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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (22 dicembre 2024)
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  • Domenica 22 dicembre. Commento ai Vangeli

    Domenica 22 dicembre. Commento ai Vangeli

    Calendario romano: Lc 1,39-45

    Un mistero nella carne, che le donne sanno

    di Dante Balbo*

    Avete mai sentito due donne che parlano di parto? A me è capitato e tutte le volte ho avuto la sensazione di essere in parte escluso, perché la percezione che noi uomini abbiamo di questo evento è totalmente diversa. Per noi il senso del mistero di una vita che viene alla luce è qualcosa di incomprensibile, da contemplare, ma senza poterlo afferrare. Per le madri è qualcosa di così profondo da non essere spiegato, ma nello stesso tempo è scritto nella loro carne. Non per nulla, quando si parla della compassione di Gesù si usa il verbo greco che descrive la commozione dei visceri di una madre, l’unità profonda fra lei e il bambino che porta in grembo. Il Vangelo di questa domenica ci offre un ritratto straordinario di questo incontro fra due madri: l’anziana Elisabetta e la giovane Maria. Ad esso si aggiunge l’opera dello Spirito Santo, per cui al mistero di una gravidanza naturale, si accosta l’intuizione di Elisabetta circa la nascita straordinaria che sta coinvolgendo sua cugina Maria. C’è qualcosa di indicibile che passa fra queste due protagoniste della storia della nostra salvezza. Il risultato è il prorompere della gioia della Vergine, che innalzerà il suo Magnificat, un inno che ci mostra come il mistero dell’incarnazione è molto di più di un fatto straordinario accaduto ad una donna palestinese, è l’irrompere discreto e glorioso di Dio nella storia. Lo stupore è la risposta unica possibile, la meraviglia per un disegno così immenso e nello stesso tempo umanissimo. Da queste due donne possiamo imparare quello che ogni madre sa da sempre: ogni nascita è un prodigio. Lo abbiamo preparato per tutto l’Avvento e ora ci viene mostrato come possiamo viverlo. Se la nascita di un uomo è così ammirabile, la venuta di Dio nel mondo nella carne di un bambino è ineffabile, indescrivibile, impossibile da incontrare senza esserne abbagliati e ammutoliti. Solo colei che lo ha portato nel suo intimo può guidarci e lo diciamo ad ogni Salve Regina: mostraci il frutto benedetto del tuo grembo, Gesù.

    *Dalla rubrica Il Respiro spirituale

    Calendario ambrosiano: Lc 1,26-38a

    Maria, dal dubbio all’affidamento del cuore

    di don Giuseppe Grampa

    I pittori del Rinascimento hanno creato per l’annuncio a Maria una cornice di grande splendore e solennità. Maria per lo più inginocchiata, a mani giunte, intenta alla lettura di un libro certamente devoto. Solo Lorenzo Lotto ha osato inserire nella scena un gatto che fugge all’arrivo dell’angelo! Quadri bellissimi ma profondamente lontani dalla realtà, ben più modesta e disadorna. Ma proprio in questa cornice dimessa avviene l’annuncio decisivo per la storia dell’umanità. Dio che gli uomini cercano nelle altezze dei cieli prende dimora non in un Tempio ma nel piccolo grembo di una ragazza. Già con questo accostamento Luca vuole indicare quale sarà lo stile del Messia. Luca che scrive per comunità disperse nel vasto mondo pagano estraneo all’ebraismo, dà inizio al cammino della salvezza non da Gerusalemme ma da Nazareth, villaggio di confine. Si potrebbe dire, con papa Francesco, che è dalla periferia e non dalla capitale, dal centro del paese, che inizia la via della salvezza. Ma questa pagina custodisce un’altra sorpresa. Luca, con alcuni piccoli dettagli, eppure decisivi, ci rende partecipi del cammino di fede di Maria. E anzitutto la sua prima reazione è turbamento e interrogazione che ci svelano la fatica di una libertà che, interpellata da Dio, risponde non già con una immediata adesione ma con una domanda. Il dialogo con l’Angelo non si esaurisce nel turbamento e nel dubbio ma si conclude con la parola dell’affidamento a Dio e alla sua parola. È l’affidamento di un cuore umano che ha conosciuto turbamento e dubbio, un cuore libero, non soggiogato da una forza invincibile, un cuore segnato dalla fatica e dall’incerto interrogare. L’incerto percorso di Maria può riconciliarci con le nostre fatiche a credere, con le esitazioni che accompagnano l’abbandono fiducioso a Dio che ci interpella. E se la prima parola di Maria è una domanda percorsa dal dubbio, la sua seconda parola è affidamento incondizionato.

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