di Cristina Vonzun L’Amministratore apostolico della diocesi di Lugano nell’intervista rilasciata giovedì al Corriere del Ticino (Cdt), ha messo i puntini sulle «i», spiegando il senso del messaggio di diaconi, preti e dello stesso vescovo, testo redatto dall’Assemblea del clero (che non è «il messaggio della Curia») e rivolto a tutti i fedeli. Mons. de Raemy, in altre parole, lo ha definito uno scritto collegiale e sinodale, in cui si ribadisce la missione della Chiesa affidata a tutti, non solo ai preti. Nell’intervista al Cdt il vescovo ha pure ricordato l’invito di papa Francesco «a coinvolgere il più grande numero di cattolici, dovutamente preparati, su una strada di comune slancio missionario». Tutto questo senza negare le umane fragilità che il messaggio dei preti non nasconde, ma neppure mettendo al centro il caso di cronaca di questi mesi, su cui la giustizia deve ancora pronunciarsi. Veniamo allora al Papa, in queste ore, con le sue 88 primavere, pellegrino a migliaia di chilometri di distanza da Roma, nel suo viaggio apostolico più lungo in assoluto in questi 11 anni di Pontificato. Cosa fa sì che un uomo anziano, in carrozzella, prenda l’aereo, attraversi mezzo mondo, stia in viaggio 13 giorni, tra fusi orari che cambiano e cerimonie infinite, in lingue talvolta locali a noi incomprensibili anche se tradotte, pronunci una infinità di discorsi, viva spostamenti in papamobile, vetture e aerei? Forse suggerisce che non sono le stanchezze, le debolezze, le fatiche, le fragilità della Chiesa a dispensare dall’impegno missionario, singoli e comunità. La vita cristiana è vocazione e il Papa lo mostra, quel Papa che in tante occasioni si definisce «un peccatore ». E forse ci dice altro: la fragilità, non va negata o nascosta, ma – un po’ come hanno fatto i nostri preti nel messaggio – esplicitata. Si è autentici se ci si guarda allo specchio per quello che si è, e l’autenticità, l’essere sé stessi è sempre liberante, verso di sé e verso gli altri, fa bene a tutti. Mi pare inoltre, che dal Papa pellegrino in carrozzella, oltre gli Oceani, arrivi anche una sorta di evangelica immagine di Chiesa collegiale: Bergoglio, aiutato, fatto scendere da aerei, spinto da collaboratori alle cerimonie, in alcuni casi posto a lato dell’altare mentre altri celebrano, dice che la Chiesa è una comunità in cammino, una sinodalità. E riconoscere le proprie fragilità, significa anche camminare al passo degli uomini e delle donne di oggi, dire loro che anche se fragili si può andare avanti se ci si sostiene. Concludo ringraziando i preti che hanno redatto il messaggio del clero e permettendomi di auspicare che sia preso seriamente in considerazione da tutti, laici compresi. Auguri anche a coloro che oggi sono ordinati in Cattedrale e che si raccontano su Catholica e catt.ch. di Cristina Vonzun
Un centinaio di persone, il 15 dicembre, hanno fatto un percorso dal sagrato della chiesa di S. Rocco fino alla chiesa di S. Giorgio, dove si è potuto ammirare, in una grotta, la rappresentazione vivente della Natività.
Raccolti CHF 26'500 a sostegno delle persone in difficoltà in Ticino. I fondi saranno destinati a due realtà locali che incarnano i valori di solidarietà ed assistenza: alla Lega Cancro Ticino (in aiuto ai bambini) ed alla Fondazione Francesco (di fra Martino Dotta)
Oggi, mercoledì 18 dicembre, alle 20.30, padre Francesco Patton ofm, sarà in Ticino per un incontro dal titolo "Il coraggio della pace. Riflessioni su dialogo, riconciliazione e speranza (quando tutto sembra perduto)". Modera Andrea Fazioli