Nel trentesimo anniversario della morte di Eugenio Corecco, la Facoltà di Teologia di Lugano dedica al suo fondatore un convegno internazionale di tre giorni – dal 4 al 6 dicembre - che ne illumina il sorprendente impatto oltre oceano. Teologo, canonista e vescovo, Corecco è oggi oggetto di crescente attenzione negli Stati Uniti, in Africa e in Asia. Ne parliamo con Marco Lamanna, collaboratore scientifico della Cattedra Eugenio Corecco alla Facoltà di Teologia di Lugano (FTL), per capire come e perché il pensiero del vescovo luganese stia vivendo una nuova stagione globale, ben oltre i confini accademici europei.
Perché avete scelto per il convegno il titolo “The American Eugenio Corecco – Eugenio Corecco l’americano”?
C’è stato un punto di partenza nella riflessione avviata presso la Cattedra Corecco della Facoltà di Teologia di Lugano (FTL): in Svizzera, e più in generale in Europa, si conosce ancora poco dell’impatto e della ricezione che il pensiero di Corecco ha avuto nel contesto nordamericano, sin dalla fine degli anni ‘70. Negli ultimi trent’anni (quelli che ci separano dalla morte del Vescovo di Lugano) troviamo Corecco citato in studi pubblicati da importanti case editrici come Cambridge University Press, Oxford University Press, Springer. La ricezione in lingua inglese ha condotto a una diffusione del pensiero di Corecco in chiave più globale. Abbiamo per questo al convegno relatrici e relatori che provengono da quattro continenti (Nord America, Africa, Asia ed Europa). Alcune/i di loro mostreranno come il pensiero di Corecco è utile a proporre modelli di Chiesa improntati alla comunione, alla sinodalità e alla buona gestione dei beni ecclesiastici: dagli USA sino alle Filippine, passando per il Burkina Faso. Non è quindi una questione solo accademica.
Corecco nutriva fin da giovane una fascinazione per gli Stati Uniti. Da cosa nasceva questa attrazione?
È così. La fascinazione nei confronti del mondo nordamericano nasceva in Corecco sin da bambino. Alcuni parenti materni e paterni si erano trasferiti per lavoro in Montana e Nevada. Sua sorella Stefania andrà ad abitare per lunghi anni in California. Questo primo fascino maturò poi a livello scientifico e accademico: sappiamo infatti che Corecco dedicò il suo dottorato allo studio della Conferenza episcopale statunitense di fine Ottocento. Di tutto questo si parlerà alla FTL durante il primo giorno del convegno, giovedì 4 dicembre al pomeriggio, durante la prima sessione della conferenza. Corecco decise di trascorrere negli Stati Uniti il suo semestre sabbatico da Decano della Facoltà di Teologia di Friburgo, durante la primavera del 1982. Dieci anni dopo, nel 1992, ci tenne a far pubblicare dall’editore Duquesne University Press di Pittsburgh un’antologia dei suoi scritti in inglese. Lo stesso editore, quest’anno, ha voluto rendere disponibile il testo di Corecco in Open Access, segno ulteriore del fatto che Corecco è ormai letto in inglese.
Cosa potrebbe imparare oggi la teologia svizzera ed europea dai colleghi americani che studiano Corecco?
Il primo interesse da parte di alcuni accademici statunitensi emerse nei giorni del III Congresso internazionale di diritto canonico a Pamplona, nell’ottobre del 1976. Corecco lì presentava - per la prima volta pubblicamente – la sua teoria dell’ordinatio fidei. Di fatto proponeva di far discendere il diritto della Chiesa dalla fede, teologizzando non solo l’oggetto, ma il metodo della disciplina canonistica. Le reazioni furono svariate: tra queste, quelle di James A. Brundage (University of Wisconsin) e Ladislas Örsy (CUA – Washington). Anche quando, nel corso degli anni, alcune di queste riprese sono diventate più critiche, gli studiosi nordamericani hanno sempre riconosciuto a Corecco la “connessione organica tra teologia e diritto canonico”. Ancora oggi è così, basti leggere le ricerche di John J. Coughlin della New York University, uno degli invitati all’evento della prossima settimana. Riprenderemo questi aspetti nella giornata di venerdì 5 dicembre. Più in generale la posizione di Corecco è di carattere culturale, e affascina contesti dove la fede è – per così dire – più "giovane", come appunto gli Stati Uniti, ma anche l’Africa e l’Asia. Studiose come Judith Hahn, attive sia in Germania che negli USA, sostengono che le domande che Corecco si è posto sono "molto importanti". Personalmente ed esistenzialmente ritengo che quando si pongono le domande “fondamentali”, la risposta è di solito vicina.
Oltre alla conferenza che sviluppi vede per il futuro della Cattedra Corecco?
Bisogna partire dal fatto che il Fondo Nazionale Svizzero ha finanziato il progetto della conferenza presentato dal Rettore René Roux e dalla Decana Gabriela Eisenring, con la mia collaborazione. La Cattedra Eugenio Corecco della FTL è interessata nel prossimo futuro a proporsi nel ruolo di pivot, a servizio di una nuova comunità di studiose e studiosi provenienti da varie parti del mondo, interessati al pensiero di Corecco: un nuovo Corecco, non solo europeo o "americano", ma globale.