La polizia cantonale di Zurigo sta indagando sul caso di un operatore pastorale della diocesi di Coira accusato di aver “oltrepassato i limiti” (Grenzverletzung) nei confronti di una giovane minorenne. Il vescovo di Coira Joseph Bonnemain ha sospeso in modo cautelare l'operatore pastorale dal suo lavoro con i giovani. Una vicenda di cui si è avuto qualche eco anche a Sud delle Alpi perché ha richiamato quella in corso in Ticino, dove invece il prete attualmente sotto indagine, pure impegnato con i giovani, non era stato cautelativamente sospeso dal vescovo fino all'arresto del prete, per non interferire con l'indagine in corso da parte della Procura. Per questo abbiamo voluto fare il punto.
“Nell'ambito dell'indagine canonica preliminare, il vescovo diocesano ha adottato misure cautelari, come di consueto, per quanto riguarda l'esercizio delle funzioni del presunto colpevole”, ha spiegato in un articolo apparso giorni fa su kath.ch la portavoce della diocesi di Coira Nicole Büchel. Ciò significa che all'operatore pastorale del cantone di Zurigo è stato vietato ogni contatto professionale con i minori.
Il caso è stato anche deferito alle autorità investigative penali di Zurigo. Tuttavia, per ora è nelle mani della polizia e non della Procura responsabile per i casi di reati sessuali. “È stata presentata una denuncia alla polizia cantonale di Zurigo ed è in corso un'indagine”, afferma Patrick Céréda, addetto stampa della polizia. Cereda non ha voluto commentare ulteriormente “per motivi strategici legati all'indagine”, secondo quanto riferito da kath.ch
La presunta vittima è una ragazza che potrebbe essere vicina alla maggiore età, secondo un comunicato diramato nei giorni scorsi dalla Curia di Coira e dal vicariato generale di Zurigo Glarona. Si sospetta da parte dell'operatore pastorale un “comportamento trasgressivo” nei confronti di una ragazza “minorenne al momento del fatto”. Né la Curia né le autorità investigative penali hanno voluto specificare in cosa sia consistito questo “superamento dei limiti”, dove e quando siano stati commessi gli atti e quale reato ne sia derivato. I “limiti” in questione possono variare a seconda dell'età della presunta vittima. Il vescovo Bonnemain “ha incaricato, come di consueto, il Tribunale diocesano di condurre un'indagine canonica preliminare”, scrive l'addetta stampa di Coira, Nicole Büchel. Tuttavia, la procedura è stata di fatto sospesa fino a quando i tribunali civili non avranno chiarito il caso. Le sanzioni canoniche, tuttavia, possono essere completamente indipendenti dalle sentenze penali.
Mons. Bonnemain proprio intervenendo lo scorso 23 settembre 2024 alla RSI su Rete Uno nell'ambito della trasmissione Modem per parlare di abusi nella Chiesa e di procedure, aveva dichiarato che anche a Coira, in tre casi era stata seguita la stessa procedura adottata da mons. De Raemy: nessuna rimozione da incarichi ecclesiali del presunto accusato per non intralciare le indagini in corso da parte della Procura. La procedura invece scelta dal vescovo di Coira per questo ultimo caso è diversa: l'adozione di misure cautelari prima che il fascicolo a carico dell'operatore pastorale sia arrivato in Procura. La diversità di procedura ci é stata spiegata dall'addetta stampa di mons. Bonnemain come segue: "In linea di principio, ogni situazione richiede misure individuali. Questo caso è nuovo e non era ancora noto al momento dell'intervista radiofonica". Di fatto, quindi sembra essere il singolo caso a dettare le misure da adottare.
Il caso potrebbe ricordare quello relativo alla denuncia del prete ticinese accusato di abusi su minori e attualmente sotto indagine in Ticino da parte della Procura. Di fatto la presunta vittima si è recata dall'Amministratore apostolico denunciando abusi avvenuti quando la presunta vittima era adulta. La notizia - come ha spiegato un comunicato stampa della Curia di Lugano del 10 agosto 2024 - era giunta "nel mese di febbraio all’Amministratore apostolico” e “consisteva nel disagio di una persona adulta al momento dei fatti”, segnatamente “per alcuni approcci inadeguati” da parte del presbitero “nei suoi confronti e forse nei confronti anche di un minorenne”. È stata quindi chiamata in causa “una delle persone di contatto attive nella Commissione di esperti” della diocesi di Lugano in caso di abusi sessuali in ambito ecclesiale, al fine di “accompagnare il segnalante a condividere i fatti da lui vissuti e aiutarlo a decidere” se presentare una denuncia. Dopo un periodo di riflessione la persona ha quindi “deciso di denunciare, con pieno consenso e fattiva collaborazione”. Immediatamente “a inizio aprile”, continua la nota, il caso è stato così “portato all’attenzione del Ministero pubblico” cantonale. “Per non interferire nell’accertamento della verità e rischiare l’inquinamento delle prove, nel periodo intercorso fra la segnalazione e il fermo, non è stato attuato alcun tipo di misura nei confronti” del prete, concludeva il comunicato della Curia di Lugano.
Paragonare i recenti casi di Coira e Lugano resta quindi difficile, dato che - come è stato spiegato dalla Curia di Coira - l'adozione di misure cautelari quando è in corso un'indagine pubblica, dipende da ogni singolo caso.
red
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