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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (23 dicembre 2025)
  • Natività di Botticelli

    San Giuseppe nell’arte: il custode silenzioso che insegna ad ascoltare il Cielo

    di Cristina Uguccioni

    Mentre il Natale si avvicina, il pensiero si raccoglie sui protagonisti della nascita del Figlio: tra loro, Giuseppe, uomo giusto, uomo taciturno, coraggioso e saldo, che con la propria vita ha custodito quella di Maria e di Gesù. Lungo i secoli l’arte ha magistralmente raccontato questo marito e padre speciale: di questa storia illustra alcuni snodi e significati monsignor Timothy Verdon, direttore del Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, già docente di storia dell’arte alla Stanford University.

    Perché proprio nel Medioevo la figura di Giuseppe comincia a destare interesse negli artisti?

    Bisogna tenere presente che l’iconografia di Giuseppe, nel corso dei secoli, si è espressa ed evoluta sulla base del pensiero che la Chiesa ha elaborato su di lui nelle diverse epoche. Nel Medioevo, la Chiesa si mostra affascinata da Giuseppe: le notizie su di lui contenute nei Vangeli canonici e nei testi apocrifi iniziano a costruire un corposo retroterra di curiosità e informazioni. Questo spiega la nascita di molte raffigurazioni. Segnalo, fra le molte opere di pregio, una miniatura della prima metà dell’XI secolo, custodita in Spagna: mostra Gesù nella mangiatoia, collocata molto in alto, mentre sotto si osserva Maria, giovanissima, sdraiata: situato nel centro, in atto di proteggerla, come se fosse lei stessa una bambina che necessita di essere custodita, è raffigurato Giuseppe che ha i tratti di un uomo anziano».

    Perché gli artisti hanno spesso scelto di rappresentare Giuseppe come un uomo anziano e in molti casi anche addormentato?

    «Giuseppe viene ritratto sovente nell’atto di dormire perché nei Vangeli riceve i comandi di Dio in sogno, mentre ha spesso i tratti di un uomo anziano per impedire che i fedeli possano pensare che sia Lui il vero padre di Gesù. Per evitare questa credenza, gli artisti lo ritraggono in moltissimi casi anche distante fisicamente da Maria.

    Nel corso del Medioevo, progressivamente la Chiesa conferisce sempre maggiore importanza a Giuseppe.

    Sì. San Bernardo di Chiaravalle ne indaga l’umanità definendolo “nutritor Domini”, un titolo che rimarrà per secoli. Nel Trecento i francescani e i frati Servi di Maria introducono la festa di san Giuseppe, decisione che testimonia l’alta considerazione in cui è tenuto. La sempre maggiore importanza che Giuseppe riveste nel pensiero cattolico è determinata sostanzialmente da due fattori: la crescente importanza che la Chiesa assegna alla famiglia e lo sviluppo della società borghese, che resta colpita da Giuseppe, l’uomo che lavora. Paradigmatico, in questo senso, è un trittico di Robert Camping, oggi conservato a New York: al centro è raffigurata l’Annunciazione mentre nell’anta di sinistra si vedono i committenti, appartenenti alla borghesia degli affari, e nell’anta destra è ritratto Giuseppe, abbigliato come loro e seduto nella sua falegnameria. I committenti hanno voluto che non mancasse Giuseppe, l’uomo che lavora, perché è con lui che si identificano».

    Quali avvenimenti, nella vita della Chiesa, hanno provocato una svolta significativa nell’iconografia di Giuseppe?

    «I più importanti sono due. Ai primi del XV secolo, nel contesto del Concilio di Costanza, Jean Gerson, teologo francese, domanda ai padri conciliari di istituire una festa universale per san Giuseppe. La svolta definitiva giunge nel 1479: in quell’anno, infatti, papa Sisto IV istituisce per il calendario romano la festa di san Giuseppe. Da quel momento l’arte si dedica con appassionata maestria all’uomo che Dio ha voluto accanto a Maria e Gesù. E nascono opere indimenticabili.

    Quali, ad esempio?

    Una, di straordinaria potenza espressiva, è la “Natività” di Sandro Botticelli, conservata a Boston. In questo tondo si osserva Maria inginocchiata, nell’atto di adorare il bambino Gesù. Ad essere in primo piano è Giuseppe, che pare animato dall’intento di raccogliere il Figlio, avvolto nel velo trasparente della mamma, un velo che è quasi una placenta. Giuseppe, dunque, sembra quasi farlo nascere, diventandone il custode che mai si ritrarrà dalla compito affidatogli dal Signore. Un’altra opera magnifica è il celebre “Tondo Doni” di Michelangelo, risalente ai primi del Cinquecento: un dipinto che rappresenta una novità assoluta e anche scandalosa, per varie ragioni. Ad esempio, per il modo in cui è ritratto Giuseppe, dipinto come vecchio molto virile che con impensabile familiarità allarga le gambe intorno al corpo di Maria: un’interpretazione senza precedenti. Altre due opere particolarmente significative sono quelle che portano la firma di Raffaello e del suo maestro, Perugino. Entrambe trattano il medesimo tema, lo Sposalizio della Vergine, ed entrambe ritraggono Giuseppe che mette l’anello al dito della futura sposa, mentre alle spalle si scorgono una piazza e una chiesa con la porta aperta. Il significato è chiaro: Maria è figura della Chiesa e Giuseppe, in quanto protettore di Maria, è protettore della Chiesa: questo titolo resterà per sempre.

    Cosa la colpisce maggiormente del dipinto di Caravaggio intitolato “Riposo durante la fuga in Egitto” conservato a Roma?

    In questa bellissima opera si osservano Maria, che dorme dopo aver allattato Gesù, assopito tra le sue braccia, e Giuseppe, che ha in mano uno spartito letto da un angelo impegnato a suonare la viola. Il volto di Giuseppe trasmette lo stupore per la musica udita. Caravaggio, con immensa finezza, ci restituisce l’anima di quest’uomo, obbediente e buono, capace di restare incantato dai suoni celesti. Giuseppe è l’uomo che sa ascoltare il Cielo. In questo senso, è figura di ogni credente.

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