Un discorso articolato quello del Papa il 14 novembre all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università lateranense di Roma che Leone così ha visitato.
Viviamo in un tempo segnato da un «rischio di vuoto culturale» sottolinea Prevost che è diventato sempre più pervasivo nella società. È una lacuna non solo di idee, ma di senso: un’assenza che può incrinare le fondamenta stesse della convivenza umana. In questo contesto il Pontefice invita la Chiesa – e in particolare le Facoltà di Teologia – a riscoprire con urgenza il deposito della fede e a rendere viva la sua bellezza e credibilità.
La specificità della Lateranense
Nell’indicare la missione peculiare della Pontificia Università Lateranense, il Vescovo di Roma precisa che essa non ha un carisma del fondatore da custodire, approfondire e sviluppare. La sua specificità è infatti il magistero del Pontefice. Si tratta di una realtà ampia e differenziata con quattro Facoltà (Teologia, Filosofia, Diritto canonico, Diritto civile) e due Istituti, nella sede centrale, altri tre Istituti ad instar facultatis, in sedi esterne: il Pontificio Istituto Patristico Augustinianum (in cui per dodici anni Prevost è stato moderatore generale), degli Agostiniani; la Pontificia Accademia Alfonsiana per gli studi di Teologia Morale, dei Redentoristi; il Pontificio Istituto Claretianum di Teologia della Vita Consacrata, dei Claretiani. In aggiunta ci sono 28 Istituti a vario titolo associati in Europa, Asia e America.
Studiare teologia per incidere sui drammi e le povertà di oggi
Papa Leone passa in rassegna le articolazioni in cui è strutturato l’Ateneo e si sofferma innanzitutto sul modo attraverso cui alimentare la riflessione sul deposito della fede di fronte alla complessità del nostro tempo.
Oggi abbiamo urgente bisogno di pensare la fede per poterla declinare negli scenari culturali e nelle sfide attuali, ma anche per contrastare il rischio del vuoto culturale che, nella nostra epoca, diventa sempre più pervasivo. In particolare, la Facoltà di Teologia è chiamata a riflettere sul deposito della fede e a farne emergere la bellezza e la credibilità nei differenti contesti contemporanei, perché appaia come una proposta pienamente umana, capace di trasformare la vita dei singoli e della società, di innescare cambiamenti profetici rispetto ai drammi e alle povertà del nostro tempo e di incoraggiare la ricerca di Dio.
Dal Successore di Pietro arriva l’incoraggiamento a studiare a fondo i processi amministrativi, poiché è ritenuta una “urgente sfida per la Chiesa”. Così come un impegno importante è considerato lo studio della filosofia, se si tiene conto anche di quell’atteggiamento “talvolta rinunciatario da cui è segnato il pensiero contemporaneo – afferma il Papa -, così come rispetto alle emergenti forme di razionalità legate al trans-umanesimo e al post-umanesimo”.
La formazione accademica per superare l’autoreferenzialità
L’auspicio di Leone XIV, inoltre, è che i cicli di studio di Scienze della Pace ed Ecologia e Ambiente, istituiti dal predecessore Francesco, in futuro assumano una caratterizzazione istituzionale sempre più definita nell’ottica di “formare operatori di pace e di giustizia che edificano e testimoniano il Regno di Dio”. Bisogna pertanto continuare a potenziarli a livello inter- e trans-disciplinare e, se necessario, integrarli con altri percorsi, chiede ancora Leone XIV. Lo spirito di questi sviluppi è quello di uscire dall’autoreferenzialità e in questo senso la formazione accademica aiuta:
Contro quello che l’enciclica Fratelli tutti definisce "il virus dell’individualismo radicale", vi chiedo di coltivare la reciprocità, attraverso relazioni improntate alla gratuità ed esperienze che aiutino la fraternità e il confronto tra culture diverse. La Pontificia Università Lateranense, ricca dalla presenza di studenti, docenti e personale dei cinque continenti, rappresenta un microcosmo della Chiesa universale: siate perciò segno profetico di comunione e di fraternità.
Bisogno di laici e preti preparati e competenti
Il Pontefice è consapevole che spesso il servizio accademico “non gode del dovuto apprezzamento, anche a motivo di radicati pregiudizi che purtroppo aleggiano pure nella comunità ecclesiale”. È consapevole, insomma, della tendenza a credere ci sia uno scollamento tra la ricerca e lo studio e la vita reale, e tra la pratica pastorale, talvolta da taluni ritenuta più utile, e la preparazione teologica, biblica o giuridica.
Il rischio è quello di scivolare nella tentazione di semplificare le questioni complesse per evitare la fatica del pensiero, col pericolo che, anche nell’agire pastorale e nei suoi linguaggi, si scada nella banalità, nell’approssimazione o nella rigidità. L’indagine scientifica e la fatica della ricerca sono necessarie. Abbiamo bisogno di laici e preti preparati e competenti. Perciò, vi esorto a non abbassare la guardia sulla scientificità, portando avanti una appassionata ricerca della verità e un serrato confronto con le altre scienze, con la realtà, con i problemi e i travagli della società.
Formare costruttori di un mondo nuovo, solidale e fraterno
L’invito del Papa è l’allenamento a quella “palestra del dialogo con il mondo, con la società, con le domande e le sfide di oggi” di cui scriveva un illustre teologo di questo Ateneo, il professore Marcello Bordoni. Leone XIV esprime il desiderio di docenti preparati, studenti motivati ed entusiasti impegnati in un lavoro accademico mai chiuso in sé stesso ma sempre in rete con altri centri di studio. L’obiettivo è alto e necessario, conclude:
Il fine del processo educativo e accademico, infatti, dev’essere formare persone che, nella logica della gratuità e nella passione per la verità e la giustizia, possano essere costruttori di un mondo nuovo, solidale e fraterno. L’Università può e deve diffondere questa cultura, diventando segno ed espressione di questo mondo nuovo e della ricerca del bene comune.
Parole, quelle pronunciate dal Papa, che il rettore, monsignor Alfonso Vincenzo Amarante, raccoglie e fa proprie a nome dell'intera Università. A pochi giorni dal Giubileo del mondo educativo, risuonano particolarmente opportune e liete, "per formare pastori, teologi e giuristi, al fine di testimoniare - afferma il rettore nel suo ringraziamento a fine incontro - l’annuncio di Cristo nel mondo degli studi, della cultura e del lavoro". L'orizzonte resta sempre quello di una formazione integrale della persona, oltre ogni tentazione di individualismo.
fonte: vaticanmedia/red