di André Jerumanis*
Il primo scritto di papa Leone XIV, l’esortazione apostolica Dilexi te («Ti ho amato») sull’amore verso i poveri, è stata firmato il 4 ottobre 2025, festa di San Francesco d’Assisi, e presentato ufficialmente il 9 ottobre. Rivela in parte chi è papa Leone XIV, permette di evitare alcune interpretazione fuorvianti del suo pontificato. Più che un testo di dottrina sociale, si tratta di una presentazione di tutto il cristianesimo secondo il paradigma del povero riletto nella prospettiva della teologia dell’amore. È introdotto da un breve preambolo, nel quale il Papa ricorda la genesi del documento costruito in continuità con il magistero di Papa Francesco, soprattutto con l’enciclica Dilexit nos, ultimo grande scritto di papa Francesco. Come menzionato nell’introduzione, Francesco lavorava ad un’esortazione su questo tema prima della sua morte, che ora Leone XIV finisce completandolo.
La Dilexi te inizia con le parole che Gesù nell’Apocalisse 3, 9 rivolge ad a una comunità cristiana che «non aveva alcuna rilevanza o risorsa ed era esposta alla violenza e al disprezzo» (Dte 1) e si conclude con le stesse parole applicate esplicitamente ai poveri (cfr. Dte 103).
L’esortazione è divisa in 5 capitoli. Il primo, «Alcune parole indispensabili», introduce il tema del grido del povero e dei pregiudizi ideologici che ci accompagna spesso nel guardare al povero. Nel capitolo 2, «Dio sceglie i poveri», il Papa presenta il tema dell’opzione preferenziale da parte di Dio dei poveri, «un’espressione nata nel contesto del continente latino-americano, ma che è stata ben integrata nel successivo magistero della Chiesa» (Dte 12), precisando che questa «preferenza» non indica mai un esclusivismo o una discriminazione verso altri gruppi. Nel capitolo 3, «Una Chiesa per i poveri», declina la visione ecclesiale che deriva da una tale opzione riferendosi ad abbondanti testimonianze lungo la storia dei discepoli di Gesù. Nel capitolo 4, «Una storia che continua», richiama la dottrina sociale della Chiesa sviluppando il tema delle «strutture di peccato che creano povertà e disuguaglianze estreme» (Dte 90-98), concludendo il capitolo sul ruolo dei poveri nel cammino della Chiesa. Nel capitolo 5, «Una sfida permanente», Leone XIV invita a riflettere sulla parabola del buon Samaritano ponendoci la domanda da quale parte stiamo. E sottolinea che «Per noi cristiani, la questione dei poveri riconduce all’essenziale della nostra fede» (Dte 110). E scrive in modo conclusivo un programma per ogni cristiano: «L’amore cristiano supera ogni barriera, avvicina i lontani, accomuna gli estranei, rende familiari i nemici, valica abissi umanamente insuperabili, entra nelle pieghe più nascoste della società. Per sua natura, l’amore cristiano è profetico, compie miracoli, non ha limiti: è per l’impossibile. L’amore è soprattutto un modo di concepire la vita, un modo di viverla». (Dte 120).
L’esortazione appare come une linea guida di ciò che potrebbe essere il pontificato di Leone XIV in continuità con papa Francesco che aveva indicato nel povero la via per eccellenza della Chiesa, specificando così la famosa frase di san Giovanni Paolo II: «L’uomo è la via della Chiesa». Leone conferma in questo scritto ciò che diceva nella sua prima intervista pubblicata in spagnolo il 18 settembre scorso: «Ho trascorso metà della mia vita sacerdotale in Perù; quindi, la prospettiva latino-americana mi è molto cara. Credo che ciò si rifletta anche nel mio rispetto per la vita della Chiesa latino-americana, che, a mio avviso, sia stata significativa sia nel mio rapporto con Papa Francesco, sia nella mia comprensione della visione di Francesco sulla Chiesa, sia nel modo in cui possiamo continuare a realizzarla come vera visione profetica della Chiesa di oggi e di domani».
* docente di Teologia morale alla FTL