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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (12 giugno 2025)
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  • Papa Leone XIV

    Eletto da un mese, come viene percepito Leone XIV dalla Curia romana?

    «Tutti sono stati conquistati fin dai suoi primi minuti sul balcone». In Vaticano, i 4.800 dipendenti del piccolo Stato hanno accolto Leone XIV con entusiasmo, tanto più che il pontificato di Francesco, segnato da una riforma difficile da attuare e da uno stile di governo imprevedibile, aveva lasciato un certo amaro nei dicasteri. I dipendenti riconoscono anche che il pontefice non si è ancora espresso sui dossier delicati che lo attendono.

    «Si avverte una grande speranza nel mio dicastero e nella Curia», afferma un impiegato che lavora a San Calisto – palazzo vaticano situato nel quartiere di Trastevere – facendosi portavoce delle voci unanimi che salutano l’arrivo del nuovo pontefice. E per una buona ragione: la maggior parte riconosce che la Curia romana si è sentita «un po’ abbandonata, messa da parte» durante il precedente pontificato. Senza nascondere la propria amarezza, alcuni confidano di aver vissuto «un vero sollievo» nel vedere voltare pagina. «Il clima è più sereno, fiducioso», si sente dire nei corridoi.

    «Francesco si occupava soprattutto di pastorale, ma la Santa Sede dispone di molte più risorse, che erano sottoutilizzate», afferma senza mezzi termini un funzionario titolare di un dottorato in giurisprudenza. «Eravamo alla periferia del pontificato di Francesco», concorda un sacerdote che lavora in Vaticano da quattro anni, osservando che il governo dell’argentino aveva creato «ferite e risentimento». Tuttavia, «rimaneva il papa e i dipendenti rispettano la figura del pontefice», modera questo «minutante» – l’equivalente di un funzionario in Vaticano.

    I primi gesti scrutati «al microscopio»

    Se molti conoscevano già Robert Francis Prevost in quanto prefetto del Dicastero per i Vescovi, pochi si aspettavano di vederlo apparire all’Habemus papam e prendere posto sul trono di Pietro. Da un mese, «ogni decisione del nuovo papa è scrutata al microscopio», osserva un buon conoscitore del Vaticano, notando che Leone XIV «compie gesti confortanti, rassicuranti».

    Due settimane dopo la sua elezione, il suo primo discorso alla Curia romana è stato applaudito. «Leone XIV ha detto fin dall’inizio che la Curia conserva la memoria. Questo aspetto di rispetto per la tradizione mancava a Francesco, che era un rivoluzionario», analizza l’impiegato di San Calisto. E si rallegra: «Ritroviamo più stabilità».

    Molti sottolineano i segni di pacificazione compiuti dal capo della Chiesa cattolica. Alcuni interpretano in questo senso l’invio del cardinale Robert Sarah – considerato conservatore – come rappresentante del papa per un giubileo a Sainte-Anne d’Auray in Francia. Altri evidenziano l’udienza concessa al cardinale Angelo Becciu, destituito da un giorno all’altro da Francesco e condannato in primo grado al termine di un processo finanziario che ha scosso la Segreteria di Stato.

    Una delicatezza riconosciuta verso i suoi dipendenti

    «Il nome di Leone XIV ha subito evocato la giustizia sociale, e la giustizia nei rapporti con il personale della Curia», assicura un impiegato che lavora in uno dei dicasteri situati in via della Conciliazione, il lungo viale che conduce alla basilica di San Pietro. La valorizzazione della Dottrina sociale è peraltro ampiamente applaudita dai suoi dipendenti, ai quali Leone XIV ha inviato fin dall’inizio un segnale generoso: il ripristino della tradizionale «indennità da conclave» di 500 euro – dopo anni di restrizioni di bilancio.

