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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (13 ottobre 2025)
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  • Sinodo dei vescovi

    Sinodo. I giovani, luogo di Dio: Chiesa ascolti e dia testimonianza

    Ascolto: è questo il termine che maggiormente ha risuonato nell’Aula del Sinodo, stamani. Ascoltare, per la Chiesa, non è una indagine sociologica, o pedagogica; è un modo di essere è ed una questione teologica, come ci ammonisce il libro dei Proverbi. È dall’ascolto che deriva  la capacità della Chiesa di lasciarsi toccare dalle sfide e dalle opportunità che il mondo giovanile offre. In fondo – come testimoniato da un’uditrice – i giovani oggi sono essenzialmente in ricerca di dialogo, autenticità, partecipazione; vogliono essere ascoltati e guidati a comprendere meglio se stessi, laddove sono, intellettualmente, spiritualmente, emotivamente, socialmente spiritualmente. È qui che necessitano di testimoni viventi di evangelizzazione.

    I giovani, luogo di Dio

    Quello dei luoghi dove praticare questo ascolto è stato un altro dei temi della seconda Congregazione Generale. E la risposta è stata che la Chiesa deve essere nei luoghi del mondo, nel proprio tempo. Il punto non è aspettare che io giovani vengano alla Chiesa, ma come portare la Chiesa ai giovani. Ai migranti, che sono giovani soprattutto. A chi si impegna nello sport. A chi è scartato. A chi cade nel pessimismo. A chi è vittima della cultura compra-usa-getta. Le parrocchie allora diventano luoghi di incontro da rilanciare affinché non siano luoghi di “addomesticamento”, ma di incontro. Affinché anche la Chiesa, ascoltando i giovani, sappia vedere nei loro sguardi il futuro a cui dare una risposta. Per fare questo, occorre un nuovo atteggiamento della Chiesa, un atteggiamento che ispiri fiducia, vicinanza, speranza; è necessaria una pastorale dialogante e lontana dal clericalismo. Il giovane è un luogo di Dio, perché è in lui che Dio si fa presente, affermano i Padri Sinodali, esortandosi l’uno l’altro ad una testimonianza di vita e di fede più veritiera. E per questo credibile.  I giovani, infatti, non devono solo fare la Chiesa, ma essere Chiesa. Il loro sguardo è rivolto verso il futuro e il futuro è illimitato: se, infatti, l’adulto custodisce, il giovane dinamizza. Di qui, l’appello ad ascoltare maggiormente sui ragazzi, decodificandone le aspirazioni più profonde, perché quando la Chiesa accetta un giovane, essa stessa cambia ed evolve, con un arricchimento reciproco.  Di qui anche le scuse per non essere stati capaci come Chiesa, come Popolo di Dio, di includere; per essere sembrati, lontani, poco accoglienti, poco credibili; quasi arresi, quasi che una mentalità contraccettiva abbia portato le famiglie, le diocesi, gli ordini religiosi a rinunciare a generare vocazioni. A essere seguiti quando si chiede di seguire Gesù come discepoli, e si dice che nulla è così bello come l’avventura del Vangelo. Ma sono tantissimi i presbiteri e i battezzati che compiono la loro missione con gioia. E questo è un segno di futuro. I giovani lo sanno. E la Chiesa può dirlo a loro. Non rinunciate a Gesù per colpa nostra. Non rinunciate alla Chiesa, aiutatela ad essere più fedele.

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