“O Regina della pace... Converti gli animi di chi alimenta l’odio, silenzia il rumore delle armi che generano morte, spegni la violenza che cova nel cuore dell’uomo e ispira progetti di pace nell’agire di chi governa le Nazioni"
All’immagine della Vergine Salus Populi Romani, l’effigie mariana custodita a Santa Maria Maggiore dinanzi alla quale in questi anni di pontificato ha pregato circa 150 volte per affidarle viaggi e operazioni mediche, Papa Francesco ha affidato ieri le sorti di un mondo oppresso da “guerre” e “ingiustizie”, che sembra aver smarrito “il senso della fraternità”.
Come lo scorso anno, nel pieno del Sinodo, il Papa chiama a raccolta padri, madri e fedeli della Diocesi di Roma per stringersi in una preghiera comune e implorare pace per un mondo devastato dai conflitti. Al contrario dello scorso anno, però, quando la guerra era appena irrotta in Medio Oriente, lo scenario attuale è sull'orlo del baratro, con l’allargarsi delle violenze e tensioni tra Palestina, Israele, Iran, Libano. Quelle per cui, ieri all’Angelus, Francesco ha detto ‘basta’, domandando un cessate il fuoco immediato “su tutti i fronti” e la fine della “spirale di vendetta”.
Francesco scandisce la sua preghiera-appello dopo aver recitato le decine del Rosario insieme a centinaia di persone sedute nella Basilica liberiana. Tra questi, tutti i partecipanti al Sinodo sulla Sinodalità, membri della Curia romana e del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. A Santa Maria Maggiore il Papa è arrivato in anticipo, dall'ingresso centrale, accarezzando una bambina e salutando i fedeli. Molti altri, venuti dai quartieri vicini, sono fuori sul sagrato a seguire sui maxi schermi la celebrazione, ripetendo ad alta voce l'Ave Maria sotto un cielo ancora terso. All’interno, nella penombra delle candele e dei fari che illuminano affreschi e mosaici, Francesco siede su un palchetto rosso, lo stesso utilizzato per tante altre celebrazioni qui a Santa Maria Maggiore. Un bambino e una bambina gli hanno portato poco prima una candela e una corona di fiori che il Papa ha posto ai piedi della Salus Populi Romani, soffermandosi da solo in silenzio per qualche istante.
I fedeli si alternano al leggio per la lettura dei misteri, il coro intona le litanie, i presenti fanno silenzio. Si sente solo il pianto di una bimba in braccio alla mamma. Il Papa, come a voler allacciare in un unico filo la celebrazione alla preghiera del 2023 nella Basilica vaticana, dice: “O Maria, Madre nostra, siamo nuovamente qui davanti a te. Tu conosci i dolori e le fatiche che in quest’ora appesantiscono il nostro cuore. Noi alziamo lo sguardo a te, ci immergiamo nei tuoi occhi e ci affidiamo al tuo cuore”.
A Maria, “intrepida Donna della carità”, che ha vissuto “difficili prove e umani timori”, che è stata “coraggiosa e audace” e che “con fortezza d’animo" sul Calvario ha "rischiarato di speranza pasquale la notte del dolore”, il Papa affida la sua supplica:
Accogli il nostro grido! Abbiamo bisogno del tuo sguardo, del tuo sguardo amorevole che ci invita ad avere fiducia nel tuo Figlio Gesù. Tu che sei pronta ad accogliere le nostre pene vieni a soccorrerci in questi tempi oppressi dalle ingiustizie e devastati dalle guerre, tergi le lacrime sui volti sofferenti di quanti piangono la morte dei propri cari, dei propri figli.
“Ridestaci dal torpore che ha oscurato il nostro cammino e disarma i nostri cuori dalle armi della violenza”, dice ancora il Papa, pregando per l’intera famiglia umana “che ha smarrito la gioia della pace e ha perso il senso della fraternità”.
Intercedi per il nostro mondo in pericolo, perché custodisca la vita e rigetti la guerra, si prenda cura di chi soffre, dei poveri, degli indifesi, degli ammalati e degli afflitti, e protegga la nostra Casa Comune.
“Sciogli i nodi dell’egoismo e dirada le nubi oscure del male”, è ancora la preghiera del Papa. “Dona a noi figli la tua carezza di Madre, che ci fa sperare nell’avvento di nuova umanità”.
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All'udienza generale, Francesco inaugura un nuovo ciclo di catechesi per il Giubileo, dal titolo “Gesù Cristo nostra speranza"
Il libro «Life, la mia storia nella storia» arriverà in versione cinematografica. Il Papa ringrazia definendo il cinema «una forma di poesia».
Come con il suo rappresentante in Ucraina, Francesco invia una lettera al nunzio nella Federazione russa per i mille giorni del conflitto. “La sofferenza degli innocenti è denuncia potente contro ogni forma di violenza”, afferma il Pontefice, incoraggiando “a rinnovati sforzi diplomatici per fermare la progressione del confitto”.