di Silvia Guggiari
I giovani e la fede: quale è il loro desiderio di spiritualità? Quali le loro domande interiori? L’approssimarsi della festa di Tutti i Santi offre lo spunto per affrontare il tema con due preti della diocesi di Lugano che con i giovani si relazionano ogni giorno, con loro hanno modo di vivere esperienze quotidiane e di affrontare temi importanti.
Don Marco Notari è vicario nella parrocchia di Balerna da dieci anni; qui guida il gruppo giovani che si ritrova ogni sabato sera, oltre a proporre diverse iniziative per giovani e giovanissimi. Recentemente è stato al centro della cronaca locale per essere stato preso di mira da una ventina di ragazzi con atti vandalici al di fuori dell’oratorio mentre all’interno si stava svolgendo la serata di cinepizza: «Come in tutte le realtà – commenta don Marco – anche tra i giovani c’è moltissima varietà: ci sono quelli impermeabili, con i quali è difficile entrare in relazione, ma ci sono anche quelli che cercano risposte a delle domande di senso, che vogliono incontrarsi, che desiderano fare adorazione e venire al catechismo. Poi c’è tutta una parte, la più numerosa mi viene da dire, che si colloca nel mezzo, dove troviamo quelli che dicono di credere ma che poi in realtà non vivono nessun atto di fede o non aderiscono alle proposte che vengono fatte». Due realtà che, come in tutte i contesti locali, coesistono anche nella parrocchia di Balerna, come ci conferma don Marco: «Da una parte troviamo i giovani in cerca di attenzione che compiono atti vandalici fuori dall’oratorio e lanciano gavettoni, dall’altra troviamo quelli che il sabato sera partecipano al gruppo giovani dove una cena condivisa è occasione per far emergere domande di una profondità straordinaria. Si va da un estremo all’altro, non si può dire che i giovani rientrano in una determinata categoria: come per gli adulti anche per loro il senso della fede è molto diverso da un caso all’altro, solo che loro vivono tutto con più foga».
Don Marco, come si riescono ad agganciare i giovani?
«Il mio essere docente al liceo di Mendrisio aiuta ad intercettare i giovani a scuola per poi invitarli a partecipare al gruppo, il sabato sera. Qui viene chi ha bisogno di trovare qualcosa di diverso. Con loro cerchiamo di costruire uno spazio in cui si sentano liberi, provando il piacere di stare insieme anche a fare niente, a chiacchierare o a giocare. Creiamo lo spazio per le domande. L’amicizia e i legami profondi che nascono – tra di loro, ma anche con me – restano qualcosa di fondamentale. Questa è la mia esperienza, ma non è sicuramente l’unica possibile».
I social possono essere utilizzati per fare evangelizzazione?
«Personalmente utilizzo i social per rimanere agganciato a loro, ma non credo che sia da lì che passa il primo incontro. È inutile negarlo: noi adulti saremo sempre in ritardo sui social. Facebook è ormai per over 30, Instagram sta per essere superato, Tik Tok ha altre problematiche… fra qualche mese potrebbe arrivare un social nuovo e noi adulti rimarremo sempre indietro. Sono convinto che i ragazzi si legano a una figura di fede sui social se hanno prima vissuto un incontro reale e se in particolare hanno già vissuto l’incontro con Cristo».
Che idea dei Santi hanno i giovani oggi? E della vita eterna?
«Quando si interessano ai Santi, i giovani lo fanno perché attirati da una figura in particolare che sentono vicina per diversi motivi: si interessano di una storia perché c’entra con la loro storia. Per quanto riguarda la domanda sulla vita eterna, credo che non sia un’esigenza immediata ma emerge quando c’è qualcosa che li fa riportare sul tema. Direi però che sono più interessati a come vivere la fede oggi; la domanda sulla vita eterna secondo me matura un po’ più avanti».
Don Stefano Bisogni è vicario a Mendrisio dove segue i bambini e i ragazzi fino ai giovani adulti: la risposta non è molta – ci confida – «ma è comunque bello accompagnare ognuno di loro in un percorso spirituale. Seguo una ventina di giovani che vanno dai 18 ai 30 anni: la proposta per loro è quella della catechesi, il primo giovedì del mese, e dell’adorazione eucaristica il terzo giovedì del mese; oltre a questi appuntamenti è bello creare momenti individuali dove crescere nella relazione personale». È attraverso queste occasioni, secondo don Stefano, che i giovani riescono a «vivere la fede come un sostegno nella loro quotidianità e a sperimentare il trascendente, quella dimensione che ci porta oltre agli aspetti pratici della scuola, dello sport, del lavoro…». Anche a don Stefano chiediamo l’utilità e l’importanza dei social, un elemento che non può essere tralasciato per chi oggi lavora a stretto contatto con i giovani: «Mi piacerebbe usare i social di più e meglio – confida –, ma non sono molto pratico. Credo che siano un buon mezzo veloce e intuitivo per arrivare a loro con il messaggio cristiano e attraverso il quale possono incuriosirsi su determinati aspetti legati alla Chiesa e a Cristo. È uno strumento fondamentale che oggi deve essere sfruttato per entrare in contatto con le nuove generazioni».
Intervista a fra’ Michele Ravetta, cappellano delle strutture carcerarie cantonali.
Un centinaio di persone, il 15 dicembre, hanno fatto un percorso dal sagrato della chiesa di S. Rocco fino alla chiesa di S. Giorgio, dove si è potuto ammirare, in una grotta, la rappresentazione vivente della Natività.
Raccolti CHF 26'500 a sostegno delle persone in difficoltà in Ticino. I fondi saranno destinati a due realtà locali che incarnano i valori di solidarietà ed assistenza: alla Lega Cancro Ticino (in aiuto ai bambini) ed alla Fondazione Francesco (di fra Martino Dotta)