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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (12 gennaio 2025)
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  • Il Papa: i migranti sfiniti da fame, malattie, disperazione, ma Dio è loro

    Il Papa: i migranti sfiniti da fame, malattie, disperazione, ma Dio è loro "compagno di viaggio"

    “Dio cammina con il Suo popolo” è il titolo scelto da Papa Francesco per il suo Messaggio per la prossima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato (GMMR), che si celebrerà domenica 29 settembre2024.

    Nel suo messaggio il Santo Padre ricorda che tutti noi, popolo di Dio, siamo migranti su questa terra, in cammino verso la “vera patria”, il Regno dei Cieli. I migranti sono icona contemporanea di questo popolo in cammino, della Chiesa in cammino e, allo stesso tempo, è proprio in loro e in tutti i nostri fratelli e sorelle vulnerabili che possiamo incontrare il Signore che cammina con noi.

    Il Pontefice ricorda che questa gente che lascia la propria terra si affida a Dio come "compagno di viaggio, guida e ancora di salvezza”. Ne sono segno tutti i simboli religiosi cristiani che riemergono ogni volta dalle drammatiche traversate.

    Quante bibbie, vangeli, libri di preghiere e rosari accompagnano i migranti nei loro viaggi attraverso i deserti, i fiumi e i mari e i confini di ogni continente!

    In cammino con chi abbandona la propria terra

    A Dio si affidano i profughi prima di partire: “A Lui ricorrono nelle situazioni di bisogno. In Lui cercano consolazione nei momenti di sconforto. Grazie a Lui, ci sono buoni samaritani lungo la via. A Lui, nella preghiera, confidano le loro speranze”.  

    In questa Giornata dedicata ai migranti e ai rifugiati, uniamoci in preghiera per tutti coloro che hanno dovuto abbandonare la loro terra in cerca di condizioni di vita degne. Sentiamoci in cammino insieme a loro, facciamo “sinodo” insieme.

    Sinodalità e migrazioni

    Migrazioni e sinodalità: un nesso inedito, due concetti apparentemente divergenti. Invece il Papa - ricordando la prima sessione dell’Assemblea generale ordinaria del Sinodo conclusa a ottobre 2023 - sottolinea che proprio “l’accento posto sulla sua dimensione sinodale permette alla Chiesa di riscoprire la propria natura itinerante”. La natura, cioè, scrive Francesco, “di popolo di Dio in cammino nella storia, peregrinante, diremmo ‘migrante’ verso il Regno dei cieli”. Il richiamo è spontaneo all’Esodo, ma in generale nei migranti del nostro tempo, come in quelli di ogni epoca, si riflette “un’immagine viva del popolo di Dio in cammino verso la patria eterna”.

    I loro viaggi di speranza ci ricordano che la nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo.

    Provati da sete e fame, finiti dalle fatiche, tentati dalla disperazione

    L’immagine dell’esodo biblico e quella dei migranti, secondo Papa Francesco, “presentano diverse analogie”. Come il popolo d’Israele al tempo di Mosè, anche i migranti di oggi “spesso fuggono da situazioni di oppressione e sopruso, di insicurezza e discriminazione, di mancanza di prospettive di sviluppo”. E come gli ebrei nel deserto, “trovano molti ostacoli nel loro cammino: sono provati dalla sete e dalla fame; sono sfiniti dalle fatiche e dalle malattie; sono tentati dalla disperazione”.

    Ma la realtà fondamentale dell’esodo, di ogni esodo, è che Dio precede e accompagna il cammino del suo popolo e di tutti i suoi figli di ogni tempo e luogo: “La presenza di Dio in mezzo al popolo è una certezza della storia della salvezza”, assicura il Papa.  

    Dio non solo cammina con il suo popolo, ma anche nel suo popolo, nel senso che si identifica con gli uomini e le donne in cammino attraverso la storia, in particolare con gli ultimi, i poveri, gli emarginati, come prolungando il mistero dell’Incarnazione

    Incontro col migrante, incontro con Cristo

    Per questo, torna a ribadire il Pontefice, “l’incontro con il migrante” è “anche incontro con Cristo”. Lo ha detto Gesù stesso: “È Lui che bussa alla nostra porta affamato, assetato, forestiero, nudo, malato, carcerato, chiedendo di essere incontrato e assistito”. E il giudizio finale narrato al capitolo 25 del Vangelo di Matteo non lascia dubbi: “Ero straniero e mi avete accolto”. Ogni incontro, allora, è “un’occasione carica di salvezza”, perché “nella sorella o nel fratello bisognoso del nostro aiuto è presente Gesù”.

    In questo senso, i poveri ci salvano, perché ci permettono di incontrare il volto del Signore.

    Vatican News/red

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