di Regula Pfeifer/traduzione e adattamento redazionecatt
Secondo la nota pastorale redatta dai vescovi svizzeri e diffusa il 7 febbraio 2025 gli edifici ecclesiastici hanno sempre espresso l'immagine della chiesa. Eppure, in molti luoghi, nei prossimi anni si “porranno domande concrete sul significato e lo scopo della conservazione di beni immobili e infrastrutture appartenenti alla Chiesa”.
In risposta, i vescovi presentano ora delle linee guida per l'uso esteso di chiese, cappelle e centri ecclesiastici cattolici.
“Con queste linee guida, - scrivono i vescovi e abati territoriali - vogliamo soprattutto offrire un aiuto nella gestione di spazi ecclesiali (chiese, cappelle, centri parrocchiali) che sembrano, sempre di più, troppo grandi. In questo contesto, il termine “destinazione d'uso allargata“ evoca apertura. Si intende incoraggiare un'ampia esplorazione delle opzioni in ciascuno di questi casi, al fine di trovare la miglior soluzione possibile. Si può spaziare dall'uso proprio esteso dello spazio sacro, all'affitto o alla vendita, all'uso misto con altri partner. Incoraggiamo tutti gli interessati a impegnarsi seriamente in un processo di riflessione comunitaria”.
Come possibile soluzione, la CVS propone un uso esteso delle strutture, un uso misto con altri partner, l'affitto o la vendita delle stanze e degli edifici. In conformità alle linee guida della Chiesa universale la CVS prende in considerazione i seguenti partner, elencati in ordine di priorità.
I vescovi hanno stilato una lista di priorità per l'uso esteso di questi luoghi. In base a questo elenco, deve essere privilegiato un altro uso ecclesiastico. Ad esempio, un nuovo ufficio ecclesiastico regionale, un ordine religioso o una comunità religiosa potrebbero essere ospitati nei locali della chiesa. Oppure un nuovo movimento spirituale, un'associazione o organizzazione cattolica, una comunità cattolica in un'altra lingua, una Chiesa partner ecumenica o un'infrastruttura di progetto ecumenica.
Le chiese e le cappelle, invece, non dovrebbero - se possibile - essere messe a disposizione di altre religioni o di nuove comunità religiose, scrive la CVS. Questo a causa del loro significato simbolico. La CVS mette inoltre in guardia dall'affittare locali ecclesiastici a comunità che si appropriano di fedeli o il cui messaggio è contrario agli insegnamenti della Chiesa cattolica. D'altra parte, i centri ecclesiastici che non servono per il culto potrebbero essere “affittati con cautela come luoghi di incontro e culturali”.
La CVS considera gli usi culturali o sociali come la prossima opzione possibile, a condizione che questi “non siano in contraddizione con i valori umani del Vangelo”. Ad esempio, uno spazio ecclesiale potrebbe essere utilizzato come museo, sala concerti, biblioteca, istituto di ricerca e atelier di artisti. Potrebbe anche essere utilizzato come centro sanitario, asilo nido, negozio Caritas o centro d'incontro.
Una terza opzione presa in considerazione dai vescovi svizzeri è la conversione delle proprietà della chiesa in unità residenziali. Tuttavia, ciò sarebbe possibile solo se gli immobili hanno uno scarso valore artistico o storico. Secondo la CVS, dovrebbero essere esclusi altri usi commerciali (eccetto che per i centri parrocchiali).
In linea di principio, i vescovi raccomandano di mantenere la proprietà delle chiese e dei centri ecclesiastici. Le conversioni non dovrebbero quindi essere rese possibili dalla vendita degli edifici, ma dalla loro locazione.
“In linea di principio - secondo la nota della CVS - una vendita è impossibile, se non si possono escludere o se occorre addirittura temere cambiamenti successivi nell‘uso degli edifici, incompatibili con la Chiesa e i suoi principi etici, ad esempio nel contesto di una nuova locazione da parte dell‘acquirenti”
I vescovi considerano la demolizione di chiese e cappelle un'opzione solo in casi eccezionali, “in stretta consultazione con la Curia vescovile”. In questi casi, “si dovrebbe badare a garantire che, per quanto possibile, il sito sia riutilizzato per scopi compatibili con i valori della Chiesa”.
“Le decisioni e i progressi del progetto di modifica degli edifici ecclesiastici devono essere comunicati con grande attenzione e intelligenza. L‘espressione “rimettere la chiesa al centro del villaggio“ ha talora una valenza forte e i dibattiti sull‘argomento sono destinati ad essere emotivi. È essenziale definire regole di linguaggio (wording) nei processi interni, in modo che la comunicazione rimanga il più possibile obiettiva e chiara. Va allestito un piano di comunicazione specifica su chi deve essere informato, quando e come (organi ecclesiastici, consiglio parrocchiale, parrocchia, autorità civili, partner, pubblico, ecc.)”, si legge.
Infine, le fasi più importanti sono riassunte nelle guida che si possono scaricare qui sotto a fine articolo. Si tratta di una sorta di lista di controllo per aiutare a trovare l‘approccio giusto.
Secondo la CVS, le crescenti domande sull'uso condiviso o alternativo di infrastrutture ecclesiastiche finanziariamente costose non sono un fenomeno svizzero. Si tratta anche di un problema internazionale.
Nel 2020 la CVS ha realizzato un Decreto (modello) sull'ammissione di altre religioni, confessioni o gruppi religiosi, nonché della Fraternità Sacerdotale San Pio X e di “teologi indipendenti“, nelle chiese e cappelle cattoliche. All'epoca, il decreto della CVS non fu pubblicato, poiché esso raccomandava di utilizzare la formulazione del testo, se del caso, per i decreti a livello diocesano. Da allora, è diventato chiaro che le questioni sono cambiate. I vescovi ringraziano vivamente lo storico dell'arte Johannes Stückelberger, professore di Estetica religiosa ed ecclesiastica all'Università di Berna fino al 2023, per la sua guida pratica “Erweiterte Nutzung kirchlicher Gebäude” e, più in generale, per gli approfondimenti che ci ha fornito. La seguente presentazione ha un debito di gratitudine nei suoi confronti.
Link alla nota pastorale “Quando lo spazio della chiesa non è più adatto” della Conferenza dei vescovi svizzeri.
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