di Federico Anzini
È stato un momento di grazia quello vissuto domenica 9 marzo presso la Fondazione OTAF di Sorengo. La Diocesi di Lugano ha celebrato il Giubileo delle persone con disabilità, intitolato significativamente «Dalla disperazione alla speranza». Un’occasione voluta dal Vescovo Alain de Raemy, che ha presieduto la Santa Messa, seguita da un pranzo conviviale e un pomeriggio di testimonianze. Diverse le storie di vita e riscatto raccontate durante la giornata che hanno portato gli oltre centro presenti in un viaggio profondo nell’esperienza della fragilità, della fede e della speranza. Ne riportiamo alcune.
La testimonianza iniziale del Vescovo Alain de Raemy ha immediatamente colpito i presenti. L’amministratore apostolico della Diocesi di Lugano ha condiviso con emozione l'esperienza personale di suo nipote autistico, evidenziando le difficoltà iniziali incontrate dalla famiglia. «Non ci siamo resi conto subito che avesse una particolarità», ha raccontato il Vescovo. «È stato un momento molto difficile per i suoi genitori che, non riuscendo a comprendere il comportamento del figlio, si sono rivolti a psicologi e psichiatri, a volte persino sospettati di maltrattamento». Il passaggio cruciale è stato quando il nipote del Vescovo è stato portato in una clinica specializzata. «La vedevo grigia, quella clinica, tanto era difficile quel momento», ha confessato mons. de Raemy. «Poi ci sono tornato: in realtà era tutta colorata, bellissima! Lo stato d'animo fa vedere diversamente il mondo». Una svolta significativa è arrivata proprio con la diagnosi: «Sapere finalmente cosa aveva è stata una liberazione», ha proseguito de Raemy, sottolineando come questa consapevolezza abbia permesso al nipote di fiorire. «Da quel momento, è stato un cammino di risurrezione per lui e per tutta la famiglia».
Patrizia Berger, madre di una ragazza autistica, ha portato ulteriore profondità all'incontro. «Ho vissuto per anni soffrendo di crisi di panico, intrappolata nella paura di sbagliare e di non riuscire a gestire le situazioni», ha raccontato. «Ma grazie all’incontro con una compagnia di amici nella fede, ho imparato a convivere con le difficoltà della vita senza farmi sopraffare dalle emozioni». Patrizia ha condiviso un gesto quotidiano che ha trasformato radicalmente il suo approccio alla vita: «Ho iniziato a invocare Dio ogni mattina con le parole “O Dio, vieni a salvarmi, Signore vienimi in aiuto” e seguire il commento del Papa al Vangelo del giorno. Questi piccoli gesti hanno trasformato la mia paura in un’opportunità per amare mia figlia senza aspettative o pretese». Un cambiamento che ha portato alla scoperta della bellezza nascosta nella fragilità e uno sguardo pieno di speranza nel futuro: «La cura – mi ha detto un giorno mia figlia con mio grande stupore - deve essere come un ricamo, devi stare attenta a non uscire dai margini. Negli ultimi anni, accettando l'evidenza dei miei limiti, ho imparato a rispettare la sua diversità, il suo perimetro di sicurezza. La mente di mia figlia è, e rimarrà, un mistero però grazie a questo cammino cristiano ho capito che devo avere cura dei rapporti con le persone che mi aiutano a non fuggire davanti alla fatica e ho maturato una libertà nel chiedere aiuto».
Gloria Mattarelli ha offerto un punto di vista diverso ma complementare: «Quando nacque il mio quinto figlio Giovanni, con sindrome di Down, non ho mai vissuto la disperazione, ma sin da subito ho provato infinita gioia». Gloria ha condiviso il momento della nascita del figlio, che lei ha vissuto come una grazia speciale. «Durante la gravidanza avevo chiesto al Signore di farmi capire nella carne il significato del versetto del Salmo 62: “La tua grazia vale più della vita”. Quando Giovanni è nato, ho capito immediatamente che la grazia ricevuta era superiore a qualsiasi aspettativa umana per un bambino normodotato. E questo mi ha fatto innamorare follemente di questa creatura bellissima». Gloria ha evidenziato il valore straordinario delle persone disabili, definiti da lei «vettori di speranza»: «Sono creature che parlano il linguaggio del cuore, un linguaggio universale che dovremmo tutti imparare». Gloria ha insistito sulla purezza e la semplicità di suo figlio, sottolineando come questa fragilità sia fonte di ricchezza per tutta la famiglia. «Ogni giorno con lui è una scoperta nuova, un’occasione per vedere la vita con occhi diversi, più veri e più profondi».
La giornata è stata dunque un’occasione non solo di incontro ma anche di riflessione profonda su come la Chiesa e la società possano accogliere e valorizzare ogni persona nella sua unicità. E’ rimasto forte il richiamo a guardare oltre l'apparenza, accogliendo la diversità come occasione di crescita spirituale e umana. «Tutti siamo tesori di vita gli uni per gli altri», ha sintetizzato il Vescovo de Raemy, invitando la comunità a continuare il cammino con coraggio, trasformando ogni disperazione in un’autentica speranza. Come ha ricordato Gloria Mattarelli, il linguaggio del cuore «non esclude nessuno e tutti possiamo impararlo». Un messaggio semplice, ma potente, capace di guidare verso una cultura autentica dell'inclusione e della solidarietà.
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Saranno ospiti della FTL e dell'Associazione Sostenitori della Facoltà di Teologia (ASFTL) i cardinali Ouellet e Rouco Varela, protagonisti di una tavola rotonda, alle 18, che vuole ricordare i 30 anni della fondazione della facoltà voluta da mons. Corecco, primo nucleo universitario della Svizzera italiana.
Domenica, 9 marzo, all'OTAF di Sorengo, la Diocesi di Lugano ha celebrato il Giubileo delle persone con disabilità. Un’iniziativa sostenuta dal Vescovo Alain, che ha presieduto la Santa Messa, con un pranzo conviviale e un momento di testimonianze di coraggio e rinascita.
Uno strumento culturale e catechetico che sorpassa i tempi. È stata organizzata dall’Ufficio Insegnamento Religioso Scolastico in collaborazione con l’associazione Eres dal 7 al 9 marzo.