    «È soprattutto il discorso alla Curia che ha toccato i cuori, più della gratifica», precisa la stessa fonte. «Tutti hanno ricordato la frase: ‘I papi passano e la Curia resta’. Francesco ci aveva parlato delle nostre malattie – in riferimento al discorso di Natale 2014 ai cardinali pronunciato dal papa Francesco che descriveva le malattie della Curia – lui ci ha detto ‘grazie’. Ha riconosciuto che lo strumento dei papi resta, e permette loro di svolgere il proprio lavoro», aggiunge.

    Sulla stessa linea, per un impiegato del Dicastero per il Dialogo Interreligioso, il discorso di Leone XIV di ringraziamento ai sacerdoti di Roma durante la presa di possesso della sua cattedrale di San Giovanni in Laterano è stato «il segno di un’attenzione particolare, una delicatezza che era un po’ scomparsa». Il suo predecessore aveva piuttosto lasciato il segno per le sue critiche al clericalismo e al carrierismo dei sacerdoti.

    Uno stile di governo prudente

    Per quanto riguarda il lavoro quotidiano in Vaticano, «si avverte qualcosa di più strutturato […], le informazioni interne seguono un canale più preciso, meno informale», assicura una persona che lavora al Dicastero per la Comunicazione. Alcuni dipendenti intuiscono che si affiderà maggiormente alla Curia, a differenza di papa Francesco che non esitava a bypassare i propri servizi per governare.

    Il papa americano-peruviano è descritto da tutti come «prudente», «misurato», «riservato» e «serio». Con lui, prevede un esperto, «ci sono meno rischi di derive». Ma lo stile di Francesco, abituato alle improvvisazioni che facevano notizia, non dispiaceva a tutti, soprattutto quando il papa si scagliava contro le derive del mondo: «Vedere il papa interrompere il suo discorso per ruggire ‘è una vergogna!’, aveva il suo impatto», insiste.

    Anche la capacità di ascolto di Leone XIV è unanimemente sottolineata. «Si prende davvero il tempo di confrontarsi con le persone chiamate a lavorare con lui», assicura un collaboratore del palazzo apostolico.

    Alla prova dei cantieri delicati che lo attendono

    «Leone XIV è molto apprezzato, ma non ha ancora preso decisioni difficili», modera tuttavia un dipendente che lavora alla Curia da più di dieci anni. Tra le missioni che incombono sul nuovo papa, vi è infatti la prosecuzione della riforma della Curia romana, grande cantiere del precedente pontificato che ha portato – talvolta dolorosamente – alla promulgazione di una nuova Costituzione apostolica, Praedicate Evangelium, nel 2022.

    Il 267º papa ha difeso più volte questa riforma, indicando che intendeva portare avanti l’eredità di Francesco. «Leone XIV non è Francesco 2.0 ma è allineato nella stessa direzione», riconosce il laico del palazzo San Calisto. Gli resterà quindi da dirimere dossier scottanti come la riforma delle finanze del piccolo Stato, in deficit da anni. Alcuni mesi prima della sua morte, Francesco aveva incaricato il Dicastero per la Comunicazione di compiere nuovi sforzi per ridurre le spese, e aveva annunciato una difficile riforma del sistema pensionistico, provocando malumori tra i dipendenti.

    Altra questione delicata in arrivo: quella delle nomine. All’indomani della sua elezione, papa Leone XIV ha confermato «provvisoriamente» nelle loro funzioni i dirigenti della Curia, prendendosi un tempo di discernimento prima di procedere a eventuali rinnovi. Questa situazione suscita numerose interrogazioni sul futuro. «È un periodo in cui ci si può aspettare molti cambiamenti, e in alcuni si percepisce tensione o paura», osserva un commentatore.

    In questo inizio di pontificato, il quadro è ancora vuoto e rimangono incognite sui posti di responsabilità tra i suoi più stretti collaboratori. In ogni caso, «ci si aspetta un periodo di osservazione di alcuni mesi prima dei cambiamenti. Leone XIV si prenderà il suo tempo. Non agisce con precipitazione», prevede un impiegato che lavora in Vaticano da decenni.

    (cath.ch/imedia/cd/bh/traduzione catt.ch)

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