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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (12 dicembre 2025)
  • I commenti al Vangelo di domenica 23 ottobre

    Calendario Romano Lc 18, 9-14 / XXX Domenica del Tempo ordinario

    Poveri noi! Da che parte stiamo?

    di Dante Balbo

    Oggi il Vangelo ci propone una lettura che si potrebbe definire emblematica, senza troppo da dire, tanto sembra palese il suo significato. Una parabola di Gesù indica gli atteggiamenti di due uomini: un fariseo osservante, in piedi davanti, che prega con la consapevolezza del suo stato di prescelto e custode della tradizione; un pubblicano, traditore di Israele, collaborazionista con l’oppressore romano, in fondo, con lo sguardo a terra e nella voce la preghiera «Signore, abbi pietà di me!». Gesù chiede chi sarà stato giustificato e non esita ad appoggiare il pubblicano. Tutti noi non abbiamo dubbi, perché il fariseo è un arrogante, pretende di trattare Dio come un suo pari, o, comunque, si autogiustifica e assolve. Le cose si complicano un poco, perché un conto è ammettere di solidarizzare con un «povero diavolo» che fa quel che può ed è fragile come noi, un altro è realmente riconoscere di essere come lui, nei confronti di Dio. Quante volte i sacerdoti ci raccontano fra il serio e il faceto che si presentano loro in confessione persone che dicono sostanzialmente «rubare non rubo, ammazzare non ho ammazzato nessuno, per il resto faccia lei!». In altre parole non abbiamo poi così tanto da rimproverarci, ci arrangiamo nella vita, andiamo a messa e leggiamo i commenti su Catholica, cosa potremmo fare di più! Il povero del Signore, è colui che ha la consapevolezza della propria fragilità, della difficoltà di fare realmente il bene, quello che vorrebbe essere coerente e costata spesso il proprio fallimento, magari non nelle cose grandi, ma in quei dettagli della vita che fanno sanguinare le nostre relazioni e nascondono quello che non vogliamo vedere. Il povero di Dio è colui che riconosce che senza il perdono e l’amore misericordioso di Dio non avrebbe molto da salvare di sé. Poveri noi, se accettiamo di smantellare la nostra supponenza così che Gesù, il povero per noi, si possa fare nostro compagno e stare dalla nostra parte.

    *Dalla rubrica televisiva Il Respiro spirituale di Caritas Ticino in onda su TeleTicino e su YouTube

    Calendario Ambrosiano Mt 28, 16-20 / Domenica I dopo la dedicazione del Duomo

    L’annuncio del Vangelo, oltre la fragilità umana

    di don Giuseppe Grampa
    Questa domenica è per la nostra Chiesa ambrosiana Giornata missionaria e l’evangelo racchiude un messaggio perfettamente adeguato: il compito di testimoni da Gesù affidato agli Undici apostoli. L’evangelista Matteo riferendo l’incontro tra il Risorto e gli Undici non solo riferisce il compito affidato da Gesù agli Undic – saranno loro ormai a portare ovunque l’Evangelo – ma anche annota il dubbio che percorre i discepoli di fronte al Signore che ha dato loro appuntamento in Galilea. Anche Marco riferisce qualcosa di analogo: «Li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato». E proprio questi uomini dubbiosi saranno i primi missionari del vangelo. Può sembrare una contraddizione: affidare a uomini in preda al dubbio proprio l’annuncio della risurrezione. Annuncio vertiginoso per la nostra intelligenza, ha incontrato tenace resistenza da parte dei discepoli di Gesù; loro che avevano ascoltato dal Maestro il ripetuto annuncio della sua morte e della sua risurrezione il terzo giorno, sono fermi alla drammatica esperienza della morte cancellando la promessa della risurrezione. Ma torniamo alla pagina di oggi: non ci aspetteremmo che proprio a questi uomini dubbiosi Gesù affidi l’annuncio dell’evangelo: sarebbe più normale una sorta di licenziamento in tronco. Avviene invece proprio il contrario.
    Se proprio a uomini dubbiosi Gesù ha affidato il suo evangelo e il compito di trasmetterlo vuol dire che nessuno di noi deve considerarsi inadeguato, anzi: è bene avvertire la sproporzione tra il messaggio vertiginoso dell’evangelo e la pochezza della nostra fede, è bene sentirci impari al compito di testimoniare che Gesù è il Vivente. Infatti non dobbiamo trasmettere parole nostre: dobbiamo dappertutto proclamare ad ogni creatura solo l’Evangelo, niente altro che l’evangelo. Con l’unica certezza che il Signore agisce con noi e conferma in noi la sua parola.

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