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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (19 dicembre 2024)
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  • Il Papa all'Angelus prega per le zone di guerra:

    Il Papa all'Angelus prega per le zone di guerra: "Ci si impegni nel dialogo e nel negoziato"

    “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo”, dice Gesù nel Vangelo domenicale; Lui che “viene dal Padre” ed “è il Figlio fatto carne per noi” è l’“alimento” che “ci è più che necessario”, ha sottolineato, in riferimento alle letture domenicali, il Papa all’Angelus, nella giornata odierna, domenica 18 agosto 2024. Gesù sazia infatti “la fame di speranza, fame di verità, fame di salvezza” che avvertiamo “nel cuore” offrendoci sé stesso e arricchendo la nostra esistenza.

    Gesù si prende cura del bisogno più grande: ci salva, nutrendo la nostra vita con la sua, e questo per sempre. E grazie a Lui possiamo vivere in comunione con Dio e tra di noi.Veduta di piazza San Pietro

    Il pane celeste non qualcosa di magico ma ciò che dà speranza

    Il “pane celeste”, “pane vivo e vero”, non è “qualcosa di magico che risolve di colpo tutti i problemi”, chiarisce Francesco, semmai il Corpo di Gesù è ciò che “dà speranza ai poveri e vince l’arroganza di chi si abbuffa a loro danno”.

    Gli interrogativi suscitati da Gesù

    Le parole di Cristo, che “si identifica con l’alimento più comune e quotidiano”, hanno suscitato interrogativi tra quanti lo ascoltavano, ricorda il Papa. “Come può Gesù darci da mangiare la propria carne?”, si chiedevano alcuni. Ce lo domandiamo “anche noi oggi”, riconosce Francesco, ma “con meraviglia" e "gratitudine” dinanzi "al miracolo dell'Eucaristia".

    Per vivere non basta solo il pane terreno

    Ciò che afferma Cristo suscita meraviglia, perché “il pane dal cielo è un dono che eccede ogni aspettativa”, evidenzia Francesco, aggiungendo che chi invece non comprende “lo stile di Gesù resta sospettoso” e ritiene “impossibile, addirittura disumano mangiare la carne di un altro”. Invece “carne e sangue” di Cristo richiamano alla sua umanità, perché sono il segno della sua vita “offerta come nutrimento per la nostra”, spiega il Papa, che invita ad essere grati al Figlio di Dio che “si fa presente per noi e con noi”.

    Il Cristo, vero uomo, sa bene che bisogna mangiare per vivere. Ma sa anche che questo non basta. Dopo aver moltiplicato il pane terreno, Egli prepara un dono ancora maggiore: Lui stesso si fa vero cibo e vera bevanda. Grazie, Signore Gesù.

    Ma noi abbiamo “fame e sete di salvezza”? Siamo capaci di stupirci “davanti al Corpo del Signore, morto e risorto per noi”? Sono le riflessioni di Francesco, che esorta a pregare Maria “perché ci aiuti ad accogliere il dono del cielo nel segno del pane”.

    Impegno nel dialogo e nel negoziato

    I saluti finali si sommano a un appello. Nel cuore del Pontefice c'è non solo la polveriera mediorientale e quella nel centro dell'Europa, ma anche le tensioni che non si placano nella ex Birmania. Per ogni regione senza pace, l'invito a pregare:

    Continuiamo a pregare perché strade di pace si possano aprire in Medio Oriente, Palestina, Israele, come pure nella martoriata Ucraina, in Myanmar e in ogni zona di guerra, con l’impegno del dialogo e del negoziato e astenendosi da azioni e reazioni violente.

    Vaticannews

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