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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (3 dicembre 2025)
  • Mons. de Raemy incontra i fedeli all'apertura del Giubileo della Diocesi di Lugano

    “Ripartire da Cristo - insieme”: don Orsatti presenta le tre parole chiave dell'anno pastorale in Ticino

    di Katia Guerra

    “Ripartire da Cristo - insieme”: è questo il tema proposto dalla Diocesi di Lugano per il nuovo anno pastorale. Un tema accompagnato da un sussidio messo a disposizione delle parrocchie sul sito pastoralelugano.ch. Nel corso del mese di dicembre mons. de Raemy pubblicherà sul tema una lettera pastorale indirizzata a tutti i fedeli della diocesi. Il tutto ha l’intento di offrire un percorso di approfondimento della fede, che accompagni soprattutto il periodo dopo il Giubileo. Dal teologo e biblista don Mauro Orsatti che ha presentato lunedì 24 novembre, durante la formazione permanente del clero, il tema ai preti della diocesi di Lugano, abbiamo raccolto qualche spunto.

    Prof. Orsatti, iniziamo da “Ripartire”. In che senso c’è bisogno di ripartire oggi?

    Ripartire significa continuare un cammino. Noi cristiani siamo fruitori di una tradizione, di una Chiesa, di una Santità, di tante cose che ci hanno preceduto. Il tema in sé indica un dinamismo. Sono molte le ragioni per le quali nella vita ci si è fermati e si riparte. Dobbiamo superare il pessimismo o la tentazione di mitizzare il passato. Ogni epoca, come ogni persona ha i propri difetti ma anche tante qualità. Ripartire vale come incoraggiamento e stimolo, continuando ad esplorare una strada già in parte tracciata da chi ci ha preceduto.

    È poi c’è l’aspetto più importante “In Cristo”.

    Cristo è la nostra stella polare, la persona sulla quale centriamo la nostra vita, e pure punto di partenza e di riferimento. Perché? Perché Lui è morto e risorto, ha celebrato la vita e ha vinto la morte. Ha amato tanto e fino alla fine. La sua Pasqua diventa la nostra Pasqua, raggiungimento di una pienezza dopo un itinerario di impegno e di solidarietà, realtà che inizia nel tempo e ci proietta nell’eternità. Con Lui respiriamo il profumo dell’eterno e dell’infinito, il profumo del vero amore.

    Concretamente, c’è una figura biblica emblematica di questa ripartenza in Cristo?

    La vita di San Paolo. La sua è stata l’esperienza di un grande amore. Ciò che muove il mondo è l'amore. Quando non ci sentiamo amati o quando non siamo capaci di amare le nostre batterie si esauriscono e noi entriamo in depressione. Si parte da Cristo, che è, sempre stando a San Paolo, fonte della gioia e fonte della vita. Gesù ebbe a dire: “Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza”. E poi “Vi do la mia gioia e la vostra gioia sia piena”. San Paolo ha sperimentato tutto questo perché l’ amore per Cristo gli ha permesso di affrontare anche difficoltà immense, di essere nella gioia anche in situazioni umanamente disperate. L'altra dimensione è la pace. Di questa oggi si fa una gran parlare, ma tante volte con pace si intende semplicemente l'assenza della guerra. Questo è solo uno spicchio della verità che è molto più complessa. Se abbiamo il cuore irrequieto, ad esempio, non siamo in pace. San Paolo iniziava sempre le sue lettere con l’augurio “Grazia e pace”, un  binomio vincente, composto da grazia intesa come unione con Dio e da pace, sublime dono divino e impegno di ogni persona.

    C’è poi la modalità per ripartire da Cristo che è “insieme”. Perché questo accento?

     È importante sottolineare che questo insieme implica l’idea di comunione. Siamo aiutati a riflettere e ad agire sollecitati anche da recenti documenti ecclesiali come  l’enciclica di papa Francesco Fratelli tutti, che insiste sulla dimensione universale contro quel terribile virus che è l'individualismo, e il documento finale dell’ultimo Sinodo dei vescovi, dal tema Per una Chiesa sinodale. Poiché sinodo significa proprio “camminare insieme”,  dobbiamo dare concretezza alla parola e quindi valorizzare il trovarci, l'ascolto, il pensare insieme, il decidere insieme, pur nel rispetto dei ruoli e delle funzioni. Il vescovo in diocesi o il parroco in parrocchia avranno l'ultima parola, ma solo dopo aver sentito e fatto tesoro dell’apporto di tutti coloro che hanno a cuore il bene della comunità cristiana. Oggi è necessario passare dalla collaborazione alla corresponsabilità, che significa appunto il pensare e decidere insieme.

    La sinodalità oggi sembra una novità, ma è proprio così?

    Proprio novità no, semmai una riscoperta. Pensiamo alla pagina degli Atti degli Apostoli, quando a Gerusalemme, ad un certo punto, si crea una frizione tra i cristiani giudei sempre rimasti a Gerusalemme, fortemente legati alle loro tradizione e che leggono le scritture in ebraico, e i cristiani pure loro giudei ma rientrati a Gerusalemme dopo aver vissuto all’estero, poco familiarizzati con l’ebraico e per questo leggono le Scritture in greco, la lingua franca del tempo. Costoro sono anche più aperti alle novità, data la loro esperienza di vita all’estero. Il problema di comprensione e di relazione tra i due gruppi sussiste. Lo si guarda in faccia, tutti sono convocati dagli apostoli, si discute, sono prospettate soluzioni che alla fine tutti accolgono e approvano. L’autorità apostolica è propositiva, non impositiva e si ricerca la verità, il bene comune e superiore, non l’interesse di parte o l’affermazione di se stessi. Un modello da conoscere e da attuare. Non facile, ma possibile, anzi, doveroso.

    La relazione integrale del prof. Mauro Orsatti

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