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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (12 agosto 2025)
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  • Domenica 10 agosto 2025. Commenti al Vangelo

    Calendario romano: Lc 12,32-48

    Credo perché amo, amo perché credo

    di Dante Balbo

    Spesso noi cerchiamo conferme alle nostre idee, più che scoprire ciò che le contraddice. Se penso ai miei studi di filosofia o di psicologia, ricordo con indulgenza che ogni volta che leggevo un libro nuovo, mi entusiasmavo per la teoria che vi veniva esposta e mi sembrava finalmente una spiegazione della condizione umana, difficilmente attaccabile, tanto era perfetta e chiara. Per un po', il mio mondo si organizzava attorno alle idee dell'autore, ritrovando che tutto era chiaro e non faceva che confermare quanto avevo appena scoperto.

    Siccome i miei studi non erano terminati, trovavo ben presto un altro libro che contraddiceva il precedente e si impossessava del disegno del mondo che mi andavo costruendo.

    È lo stesso fenomeno che capita a chi legge un libro di patologia e si ritrova ad avere i sintomi di tutte le malattie, tranne forse il ginocchio della lavandaia.

    La fede non sfugge a questo meccanismo, ma ha una particolarità che non si lascia intrappolare, perché è qualcosa di così inaudito da porre di fronte ad una scelta: o è un'illusione gigantesca, oppure così straordinaria da non poter essere che vera.

    Non parlo della generica affermazione della presenza di un'entità superiore, che ci aiuti a fare ordine nel caos apparente del mondo o che ne spieghi la indubbia perfezione proprio nella sua complessità, ma della novità assoluta della fede cristiana, in cui un Dio si fa uomo per amore, per portarci nel suo regno, per introdurci nella logica del dono.

    Noi siamo qui, perché l'amore è straripante e non può se non generare sé stesso, nella libertà e nella varietà infinita con cui si esprime.

    La fede allora è il fondamento della lettura del nostro essere più intimo, nello stesso tempo la luce per poterlo comprendere.

    Proprio per questo non si impone, illumina, senza abbagliare, come l'amore autentico che non obbliga, ma stupisce per la sua gratuità.

    Il dono stesso dell'esistenza e del mondo è segno che per primo qualcuno ci ha amati.

    La fede non è una risposta intellettuale, ma è ragionevole, perché ci aiuta a capire ciò per cui siamo fatti: amare.

    Calendario ambrosiano: Mt 22, 41-46

    La misteriosa grandezza del “Figlio di Davide”

    di don Giuseppe Grampa

    Ritorna insistente nei tre testi di questa domenica il nome di Davide. Per noi non è consueto rivolgerci a Gesù chiamandolo «figlio di Davide », preferiamo altri titoli come «Signore », «Salvatore», «Figlio di Dio», «figlio del falegname», «figlio di Maria… ». E invece questo titolo è significativo: rivolgerci a Gesù come «figlio di Davide» vuol dire situarlo dentro la storia del suo popolo, dentro la lunga serie degli antenati e dei discendenti del re Davide. Vuol dire radicare nella terra questo Messia- Inviato di Dio, riconoscerne l’appartenenza alla nostra condizione umana, anzi al popolo di Israele. Gesù figlio di Davide, vuol dire anzitutto: Gesù un ebreo. Gesù appartiene alla discendenza di Davide: i suoi antenati non sono tutti uomini e donne dalla vita integra, anzi. È proprio vero: Dio sa scrivere diritto anche su quelle righe storte che siamo noi. Ma la pagina evangelica non si limita a ricordarci questa appartenenza di Gesù alla famiglia di Davide, afferma che Gesù è chiamato da Davide suo Signore e che siederà alla destra di Dio. Gesù non sarà soltanto figlio, discendente di Davide, uomo impastato di terra così come il suo antenato Davide. Gesù sarà altro e più che Davide. Attraverso questo testo siamo avviati a intuire il mistero di quest’uomo, Gesù, che i suoi contemporanei chiameranno anche «figlio del carpentiere » e nel quale Dio stesso si è manifestato. Mistero di questo lontano discendente di Davide eppure più grande di lui. Viene dopo Davide, appunto da lui discende, eppure è prima di lui, è più grande di Davide che lo chiama «suo Signore». Il nostro testo non dice di più, ci lascia appena intuire la misteriosa grandezza di Gesù di Nazareth. Ancora una volta siamo alle prese con il mistero di quest’uomo che sta dentro una famiglia umana, quella di Davide, eppure ha una origine più che umana. La fede dirà che questo discendente di Davide è addirittura risorto da morti. Per questo: «Ricordati di Gesù Cristo».

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