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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (22 giugno 2025)
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  • “Una volta guardia svizzera, guardia svizzera per sempre”

    Lugano - Per la prima volta nella storia, il Ticino ha ospitato, con grande partecipazione ed entusiasmo, la Festa Centrale dell’Associazione delle ex Guardie Svizzere Pontificie. Oltre 300 ex-guardie, accompagnate da famiglie e amici, hanno preso parte a tre giorni di celebrazioni, cameratismo e spiritualità che hanno lasciato un’impronta profonda non solo tra i partecipanti, ma anche nella comunità ticinese.

    “Legati al Papa, per sempre”


    Mons. Alain de Raemy, ex-cappellano delle Guardie Pontificie e amministratore apostolico della Diocesi di Lugano, ha ricordato con intensità il filo rosso che unisce ogni guardia: «La cosa più bella è che li lega il Papa, semplicemente il Papa». Anche chi arriva alla Guardia con un passato religioso non particolarmente attivo – ha spiegato – viene trasformato dal servizio: «Molti iniziano senza una grande esperienza di Chiesa, ma tutti vivono un cameratismo fortissimo e riscoprono la fede, al punto che quando rientrano in Svizzera cercano la Messa in italiano per ritrovare l’atmosfera di Roma».

    De Raemy ha parlato con sincerità anche del “vuoto” che molti avvertono al rientro: «Da una vita comunitaria totale, si passa a una solitudine organizzata: qui devi prendere appuntamento per vedere un amico. A Roma, a ogni ora, c’era qualcuno con cui parlare». Ma proprio questa intensità rende l’esperienza unica e formativa: «Vivono l’essere stranieri insieme, uniti da una causa più grande: la difesa del Papa».


    “Famiglia, fede e fedeltà”

    Anche l’attuale comandante delle Guardie Svizzere Christoph Graf ha ribadito con convinzione il valore profondo del servizio: «Una volta guardia, lo si resta per tutta la vita. È una famiglia che dura per sempre». Il raduno in Ticino è stato, nelle sue parole, un segno visibile dell’unità intergenerazionale: guardie giovani e veterani uniti da uno spirito di amicizia comune.

    Graf ha sottolineato il ruolo delle ex-guardie come testimoni vivi della fede in patria:

    «Devono essere testimoni dell’esperienza fatta in Vaticano, trasmettere il senso di appartenenza e spiritualità anche a chi non l’ha vissuta».

    E ai giovani che desiderano entrare nel corpo: «Serve fede, senso di servizio, e la consapevolezza che si sta entrando in una tradizione unica al mondo, che dura da oltre 500 anni».

    “Un orgoglio per il Ticino”

    Graziano Rossi, presidente della sezione svizzera italiana, ha raccontato con emozione la lunga preparazione e la grande soddisfazione per essere riusciti a portare l’evento in Ticino per la prima volta:

    «Era un sogno da anni. Mai prima d’ora la Festa Centrale era stata organizzata al sud delle Alpi. Abbiamo colto l’occasione del Giubileo per proporre il meglio del nostro territorio».


    Il programma ha unito momenti solenni e conviviali: dalla Messa da Requiem a Santa Maria degli Angioli alla sfilata in Piazza Riforma, dal concerto della banda alla cena di gala. La domenica è culminata con il pontificale trasmesso in diretta TV e una sfilata imponente in divisa storica, accompagnata da bande e vessilli da tutta la Svizzera.

    «E poi, il venerdì sera, abbiamo voluto offrire una serata tipica ticinese, che unisse rilassatezza e radici locali», ha raccontato Rossi parlando della cena alle cantine di Gandria. «una volta guardia, guardia per sempre – è più di uno slogan. È uno stile di vita che continua anche dopo Roma, e oggi, qui a Lugano, ne abbiamo avuto una prova concreta e viva».

    Un evento storico, un successo condiviso

    La Festa Centrale, che si svolge ogni due anni a rotazione tra le tredici sezioni della Svizzera (la 14esima sezione fondata da un anno a Roma si chiama “Urbi et orbi” ed è per tutte le ex-guardie che sono rimaste a vivere a Roma per amore e per le ex-guardie in giro per il mondo), ha visto per la prima volta coinvolto il pubblico ticinese in una dimensione ampia e partecipata. La città di Lugano, il LAC, le autorità religiose e civili, le bande locali e le famiglie delle guardie hanno contribuito a rendere l’evento non solo un raduno di ex-militari, ma una vera manifestazione di identità svizzera cattolica.

    In un’epoca dove i legami sembrano fragili, questa tre giorni ha dimostrato la forza di un patto spirituale che non si spezza con il tempo: «una volta guardia, guardia per sempre», nella memoria, nella fede, e nel cuore.

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    FM/red

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