di Silvia Guggiari
Mercoledì prossimo, 26 marzo, a Locarno, si terrà una interessante serata sulla storia del monastero benedettino di Claro a partire dal volume «La Gran Regina del Cielo e le Benedettine di Claro», curato da Miriam Nicoli e Franca Cleis. Il testo, pubblicato nel 2021, studia e contestualizza la cronaca seicentesca del monastero, un manoscritto redatto dalla locarnese Ippolita Orelli, come ci spiega la curatrice Miriam Nicoli.
Dott.ssa. Nicoli, come è nato il progetto del volume e come si è riusciti a sapere dell’esistenza del raro manoscritto di cui si parla nel libro, in cui suor Ippolita Orelli racconta la storia del Monastero?
La pubblicazione si inserisce nel prolungamento di ricerche pluriennali di Franca Cleis, co-fondatrice nel 2001 dell’Archivio Donne Ticino, e mie, sul tema della storia delle donne e delle scritture femminili in Svizzera italiana, tra il Seicento e il Novecento. Il manoscritto di suor Ippolita era un documento già noto agli esperti, ma mai studiato né compreso nella sua complessità, profondità e bellezza.
Cosa sappiamo dell’autrice, la locarnese Suor Ippolita Orelli?
Di suor Ippolita, al secolo Maria Catterina Orelli, purtroppo, nonostante ricerche minuziose non siamo riuscite a «scoprire» notizie che la riguardano personalmente. Sappiamo che è figlia di Giuseppe Orelli e Marta Aurelia e che fu battezzata a Locarno, il 26 marzo 1631, nella chiesa Collegiata di S. Antonio. Entrò nel monastero di Claro come novizia nel 1650. La sua vestizione avvenne il 23 marzo 1652. La sua morte fu repentina, come descritto nel necrologio conservato nel libro dei morti del convento, avvenne il 4 giugno 1702.
Nel suo manoscritto, redatto tra il 1693 e il 1697, lei non dice praticamente nulla di sé: numerosi passaggi della cronaca illustrano però le sue capacità di produrre una prosa ad effetto in linea con il gusto del periodo.
Cosa si evince dal Manoscritto della vita e della fede di queste Monache?
Il manoscritto ci racconta una storia tutta femminile, mostrandoci un’esperienza di fede diretta e vissuta nel culto di Maria lontano dalle dispute teologiche e dottrinali del mondo maschile. Tra storia, mito e rappresentazione, la sua scrittura ci narra della complessità di una comunità femminile di donne forti e di donne fragili, di giovani e giovanissime, e di anziane, di coltivatrici della loro terra e apicoltrici, scrivane e ricamatrici, riconoscendo anche il contributo delle sorelle venute prima di lei e includendole nel racconto.
Nel manoscritto si parla tante volte anche della devozione a Maria: perché era così importante per le Monache?
Il testo qui edito è molto prezioso poiché è l’unica fonte che tramanda la leggenda di fondazione del monastero di Claro, e nel contempo ci offre l’occasione di riflettere sul posto occupato da Maria nella teologia, ma anche nella religione vissuta dalle fedeli. La società che fa da sfondo al testo di Ippolita è una società scossa dalle lotte confessionali tra cattolici e riformati, dalla povertà, dalle epidemie di peste, dai numerosi processi per stregoneria che, come è noto, lacerarono anche i territori dell’attuale Svizzera italiana. È in tale contesto d’incertezza e violenza che Ippolita descrive il monastero di Claro e il suo santuario, come luoghi di pace immersi nella natura, dove il divino si manifesta tramite la figura della Vergine. La fortissima devozione mariana del tempo è un altro elemento contestuale importante per comprendere la cronaca di Ippolita. Nel mondo cattolico che fece seguito al Concilio di Trento indetto da Papa Paolo III nel 1545 e chiuso nel 1563, Maria diventa protagonista della fede. Il culto mariano, profondamente radicato presso i cattolici, è scudo contro l’avanzare della Riforma protestante.
Era tipico che le comunità monastiche del Seicento tenessero traccia della loro storia, affidandone il racconto a una loro Monaca?
Per la Svizzera italiana si tratta certamente di un documento eccezionale per il Seicento. Abbiamo pochissime testimonianze dirette di tale respiro (90 fogli), che ci consentono di avvicinarsi alla scrittura e al vissuto femminile in età moderna. Inoltre quello di suor Ippolita è il primo testo a carattere storico scritto da una donna attiva negli allora Baliaggi italiani.
Le monache erano donne capaci di prendere decisioni per assicurare il loro avvenire. Ciò denota autonomia e indipendenza di pensiero, nonché per talune, una certa ambizione.
Le ricerche internazionali hanno permesso di far emergere una vasta tipologia di fonti appartenenti ai conventi femminili: cronache, annali, corrispondenze, biografie, testi spirituali, scritture amministrative, scritti teatrali. Questi documenti hanno permesso di rileggere sotto nuova luce la storia del monachesimo femminile, rilevando la complessità delle relazioni tra la Chiesa post-tridentina e l’universo religioso.
Mercoledì 26 marzo alle 18, nella sala al 4° piano del Centro Pronto intervento, via alla Morettina 9, Locarno, si terrà la serata Storia e leggenda del “Monte delle Meraviglie”: il monastero benedettino di Claro nella cronaca di suor Ippolita Orelli (1631-1702). In dialogo con la curatrice del libro Miriam Nicoli, intervengono Giacomo Jori (USI) e Laura Quadri (USI).
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