Una delle esperienze più internazionali che capiti di vivere in quota. Definirei così il Tour du Mont Blanc, la rete di sentieri in altitudine che consente di percorrere il perimetro del Monte Bianco, attraverso passi, foreste, valichi e cime di tre paesi: Francia, Italia e Svizzera. Ho percorso quasi 90 km con oltre 4500 metri di dislivello nel versante francese e parte di quello vallesano in una settimana, incontrando su quelle alte vie non solo la bellezza di un panorama mozzafiato, grazie anche alla meteo favorevole, ma un universo in cammino fatto di persone provenienti dagli angoli più lontani del mondo: giapponesi, coreani, australiani, indiani, neozelandesi, canadesi, americani, latinos e via dicendo. A piccoli gruppi o a coppie di due, zaino in spalla, su e giù per le montagne. Un mondo distante anni luce da quei conflitti che vediamo ogni giorno nei media. Un universo di bella gente, tantissimi giovani appassionati di hiking, cioé di salite in montagna. Non immaginavo proprio di incontrarne così tanti in un ambiente alpino anche ostico e duro, eppure ci sono e si mettono in gioco, fanno fatica, condividono, scoprono insieme il valore di vivere un'impresa sportiva che non porta soldi ma arricchisce il cuore di bellezza, condivisione, superamento dei propri limiti e quel apporto con la natura che rischiamo di sottovalutare nella nostra società online, mentre - la scienza lo dice - é decisivo per il benessere psicofisico e l'equilibrio interiore. Di fatto ci sono studi che dicono che la spiritualità delle nuove generazioni passa dalla natura, anche. Si fa fatica, certo, ci sono i cosiddetti pericoli naturali, di cui é importante essere coscienti e partire non improvvisando, ma la fatica, ritenuta oggi un controvalore, in un'epoca che esalta la comodità e il 'tutto e subito' a cui ci abitua anche la nostra vita online che spinge a pigrizia fisica, oltre che emotiva e mentale, per certi aspetti ci salva da queste derive. Prendersi del tempo per coltivare l' equilibrio tra mente e corpo, aiuta ad esaltare il meglio della nostra umanità e anche a percepirci per quello che siamo: non invincibili supereroi ma fragilissime entità davanti all'immensità di questi spazi e vette. Ci dà la misura di noi stessi. Al credente che cammina in questi percorsi offro un modestissimo consiglio: le letture del giorno: i testi biblici il più delle volte menzionano elementi della natura: vento, deserto, sole, montagne e laghi o mari. Personalmente trovo che rileggerli in questi ambienti naturali trovino quel gusto e sapore primordiale che appartiene ad una letteratura, che non va dimenticato, fu scritta da persone che erano in un rapporto costante con la natura, dal nomadismo ebraico agli spostamenti a piedi di Gesù, alle parole dette su monti e in deserti dei profeti, alla predicazione in barca del Cristo... insomma sono l'espressione di un Dio la cui rivelazione intesse con l'uomo confrontato con la natura e immerso nella natura sovente anche ostile un dialogo continuo. Per questo mi pare siano un semplice e valido compagno di viaggio in questi itinerari naturali, un compagno che dà a quel camminare tra le vette, tra precarietà e grandezza, un sapore 'Infinito'. di Cristina Vonzun
Intervista a fra’ Michele Ravetta, cappellano delle strutture carcerarie cantonali.
Un centinaio di persone, il 15 dicembre, hanno fatto un percorso dal sagrato della chiesa di S. Rocco fino alla chiesa di S. Giorgio, dove si è potuto ammirare, in una grotta, la rappresentazione vivente della Natività.
Raccolti CHF 26'500 a sostegno delle persone in difficoltà in Ticino. I fondi saranno destinati a due realtà locali che incarnano i valori di solidarietà ed assistenza: alla Lega Cancro Ticino (in aiuto ai bambini) ed alla Fondazione Francesco (di fra Martino Dotta)