visitabile fino al 20 ottobre 2024.
*Professore di greco antico alla Facoltà di teologia di Lugano e bibliotecario presso la Biblioteca Salita dei Frati di Lugano
Forti le parole del leader della Chiesa greco ortodossa di Antiochia, vero e proprio «manifesto» delle attese di tanti cristiani siriani
Il messaggio lancia un appello per la liberazione “degli ostaggi, dei prigionieri, il ritorno dei senzatetto e degli sfollati, la cura dei malati e dei feriti, il ripristino delle proprietà sequestrate o minacciate e la ricostruzione di tutte le strutture civili che sono state danneggiate o distrutte”.
Oggi, 12 dicembre, è la sua festa. La testimonianza di quanto la purezza del cuore possa far fiorire nel mondo la bellezza.