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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (19 dicembre 2024)
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  • Storia di una chiamata/4: suor Sandra Künzli si racconta
    COMMENTO

    Storia di una chiamata/4: suor Sandra Künzli si racconta

    Prosegue la pubblicazione dell'autobiografia redatta da suor Sandra Künzli dal titolo "Storia di una chiamata", ed Vallediseriana 2024. Nella puntata precedente suor Sandra, che ormai ha capito la sua vocazione vive insieme alla madre la precoce morte del fratello Roberto. Don Carlo Crespi è il padre spirituale di suor Sandra. (...) L’ENTRATA IN CONVENTO Avrei dovuto entrare in convento subito dopo la scuola ma mia madre mi chiese di rimandare per starle vicino in quel momento di dolore. Don Carlo, che ormai era diventato il mio padre spirituale, mi diceva che dovevo entrare subito, e mia madre mi chiese di ritardare la mia entrata. Ero dibattuta e in quel periodo pregai la madonna di Morbio di aiutarmi. Alla fine della novena, don Carlo mi disse che potevo restare ancora a casa per un po’ con la mamma. Tirai un sospiro di sollievo. Durante quel periodo feci la patente di guida che usai pochissimo. Non mi piaceva guidare la macchina. Il primo dicembre compii i 20 anni a casa, circondata dai miei cari, e 8 giorni dopo, per la festa dell’Immacolata, varcai la soglia della clausura accompagnata dalla mamma e dalle mie due sorelle. Era una giornata grigia ma poi il sole fece capolino. In quell’occasione la mia famiglia poté visitare il convento. Ci saremmo riviste con mia madre una volta al mese… Non pianse nessuno e il Signore ci diede la forza per compiere, insieme, questo grande passo.“Gettati nel Signore, egli non si tirerà da parte così da farti cadere. Gettati in lui. Egli ti salverà e ti guarirà”. (Sant’Agostino). “Il monaco è colui che è separato da tutti e unito a tutti”. (Evagrio) SUOR SANDRA E LA VITA CONVENTUALE TRA ROMA E LOCARNO Il primo anno di postulato fu bellissimo. Mi sembrava di toccare il cielo con un dito. Mi accolsero molto maternamente Madre Caterina e suor Maria Ancilla, che fu la mia maestra. Eravamo in venti. Suor Maria Ancilla era una suora molto aperta e solare. Con lei andavo veramente d’accordo. Terminati i 9 mesi di postulato vestii l’abito bianco di novizia e quasi subito dopo partii per Roma, per la formazione. Qualche mese dopo ricevetti la triste notizia che suor Maria Ancilla era deceduta a causa di un tumore. A Roma ci furono i pro e i contro. Mi ritrovai con una novizia, che poi uscì, e mi lasciò una ferita profonda nel cuore, per il suo comportamento scorretto nei miei confronti. Quella ferita ci mise del tempo per cicatrizzarsi. Fu invece positivo poter seguire le lezioni tenute dai nostri padri agostiniani, tutte interessanti e imparai cose nuove sulla storia della chiesa, la sacra scrittura, la teologia e altre materie. Ebbi poi la felice occasione di conoscere novizie e professe giunte da diversi monasteri d’Italia, dalle Filippine e dal Kenya. Fu un’esperienza arricchente e con alcune suore sono in contatto tutt’oggi. Tornai al mio nido di Locarno e sentii fortemente la mancanza di una suora che mi stesse vicina come la mia cara maestra, andata in cielo troppo presto. Ricordo che alla sera, dopo la compieta, stavo in cappella a pregare e piangere perché mi sentivo sola. Non avevo nessuno con cui comunicare in profondità. Nessuno mi chiese mai cosa avessi o perché piangessi. Comunque tenni duro e mi fidai del Signore. Feci la mia professione religiosa, prendendo i voti di castità, povertà e obbedienza che avrei rinnovato per tre anni. Da professa trascorrevo sei mesi a Santa Caterina e sei mesi a Roma. Per la professione semplice ricevetti l’abito e il velo nero, le costituzioni dell’Ordine agostiniano e il cingolo o cintura. Dopo la professione perpetua nel 1992 (dove ricevetti dalle mani di monsignor Togni l’anello con il crocifisso, regalato da mia mamma), rimasi a Locarno e andavo a Roma solo una settimana all’anno per la formazione permanente. Il vescovo, infilandomi l’anello disse le seguenti parole: “Sposa dell’eterno Re, ricevi l’anello nuziale e conserva integra la fedeltà al tuo Sposo”. In Santa Caterina, abbiamo avuto la gioia di avere due bravi chierichetti: Alessandro e Zeno. Con Alessandro, che suonava il flauto, abbiamo animato la liturgia con tante belle sonate, soprattutto per le feste grandi. “Chi canta, prega due volte”, affermava sant’Agostino, ed io aggiungo (scherzando):chi suona e canta, prega tre volte! LA CRISI Come lavoro avevo la portineria, la confezione delle ostie e la sagrestia. La giornata era intensa: ci alzavamo alle 5.30, e avevamo ogni giorno un’ora e mezza di meditazione, oltre alla liturgia delle Ore, la messa e il rosario. Alla sera, dopo la ricreazione e la compieta, ci ritiravamo alle 20.30.Sono stati anni belli ma un vuoto restava sempre nel mio cuore e non riuscivo a colmarlo. Finché nel 2004 ebbi un crollo emotivo. Mia mamma mi stette vicino anche in questa circostanza e fece in modo di ricoverarmi in una clinica. In seguito, per un periodo di convalescenza, andai a Rovio, presso la fraternità francescana di Betania. Avrebbero voluto che entrassi nella loro comunità ma mi sentivo come un pesce fuori dall’acqua e il 12 ottobre di quell’anno ritornai a S. Caterina. Da quella crisi, uscii più forte, come afferma il salmo 19: “Ora so che il Signore salva il suo consacrato. Gli ha risposto dal suo cielo santo, con la forza vittoriosa della sua destra”. Scriveva Alessandro Manzoni:” Dio non turba mai la gioia dei suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande”. ESPERIENZE Nel 2000, un bravo sacerdote mi incoraggiò a scrivere e mi procurò un computer. Imparai quasi da sola ad usarlo e mi fu molto utile.Iniziammo a tenere un incontro mensile di preghiera per le vocazioni che fu ben partecipato anche da alcuni giovani.Nel 2005 arrivò una ragazza dal Libano di nome Amira, per un’esperienza. Rimase solo un mese con noi ma ricevetti un impulso da lei. Aveva una fede profonda. Mi avvicinò alle mistiche più recenti come Suor Marie Marthe Chambon, monaca visitandina, Suor Consolata Betrone (clarissa cappuccina) e Santa Faustina Kowalska, apostola della divina misericordia.La lettura della vita di queste sante e dei loro scritti, mi aprì a nuovi orizzonti e mi aiutò ad avere un rapporto più intimo con il Signore, colmando quel vuoto che mi sentivo dentro da tempo e che Lui solo poteva colmare. Come scriveva Sant’Agostino: “Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”. Blaise Pascal ammoniva: “I filosofi antichi dicevano: “Rientrate in voi stessi! É lì che troverete la quiete”. Ma questo non è vero. Altri dicono: “Uscite fuori! Cercate la felicità divertendovi”. Ma questo non è vero. La felicità non è fuori di noi, né dentro di noi. É in Dio e allora sarà fuori e dentro di noi”. (continua) di Suor Sandra Künzli

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