“Prego affinché i governanti sappiano assumersi la responsabilità, il rischio e l’onore della pace e sappiano allontanare l’azzardo, l’ignominia e l’assurdità della guerra. Prego affinché temano il giudizio della coscienza, della storia e di Dio, e convertano lo sguardo e i cuori, mettendo sempre al primo posto il bene comune”. Queste le invocazioni con cui Papa Francesco ha concluso il suo primo discorso in Belgio, pronunciato nel Castello di Laeken e rivolto alle autorità, alla società civile e al Corpo diplomatico. “Come successore dell’apostolo Pietro – le parole del Santo Padre – prego il Signore, affinché la Chiesa trovi sempre in sé la forza per fare chiarezza e per non uniformarsi alla cultura dominante, anche quando tale cultura utilizzasse – manipolandoli – valori che derivano dal Vangelo, per trarne però indebite conclusioni, con il loro pesante esito di sofferenze e di esclusione. Prego affinché i responsabili delle nazioni, guardando al Belgio e alla sua storia, sappiano trarne insegnamento e in questo modo risparmiare ai loro popoli sciagure senza fine e lutti senza numero”. “In questo momento, nel quale l’economia si è sviluppata tanto, in qualche Paese gli investimenti che danno più reddito sono le fabbriche delle armi”, l’aggiunta a braccio. “La speranza non è una cosa, che durante il cammino si porta nello zaino; no, la speranza è un dono di Dio, e si porta nel cuore!”, il riferimento al motto del viaggio. “Possiate sempre chiedere e accogliere questo dono dallo Spirito Santo, per camminare insieme con speranza nella strada della vita e della storia”, augura Francesco ai belgi.
“La storia, magistra vitae troppo spesso inascoltata, dal Belgio chiama l’Europa a riprendere il suo cammino, a ritrovare il suo vero volto, a investire nuovamente sul futuro aprendosi alla vita, alla speranza, per sconfiggere l’inverno demografico e l’inferno della guerra!”, ha spiegato il Papa, nella parte centrale del suo primo discorso in Belgio, pronunciato nel Castello di Laeken e rivolto alle autorità, alla società civile e al Corpo diplomatico. “Sono due calamità in questo momento”, ha aggiunto a braccio: “la guerra che può trasformarsi in un conflitto mondiale, e l’inverno demografico. In questo dobbiamo essere pratici: fare figli!”.
“Il Belgio è quanto mai prezioso per la memoria del continente europeo”, ha sottolineato ancora Francesco rilevando che la storia di questo paese “mette a disposizione argomenti inoppugnabili per sviluppare un’azione culturale, sociale e politica costante e tempestiva, coraggiosa e insieme prudente, che escluda un futuro in cui nuovamente l’idea e la prassi della guerra diventino un’opzione percorribile, con conseguenze catastrofiche”.
Accanto alle denunce forti su guerra e armi nella città sede della NATO, parlando di una pace necessaria e urgente “per cui servono onorevoli compromessi” – ha detto – nei conflitti in corso in Ucraina e Medio Oriente, Francesco ha affrontato la terribile piaga sociale che interessa il Belgio: la pedofilia all’interno della Chiesa.
In proposito il Re Philippe ha riconosciuto “l’intransigenza” con la quale il pontefice ha denunciato “l’indicibile tragedia degli abusi sessuali nella Chiesa”. “Dei bambini sono stati orribilmente feriti, segnati per la vita. Lo stesso dicasi per le vittime di adozione forzata. C’è voluto così tanto tempo perchè le loro grida venissero ascoltate e riconosciute. C’è voluto così tanto tempo per cercare la via, per “riparare” l’irreparabile”. Il Re riconosce gli sforzi fatti dalla Chiesa ma chiede che vengano “perseguiti con determinazione, senza sosta”.
La risposta del Pontefice non si è fatta attendere: gli abusi sono “la vergogna che oggi tutti noi dobbiamo prendere in mano e chiedere perdono, risolvere il problema degli abusi contro i minori”. “La chiesa deve vergognarsi e chiedere perdono e cercare di risolvere questa situazione” perchè “queste cose non succedano più”, ha detto Bergoglio nel discorso alle autorità del Belgio paragonando i pedofili della Chiesa ad Erode.
La Chiesa Cattolica, ha assicurato Francesco vuole essere una presenza che “aiuta tutti ad affrontare le sfide e le prove, senza facili entusiasmi né cupi pessimismi”, con la certezza che l’essere umano “ha una vocazione eterna di pace e di bene e non è destinato alla dissoluzione e al nulla”. La Chiesa sa al tempo stesso di essere “fragile, santa e peccatrice” e “mancante nei suoi membri”. Lo ha sottolineato Papa Francesco. “In questa perenne coesistenza di santità e peccato”, “di luce e ombra vive la Chiesa, con esiti spesso di grande generosità e splendida dedizione, e a volte purtroppo con l’emergere di dolorose contro-testimonianze. Penso alle drammatiche vicende degli abusi sui minori – quale hanno riferito il primo ministro e il re -, una piaga che la Chiesa sta affrontando con decisione e fermezza, ascoltando e accompagnando le persone ferite e attuando in tutto il mondo un capillare programma di prevenzione”, ha concluso il Pontefice.
fonte: sir/farodiroma
All'udienza generale, Francesco inaugura un nuovo ciclo di catechesi per il Giubileo, dal titolo “Gesù Cristo nostra speranza"
Il libro «Life, la mia storia nella storia» arriverà in versione cinematografica. Il Papa ringrazia definendo il cinema «una forma di poesia».
Come con il suo rappresentante in Ucraina, Francesco invia una lettera al nunzio nella Federazione russa per i mille giorni del conflitto. “La sofferenza degli innocenti è denuncia potente contro ogni forma di violenza”, afferma il Pontefice, incoraggiando “a rinnovati sforzi diplomatici per fermare la progressione del confitto”.