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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (7 dicembre 2025)
  • COMMENTO

    Nei luoghi della Guardia Svizzera: tra storia, tradizione e presente

    di Silvia Guggiari

    Tre giorni nei luoghi della Guardia Svizzera per scoprire come da secoli i giovani che scelgono di sperimentare questa incredibile esperienza vivono a stretto contatto tra loro in una dimensione di servizio, disciplina e sacrificio. È quanto ho vissuto in questi giorni, invitata a Roma in occasione del giuramento della guardia svizzera che si è svolto sabato 4 ottobre.

    Con una piccola delegazione ticinese, il venerdì mattina abbiamo visitato la storica Caserma, prossima a importanti lavoro di restauro, custode discreta del luogo più sacro del cristianesimo cattolico. Qui, gli alabardieri si preparano con disciplina, esercitandosi nei movimenti, conservando la memoria dei secoli, tra leggende e doveri concreti. La loro dimora è un luogo di silenziosa dedizione, dove si sente il peso storico e morale di un giuramento che va ben oltre la semplice tutela fisica: è un impegno spirituale, un legame di fedeltà che unisce giovani svizzeri alla figura del Papa e al servizio della Chiesa.

    Affascinante scoprire la sartoria dove vengono confezionati su misura almeno tre divise per ogni guardia, ognuna composta da centinaia di pezzi assemblati con incredibile dedizione e precisione. Vi è poi l’armeria che raccoglie le armature per tutte le occasioni: qui passato e presente si intrecciano senza distinzione. Luoghi di storia che racchiudono una piccola grande Svizzera che ogni giorno tiene alta la bandiera di tutti i cantoni con una grande missione, quella di difendere la vita del Papa e garantire la sicurezza in Vaticano.

    Dal cuore della caserma, la visita si sposta al Palazzo Apostolico, immenso scrigno di capolavori e sede del potere spirituale papale. Attraversando le sue maestose stanze, si percepisce il respiro della storia, da dove sono stati guidati momenti decisivi per la Chiesa e per il mondo intero. Il Palazzo ospita anche la Cappella Sistina, meta sublime di bellezza e silenzio. Qui, in una visita solitaria – un’esperienza quasi mistica – si può ammirare la perfezione degli affreschi di Michelangelo, che sembrano raccontare l’intera storia della salvezza umana in un concerto di colori e forme.

    Il mattino del sabato, nell’atmosfera raccolta e quasi sospesa della Basilica di San Pietro, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, ha celebrato la Messa per le nuove reclute, i famigliari e gli invitati. In questa funzione liturgica, il Cardinale ha rinnovato il messaggio di servizio, misericordia e dedizione che permea ogni gesto delle giovani Guardie. Il suo discorso ha ricordato l’eredità spirituale da custodire, in particolare nel segno della misericordia, cuore pulsante del pontificato di Papa Francesco: “La misericordia non è solo un’emozione, ma un programma di vita,” ha detto Parolin, “un impegno a costruire ponti e a vivere la fede non a parole, ma con azioni di perdono e amore.” In quei primi raggi di sole che filtravano dalle vetrate, la realtà e il sacro si sono incontrati in un abbraccio di speranza e promessa.

    Il pomeriggio, nel suggestivo cortile di San Damaso, sotto uno splendido cielo romano, la cerimonia di giuramento ha visto l’eccezionale presenza di papa Leone XIV; era dal 1968 che un Pontefice non partecipava di persona a tale avvenimento. Il Santo Padre, nel suo breve discorso, ha sottolineato con commozione il valore del giuramento: “È una testimonianza molto importante nel mondo di oggi,” ha detto, “che parla ai giovani del valore di dare la vita, di servire e pensare agli altri. È un invito a vivere la fede con disciplina e sacrificio, che parla a tutti noi, non solo nel contesto ecclesiastico, ma come esempio universale” ha aggiunto.

    Alla presenza di circa 800 ospiti, tra cui la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter e il capo dell’Esercito svizzero Thomas Süssli, ventisette giovani si sono presentati davanti al Pontefice per rinnovare solennemente il loro impegno. Fra loro, due ticinesi, Francesco e Gerlando, portatori di un orgoglio cantonale che si unisce all’amore per la Chiesa. Il comandante Christoph Graf ha condotto la cerimonia, mentre le note potenti delle trombe hanno accolto il momento del giuramento. Ciascuna recluta, con mano sinistra appoggiata sulla bandiera dello Stato Pontificio, ha pronunciato la formula di rito nella propria lingua: “Io, Alabardiere…, giuro di osservare fedelmente, lealmente e onorevolmente tutto ciò che in questo momento mi è stato letto. Che Dio e i nostri Santi Patroni mi assistano!”. Il braccio destro sollevato, con tre dita tese a simboleggiare la Trinità, ha suggellato una promessa d’amore, di dedizione e di sacrificio che si rinnova da secoli.

    Al termine, nell’atrio dell’aula Paolo VI, il rinfresco organizzato dal Canton Uri: un momento conviviale dove si è percepito bene il forte sentimento che unisce tutti i presenti. Si dice che “chi è guardia una volta, è guardia per sempre”: un concetto evidente nelle ex guardie che dopo anni partecipano a questo evento e promuovono con entusiasmo l’esperienza tra i giovani svizzeri, ma anche tra le famiglie e i benefattori che da secoli continuano ad assicurare la vita del più piccolo esercito al mondo.

    Tre giorni che restano nel cuore, che rinnovano il senso di appartenenza a una comunità spirituale millenaria e che insegna il valore della dedizione, del sacrificio e della fiducia in un progetto che va oltre la vita stessa. Così il Vaticano oggi non è solo un luogo di storia e arte, ma un cuore pulsante di speranza e futuro, dove le sue giovani Guardie, con immutata fedeltà, giurano di difendere il Papa e la Chiesa con tutto loro stessi, nel silenzio sacro e nella luce di un mondo in continuo cambiamento.

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