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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (17 dicembre 2025)
  • Papa Leone XIV all'udienza generale in Piazza San Pietro

    Leone XIV: evitare il "frenetico attivismo" che delude e svuota la festa del Natale

    C’è una festa da preparare: il Natale. Ma lasciarsi travolgere dalla frenesia dei preparativi rischia di svilire il 25 dicembre del suo significato più autentico, fino a deludere e offuscare l’accoglienza di Gesù, “tesoro della nostra vita”.

    A volte, alla fine di giornate piene di attività, ci sentiamo vuoti. Perché? Perché noi non siamo macchine, abbiamo un “cuore”, anzi, possiamo dire, siamo un cuore. Il cuore è il simbolo di tutta la nostra umanità, sintesi di pensieri, sentimenti e desideri, il centro invisibile delle nostre persone. L’evangelista Matteo ci invita a riflettere sull’importanza del cuore, nel riportare questa bellissima frase di Gesù: “Là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore”.

    Tocca la parte più profonda di ogni uomo Leone XIV con le sue parole, all’udienza generale in Piazza San Pietro. Ed esorta a volgersi al cuore. Un insegnamento di stampo agostiniano quello del Pontefice, che proprio al cuore richiama quale luogo in cui "si conserva il vero tesoro", "non nelle casseforti della terra" o "nei grandi investimenti finanziari", oggi "idolatrati" al punto da sacrificare uomini e creato.

    LEGGI QUI IL TESTO INTEGRALE DELLA CATECHESI DI LEONE XIV

    Gesù illumina la vita frenetica degli uomini 

    Nella catechesi dedicata a “La Pasqua come approdo del cuore inquieto”, la ottava del capitolo su “La Risurrezione di Cristo e le sfide del mondo attuale”, nell’ambito del ciclo giubilare “Gesù Cristo Nostra Speranza”, il Papa si sofferma anzitutto sulla quotidianità di ciascuno, su quel “movimento costante che ci spinge a fare, ad agire” e che caratterizza “la vita umana”, sulla “rapidità” “ovunque” richiesta “nel conseguire risultati ottimali negli ambiti più svariati”. E invita a riflettere sul modo in cui “la risurrezione di Gesù” può illuminare tutto ciò. E di fronte a quegli interrogativi che sorgono spontanei raffrontando la vita nel mondo terreno e quella nel cielo, con Cristo, il Papa offre anche delle risposte: “Quando parteciperemo alla sua vittoria sulla morte, ci riposeremo? La fede ci dice: sì, riposeremo. Non saremo inattivi, ma entreremo nel riposo di Dio, che è pace e gioia”. Ma come vivere gli anni terreni?

    Il vero tesoro non è in casseforti o investimenti

    “Siamo assorbiti da tante attività che non sempre ci rendono soddisfatti”, osserva il Pontefice, riconoscendo che “molte delle nostre azioni hanno a che fare con cose pratiche, concrete”, che ognuno giornalmente deve “risolvere problemi, affrontare fatiche”. Esperienze che ha vissuto pure Gesù, coinvolgendosi “con le persone e con la vita, non risparmiandosi, anzi donandosi fino alla fine”. Ma Leone mette in guardia dal “troppo fare”, che “invece di darci pienezza”, può diventare “un vortice che ci stordisce, ci toglie serenità, ci impedisce di vivere al meglio ciò che è davvero importante per la nostra vita”. Accade così che ci si sente “stanchi” e “il tempo pare disperdersi in mille cose pratiche che però non risolvono il significato ultimo della nostra esistenza”. Eppure è dentro di sé che è possibile trovarlo, nel cuore, fa notare il Papa.

    È dunque nel cuore che si conserva il vero tesoro, non nelle casseforti della terra, non nei grandi investimenti finanziari, mai come oggi impazziti e ingiustamente concentrati, idolatrati al sanguinoso prezzo di milioni di vite umane e della devastazione della creazione di Dio.

    Inquieti perché protesi al pieno compimento

    Occorre, allora, tornare al cuore, e lasciarsi guidare da Cristo, “perché nei numerosi impegni che di continuo affrontiamo, sempre più affiora il rischio della dispersione”, insiste il Pontefice, “talvolta della disperazione, della mancanza di significato, persino in persone apparentemente di successo”.

    Leggere la vita nel segno della Pasqua, guardarla con Gesù Risorto, significa trovare l’accesso all’essenza della persona umana, al nostro cuore: cor inquietum. Con questo aggettivo “inquieto”, Sant’Agostino ci fa comprendere lo slancio dell’essere umano proteso al suo pieno compimento. La frase integrale rimanda all’inizio delle Confessioni, dove Agostino scrive: “Signore, ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto, finché non riposa in te”.

    Dio Amore colma il cuore dell’uomo

    E allora “l’inquietudine è il segno che il nostro cuore non si muove a caso, in modo disordinato, senza un fine o una meta”, spiega il Papa, semmai “è orientato alla sua destinazione ultima”.

    L’approdo autentico del cuore non consiste nel possesso dei beni di questo mondo, ma nel conseguire ciò che può colmarlo pienamente, ovvero l’amore di Dio, o meglio, Dio Amore. Questo tesoro, però, lo si trova solo amando il prossimo che si incontra lungo il cammino: fratelli e le sorelle in carne e ossa, la cui presenza sollecita e interroga il nostro cuore, chiamandolo ad aprirsi e a donarsi.

    Il presepe, segno di fede, arte e cultura

    Segno tangibile del Natale è l’allestimento del presepe, “suggestiva rappresentazione del Mistero della Natività di Cristo”. Rivolgendosi ai pellegrini italiani, il Pontefice auspica che questo elemento così rilevante, dal punto di vista della fede ma anche culturale e artistico, continui a far parte della tradizione natalizia, per ricordare Gesù che, facendosi uomo, è venuto “ad abitare in mezzo a noi”.

    Attendere con gioia

    L’Avvento ci invita a preparaci a Natale, accogliendo Gesù senza riserve. Egli è la nostra speranza. Pertanto, attendiamo con gioia la festa della sua nascita e preghiamo insieme, pieni di fiducia: “Vieni, Signore Gesù”.

    È questo l’invito rivolto ai pellegrini di lingua tedesca. Il Papa esorta inoltre i portoghesi a recitare la novena di Natale, “ricca di tradizioni” in molte comunità locali, come occasione rinnovata per alleggerire il cuore. Il cristiano, infatti, come ricordato ai pellegrini di lingua araba, “è chiamato ad aprire il suo cuore all’amore di Dio e del prossimo, affinché possa essere riempito di vera pace e gioia”.

    fonte: vaticannews / catt.ch

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