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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (27 aprile 2025)
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  • don Emanuele Di Marco COMMENTO

    Don Emanuele Di Marco: "Io e il Papa, ricordi...da ricordare"

    di don Emanuele Di Marco*

    Dal 2011 al 2014 ero a Roma per gli studi in teologia: ricordo bene quando, l’11 febbraio 2013, mentre ero in biblioteca della Pontificia Università Lateranense a studiare, ho ricevuto un messaggio da un amico in Ticino: «Che shock!». Ci è voluto poco per ricevere la notizia delle dimissioni di papa Benedetto. Risiedendo al Collegio Teutonico in Vaticano, il clima è cambiato rapidamente: il volo in elicottero del 28 febbraio verso Castelgandolfo faceva entrare ufficialmente la Chiesa nella Sede vacante. Era il 13 marzo quando la fumata bianca ci ha spinti tutti ad andare in piazza per accogliere il nuovo Papa. Quel nuovo Papa che poi avrei incontrato diverse volte, grazie all’impegno con le Guardie svizzere e a qualche altra occasione. La prima volta ha però segnato profondamente la mia vita. Era il 24 marzo 2013, Domenica delle Palme: papa Francesco aveva appena celebrato in Piazza San Pietro. Io avevo, come di consueto, presieduto la Messa con le Guardie Svizzere e dopo un momento di riposo sarei andato a pranzare da una famiglia di conoscenti. Era circa mezzogiorno: mentre mi apprestavo a uscire dal cortile del Collegio, salendo gli scalini, mi sono trovato davanti… il Papa! Così luminoso, sorridente… non avevo mai incontrato un Papa. Sono rimasto ammutolito per un paio di secondi. E il Papa, davanti a quella scena muta… mi ha preso le mani e, sorridendo, mi ha detto con simpatica ironia: «Buongiorno, eh?». Ero talmente emozionato che ho balbettato un «Buongiorno Santità!». Mi ha poi chiesto di chiamare il Rettore del Collegio, desiderava pregare nel cimitero del Collegio. Ero talmente emozionato che non riuscivo a fare il numero…

    Ci sono stati poi altri momenti molto speciali. Ricordo in modo particolare alcuni aneddoti di vita quotidiana. Incontrato su una vecchia Renault R4 bianca regalata da un parroco di Verona, oppure mentre, nell’atrio di santa Marta, è passato portando un trolley ai suoi ospiti (penso familiari o amici) fino all’uscita. La scena che però non dimenticherò mai era a Santa Marta. Rientrando da un viaggio apostolico (penso in Madagascar), Francesco è entrato nella sala per la cena (io mi trovavo lì ospite) e, siccome aveva congedato gran parte del personale affinché rientrasse presso le proprie famiglie, si è riscaldato da solo la cena al microonde. Rimasi a guardarlo a lungo. Il Papa. A scaldarsi la cena. Un’altra volta, dialogando con lui sul tema delle omelie, ci disse: «Mi raccomando. Non siate lunghi! Non più di otto minuti!». Non so se sono sempre stato obbediente… Quando venne nel quartiere della Guardia Svizzera Pontificia, nel 2014, mi era già stato comunicato che rientrando a Lugano mi sarei occupato dell’Oratorio. Mi disse di avere a cuore i bambini e i ragazzi, perché sono il futuro della Chiesa. Firmò volentieri un foglio in bianco, facendo qualche battuta, sul quale poi ho stampato il logo dell’Oratorio. Anche quando gli presentai i miei genitori rimasi affascinato dallo sguardo sereno e per nulla affrettato verso papà e mamma, che commossi gli raccontavano della numerosa famiglia. Mi hanno colpito molto questi episodi e chissà quanti altri potrebbero essere raccontati da chi lo ha incontrato più volte di me. Per me sono momenti cristallizzati nella memoria e sono stati di aiuto per un continuo richiamo del mio ministero pastorale a ciò che è davvero importante. È stato un pastore appassionato, sicuramente cordiale, affabile, genuino. Che dirle Santità…? Grazie!

    *Direttore dell’Oratorio di Lugano, già sostituto cappellano della Guardia svizzera

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