I giornali svizzeri di lingua tedesca NZZ am Sonntag e Sonntagsblick hanno pubblicato all’inizio di giugno 2025 diversi articoli critici nei confronti di Mons. Felix Gmür, vescovo di Basilea, in merito alla gestione della lotta contro gli abusi. La diocesi di Basilea ha reagito con una risposta dura, smentendo le accuse dei media.
“Il vescovo ribelle: Basilea fatica ad affrontare il proprio passato di abusi sessuali” (Der widerspenstige Bischof: Basel tut sich schwer mit der Missbrauchsvergangenheit).
Questo è il titolo di un articolo del settimanale zurighese NZZ am Sonntag (NZZaS) pubblicato il 7 giugno 2025. L’articolo fa riferimento a un altro pezzo del Sonntagsblick (Sobli) apparso il 1° giugno. Quest’ultimo sostiene di aver appreso “da più fonti” che le storiche dell’Università di Zurigo sarebbero “irritate” dal comportamento di Mons. Gmür, che ostacolerebbe l’accesso ai dossier sugli abusi sessuali. Le studiose in questione sono state incaricate dalla Chiesa cattolica svizzera di fare luce sui casi di abuso in ambito ecclesiale dal 1950 in poi. Un progetto pilota pubblicato nel settembre 2023 aveva scosso l’opinione pubblica, rivelando l’esistenza di oltre 1.000 casi.
Durante il weekend del 7 e 8 giugno, la NZZaS e il Sobli hanno pubblicato ulteriori articoli approfondendo i presunti problemi nelle indagini dell’Università di Zurigo. Con il titolo “Accesso ai dossier negato: un alto responsabile della Chiesa cattolica critica i vescovi svizzeri” (Akteneinsicht verweigert: Oberster Katholik kritisiert Schweizer Bischöfe), il Sobli riporta in particolare alcune dichiarazioni di Roland Loos, presidente della Conferenza centrale cattolica romana della Svizzera (RKZ), sull’importanza dell’inchiesta dell’Università di Zurigo, soprattutto per rendere giustizia alle vittime.
Solo accuse
A seguito degli articoli, la diocesi di Basilea ha diffuso, il 9 giugno, un comunicato di protesta in cui smentisce le accuse dei due media, intitolato “La NZZaS e il Sobli praticano un giornalismo sleale”.
“Il contenuto dei tre articoli non corrisponde alla verità”, afferma la diocesi. Secondo il comunicato, le fonti citate dal Sobli il 1° giugno, secondo le quali “ci sono problemi di accesso ai dossier” [nella diocesi di Basilea] “non si basano su fatti e avanzano solo accuse”.
“Il vescovo di Basilea mette tutti i dossier d’archivio a disposizione del team di ricerca dell’Università di Zurigo”, afferma il comunicato. “Poiché la diocesi deve prima assicurarsi che tutte le disposizioni del diritto svizzero siano rispettate, il vescovo è da tempo in contatto con le storiche dell’Università e aveva già concordato un colloquio con loro prima della pubblicazione degli articoli.”
Il Sobli del 1° giugno afferma inoltre che “regna un’atmosfera tesa all’interno della Conferenza dei vescovi”. Un’affermazione di “pura invenzione”, secondo la diocesi di Basilea.
Nessuna disputa tra Mons. Gmür e Mons. Bonnemain
L’episcopato smentisce in toto alcune affermazioni della NZZaS, in particolare quella secondo cui Mons. Bonnemain, vescovo di Coira, sarebbe arrabbiato con Mons. Gmür. “Questa affermazione non corrisponde alla verità ed è smentita da Mons. Bonnemain”, afferma il comunicato. Mons. Bonnemain è responsabile della commissione di esperti “Abusi sessuali nel contesto ecclesiale” della CES. In tale veste, ha svolto un ruolo chiave nell’avvio dello studio storico indipendente condotto dall’Università di Zurigo.
La NZZaS afferma inoltre che il vescovo di Coira avrebbe chiesto a quello di Basilea di concedere all’Università di Zurigo pieno accesso ai dossier. Un’altra affermazione falsa e smentita dallo stesso Mons. Bonnemain, secondo la diocesi di Basilea.
Problemi di indipendenza?
L’episcopato di Basilea giudica altresì errate le accuse secondo cui Mons. Gmür avrebbe chiuso una procedura preliminare di diritto canonico nel caso Nussbaumer.
La NZZaS insinua inoltre, tramite un esperto nominato (Parteigutachter), che l’ufficio di segnalazione indipendente della diocesi di Basilea non sarebbe realmente indipendente. “In realtà, l’ufficio di segnalazione è totalmente indipendente dalla diocesi”, assicura quest’ultima. L’esperto citato dal giornale sarebbe coinvolto in un conflitto di interessi con uno dei suoi datori di lavoro, ossia la Conferenza dei vescovi svizzeri (CES). Per questo motivo desidera restare anonimo.
Secondo la NZZaS, il vescovo di Basilea avrebbe inoltre consigliato al Vaticano di rinunciare a una procedura canonica. “Oltre al fatto che la raccomandazione del vescovo al Vaticano prova che la procedura preliminare canonica è stata chiusa — cosa che l’autore dell’articolo contesta poche righe più sopra — una raccomandazione al Vaticano fa parte della procedura standard. Quando il vescovo ha voluto aprire la strada a una procedura penale canonica per la vittima, il suo rappresentante legale, che è anche l’esperto citato prima, si è opposto.”
Deontologia criticata
“Nel modo in cui presenta i fatti, la NZZaS lascia intendere in maniera sottile che la sospensione della caporedattrice del Berner Pfarrblatt [Annalena Müller, ndr] avrebbe un legame con la diocesi di Basilea”, osserva il comunicato. “In realtà, la diocesi e il vescovo non hanno assolutamente nulla a che fare con questa vicenda.”
Infine, la diocesi di Basilea mette duramente in discussione la deontologia dei due media: “La NZZaS e il Sobli non si attengono ai fatti, non supportano le loro affermazioni con prove, presentano menzogne come verità, si basano solo su voci di corridoio e sulla presunta protezione delle fonti, superano di gran lunga i limiti della decenza — ciò equivale a una diffamazione — e denigrano in modo ignobile la diocesi di Basilea, il suo vescovo e, di conseguenza, l’intera Chiesa cattolica. La diocesi di Basilea prende fermamente le distanze dagli articoli della NZZaS e del Sobli.”
(cath.ch/com/arch/rz/traduzione catt.ch)