Calendario romano: Mc 2,23-3,6
di Dante Balbo*
Esopo racconta la favola di un vaso di coccio che nel fiume cercava di stare lontano dai vasi di ferro, per non essere danneggiato. La metafora è ripresa da Alessandro Manzoni, a proposito di don Abbondio, che suo malgrado si trova alla mercè di don Rodrigo e dei suoi bravi.
San Paolo dice lo stesso della nostra umanità, che porta la Grazia in vasi fragili, per rappresentare molto efficacemente la condizione umana.
A questa realtà si accosta il Vangelo della IX domenica del Tempo Ordinario, dopo che abbiamo affrontato il mistero della Trinità, che ci ha svelato che siamo a immagine di Dio, ricchi della relazione di cui partecipano le tre persone divine.
L’occasione è il tema del sabato, per gli ebrei non tanto una prescrizione del riposo obbligatorio, ma il tempo della memoria, in cui si attualizza l’intervento di Dio, che attraverso la Pasqua, ha liberato il popolo dal dominio egiziano e lo ha portato fino al Suo monte Santo, per costituirlo come sua nazione scelta, prediletta e chiamata a testimoniare la sua Gloria. Gesù nel Vangelo manifesta nella vita concreta delle persone l’opera del padre, restituendo al sabato il senso più pieno di giorno della salvezza, attraverso la guarigione di un uomo.
Noi cristiani nella domenica, il primo giorno della settimana, ricordiamo la creazione intera e la nostra umanità rinnovate dalla risurrezione del signore. Dio ci conosce bene e sa che siamo vasi fragili in un mondo capace di frantumare la nostra bellezza, nel vortice della materialità, nella logica dello scarto, nell’illusione delle mete apparenti, nella violenza del male inevitabile.
Per questo con la sapienza del suo Spirito ha formato la Chiesa e ad essa ha dato dei riti, dei tempi in cui incontrarlo, garantendo la presenza di Gesù in mezzo a noi tutti i giorni.
Nel giorno del Signore la memoria si fa carne e visita la nostra umanità ferita, trasformando la creta in oro fino ove abita il suo Spirito. Buona domenica!
*Dalla rubrica televisiva Il Respiro spirituale di Caritas Ticino, anche su youtube
Calendario ambrosiano: Lc 12, 22-31
di don Giuseppe Grampa
Nel cuore dell’evangelo odierno, troviamo il triplice appello di Gesù, «Nnn preoccupatevi», che sarebbe anzi da tradurre: «Non angosciatevi!». Ho pensato immediatamente a quante persone si sono sentite impotenti di fronte alle responsabilità che la crisi economica gettava sulle loro spalle. Quanti padri e madri di famiglia guardano con preoccupazione al futuro dei loro figli, quanti giovani dormono sonni inquieti per un domani incerto.
Ma perché, come ci dice l’Evangelo, dovremmo superare l’angoscia? Semplice e disarmante la risposta: Dio nutre gli uccelli del cielo, Dio riveste l’erba del campo, Dio sa che noi uomini abbiamo bisogno di cibo e vestito. In una parola: Dio si prende cura.
L’angoscia che nasce dalla terribile esperienza della impotenza di fronte ad un futuro incerto e fosco può trovare nella fede, non già la ricetta miracolistica ma la serena certezza che i nostri giorni, fragili e incerti, sono affidati a Colui che conosce ciò di cui abbiamo bisogno, affidati ad un Dio che si prende cura. La fede non è insieme di risposte rassicuranti ma una sola elementare certezza: Dio sa ciò di cui abbiamo bisogno e si prende cura. Una certezza che sembra scossa proprio dai giorni che viviamo segnati per tanta gente dalla paura d’esser travolti da un futuro sempre più incerto. La fede è certezza che nonostante tutto Dio si prende cura di noi, come una mano amica che tiene la nostra mano, la stringe per infondere coraggio e così aiutare ad attraversare la bufera e vincere l’inquietudine.
A noi è detto di cercare una cosa sola: il Regno di Dio e la sua giustizia. Cercarlo, perchè è già in mezzo a noi, nascosto negli innumerevoli gesti di amore, condivisione, accoglienza, fraternità, giustizia, di cui tanti uomini e donne sono capaci soprattutto nei giorni difficili. Cerchiamolo in questi gesti. Quando fa buio non serve imprecare contro l’oscurità. Basta accendere una pur piccola luce.
Un centinaio di persone, il 15 dicembre, hanno fatto un percorso dal sagrato della chiesa di S. Rocco fino alla chiesa di S. Giorgio, dove si è potuto ammirare, in una grotta, la rappresentazione vivente della Natività.
Raccolti CHF 26'500 a sostegno delle persone in difficoltà in Ticino. I fondi saranno destinati a due realtà locali che incarnano i valori di solidarietà ed assistenza: alla Lega Cancro Ticino (in aiuto ai bambini) ed alla Fondazione Francesco (di fra Martino Dotta)
Oggi, mercoledì 18 dicembre, alle 20.30, padre Francesco Patton ofm, sarà in Ticino per un incontro dal titolo "Il coraggio della pace. Riflessioni su dialogo, riconciliazione e speranza (quando tutto sembra perduto)". Modera Andrea Fazioli