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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (19 dicembre 2024)
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  • "Quando la realtà inaspettatamente ti travolge". L'editoriale di Lara Allegri, presidente ACT, su "Spighe"

    Condividiamo di seguito l’editoriale della rivista Spighe, il mensile dell’Azione Cattolica Ticinese (ACT) uscito in queste ore. Il testo è della presidente dell’ACT, Lara Allegri. Vi si riassume cosa è successo in ACT da quando si è appreso dell’arresto del prete ticinese accusato di abusi, che era anche assistente dei giovani dell'associazione. Un testo che mostra una realtà di Chiesa ferita ma unita.

    Quando la realtà inaspettatamente ti travolge

    di Lara Allegri*

    Il 7 agosto scorso ci ha raggiunti/e la notizia dell’arresto di don Rolando, sacerdote da anni apprezzato assistente del settore giovani della nostra Azione cattolica. L’accusa che gli è stata contestata è quella di reati sessuali con fanciulli. La procura ha deciso per una carcerazione preventiva di due mesi, ai fini dell’inchiesta. Importante ricordare che vi è la presunzione di innocenza fino a quando la colpevolezza rispetto ai reati contestati non sarà legalmente provata.

    La notizia è stata un pugno nello stomaco. Subito sono arrivate le sollecitazioni da parte di aderenti alla nostra associazione, altrettanto sgomenti, che si interrogavano rispetto al come fosse possibile. Nessuno/a di noi aveva rilevato dei segnali, degli indicatori che potessero far immaginare qualcosa di simile.

    Ho deciso di scrivere subito all’amministratore apostolico Alain de Raemy, chiedendogli di poter parlare della situazione, per capire cosa fare. Ammetto di aver nutrito poche speranze che richiamasse, poiché lo immaginavo preso da altre situazioni prioritarie. La risposta è stata “Voi siete una mia priorità” quando mi ha chiamata in tarda serata. Ho potuto confrontarmi con lui, rispetto a come sarebbe stato meglio gestire la situazione. Avevo nel cuore i mille interrogativi dei nostri giovani e anche delle famiglie che ci avevano affidato i loro figli per il campo estivo, che si era concluso poco prima. Io stessa negli anni precedenti ho mandato mio figlio alle attività di ACG. Naturalmente nel cuore avevo la domanda se mio figlio fosse stato al sicuro o meno.

    Col Vescovo abbiamo concordato che non avrei fatto una dichiarazione alla stampa, ma che ci saremmo allineati sulle prese di posizione della Curia. Ho da subito aderito favorevolmente a questa proposta, poiché in quella situazione non avevamo parole e soprattutto parole che potessero essere di valore. Erano in corso le indagini e quindi abbiamo deciso aspettare dando fiducia agli inquirenti.

    Nel momento in cui scrivo, la situazione non si è modificata e restiamo in attesa. La nostra priorità nell’immediato sono stati gli animatori e i responsabili del settore giovani, che hanno strettamente collaborato con lui in questi anni. Ho provveduto a sentirli la sera stessa, consapevole che molte persone li avrebbero interpellati, e ho dato loro la disponibilità di incontrare e ascoltare tutti/e coloro che sentivano il bisogno di condividere il loro vissuto in merito. Una mamma mi ha chiesto: “Ma come possiamo continuare a credere nella Chiesa?” Abbiamo avuto un interessante dialogo rispetto al fatto che la Chiesa siamo noi, tutti i battezzati. I sacerdoti formano il Clero, ma qui (se le accuse trovassero conferma) eravamo confrontati alla responsabilità di una singola persona, che non può determinare la condotta di tutti.

    Al Vescovo ho proposto di coinvolgere Rita Pezzati (psicoterapeuta) e organizzare un momento di supervisione con i responsabili del settore. Questo incontro è avvenuto pochi giorni dopo l’arresto del don. Erano presenti, oltre ai responsabili del settore e alla sottoscritta, anche il Vescovo Alain e il vicario generale don Nicola. L’obiettivo principale era quello di poter raccontare come ci sentivamo e cercare di dare una prima lettura a quanto era accaduto. In questa fase, ma anche dopo, mi ha colpita e commossa la vicinanza del Vescovo. I responsabili dei giovani, raggiunti dalla notizia durante un Grest, sono stati spontaneamente supportati da alcuni sacerdoti che li hanno raggiunti e sostenuti. Anche a loro va la nostra gratitudine in questo difficile frangente. Al termine di questo primo incontro abbiamo proposto di organizzarne un altro, con l’obiettivo di raggiungere tutti i nostri animatori. L’incontro è stato programmato a inizio settembre.

    Nei giorni seguenti all’arresto, i giornali del Cantone hanno dato ampia risonanza alla notizia. Più volte mi sono interrogata rispetto alla linea del silenzio, che da taluni di noi è stata vissuta come atto di codardia, nella paura che qualcuno potesse pensare che avevamo desiderio di sottacere la notizia, “di nascondere tutto sotto il tappeto”. Nella realtà all’interno di questo silenzio c’è stato tanto altro.

    Innanzitutto, la preghiera a cui da subito ci siamo richiamati. Preghiera dedicata primariamente a sostenere e confortare la/le presunte vittime. Quanto coraggio e quanta forza ci sono voluti per denunciare? Con quali conseguenze per le persone stesse? Sono grata a chi ha raccontato poiché questo è il primo passo per rendere la nostra Chiesa un posto più sicuro. Un passo difficile e doveroso che merita tutto il nostro rispetto e la nostra gratitudine. In secondo luogo, ho pensato tanto a don Rolando e pregato anche per lui. Ho pregato perché potesse serenamente collaborare con le autorità.

    Non mi sono soffermata sul giudizio morale. Nessuno di noi è buono o cattivo semplicemente, in ciascuno di noi ci sono tanti aspetti diversi. In questo momento, credo sia importante pregare per lui, perché possa vivere questi difficili momenti con il sostegno di Cristo che è verità. Perché possa vivere questo deserto come un’opportunità di conversione. In questo silenzio ho potuto riconoscere chiaramente il rumore delle illazioni e delle chiacchiere. Quelle più dolorose, sono state quelle relative al “chi poteva aver segnalato”. Davanti a questa reazione, seppur molto umana, ho invitato a fare due cose: - Se siete a conoscenza di qualcosa che possa aiutare nelle indagini, rivolgetevi direttamente alla polizia. - Se invece non siete a conoscenza di nulla che possa essere utile, astenetevi dal rumore. Lo stesso papa Francesco, esattamente un anno fa diceva: “Non mi stanco di ripetere che il chiacchiericcio è una peste per la vita delle persone e delle comunità, perché porta divisione, sofferenza e scandalo, e mai aiuta a migliorare e a crescere”. Vi è una differenza sostanziale fra restare in silenzio ed essere indifferenti o omertosi. Chi è in silenzio è in ascolto. Nell’ascolto noi cristiani/e ci chiediamo: “Cosa mi sta comunicando Dio in questa situazione?”. Ce l’ha insegnato il Cristo stesso che dietro la croce vi è il mistero della Risurrezione. Il primo insegnamento è quello di imparare a sostare ai piedi della croce, senza lamenti e grida, contemplandola, avendo fiducia che in tutto vi è un significato, anche se al momento presente non vediamo tutto il disegno. Il secondo insegnamento è il “fare comunità”, accogliere chi è più in difficoltà, ascoltarsi e sostenersi.

    Personalmente ho sentito persone con cui non avevo relazioni da tempo o che sentivo per la prima volta. Subito siamo stati “fratelli e sorelle”, uniti nello sgomento per quanto accaduto, ma anche desiderosi di raccontarci “il bello che c’era stato” e desiderosi di una vita di Chiesa coerente. Poter parlare del bello non ha lo scopo di “sminuire la gravità” di quanto accaduto, ma restituirsi una speranza rispetto al fatto che non tutto quanto era stato fatto, con questa gravissima denuncia, perdeva di valore.

    E adesso? Come andare avanti? È ormai passato un anno dalla pubblicazione del rapporto dell’UNI di ZH, voluto e commissionato dalla Conferenza dei Vescovi Svizzeri, rispetto ai casi di molestie nella Chiesa svizzera. Un rapporto che non ci ha lasciati indifferenti, tanto che i responsabili di Ac hanno subito richiesto di mettere in atto un percorso di sensibilizzazione rispetto a queste tematiche. Percorso che è iniziato già nello scorso anno e che proseguirà per il 2025. Si sono finora affrontate delle tematiche tabù quali la sessualità e l’abuso di potere, che spesso è correlato all’abuso sessuale. Siamo ancora più convinti della validità di questo progetto che porterà all’allestimento delle linee guida per la nostra associazione.

    Dal canto suo, in parallelo, anche il Forum Internazionale di Azione Cattolica (FIAC) ha allestito delle linee guida per la prevenzione degli abusi che attualmente sono in attesa di essere vagliate dal Dicastero per i laici, la famiglia e la vita del Vaticano. Tutti gli enti che aderiscono al FIAC, fra cui la nostra ACT, saranno chiamati a sottoscrivere e applicare queste direttive. Cari associati, care associate, restiamo uniti/e in questo momento di difficoltà. Assieme il peso della croce si porta meglio. Non lasciamoci abbattere da quanto accaduto, ma restiamo fiduciosi. Vi invito però a restare anche vigili, se dovessero esserci in futuro delle situazioni che non sono coerenti con il nostro vivere Azione cattolica, vi invito a segnalarle, come è stato (con coraggio) fatto.

    Vi raggiunga il mio abbraccio. Restiamo uniti/e nella preghiera.

    *Presidente ACT

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