Calendario romano - anno A / Mt 3, 13-17/ Battesimo del Signore
Il campione di Dio, un guerriero d’amore
Ricordate certi cartoni giapponesi, degli anni 70/80, in cui il giovane guerriero si addestrava per infinite puntate, con grande sofferenza, umiliato e portato dal suo allenatore fino al limite, per divenire un guerriero capace di superare ogni possibile sfida contro nemici potentissimi? Il guerriero di Dio è Gesù e come dice la Scrittura imparò l'obbedienza dalle cose che patì, ma non furono corse nei boschi, tuffi nei torrenti gelati, mani arroventate nel fuoco per diventare strumenti di morte, ma la vita semplice e ordinaria di un carpentiere, a bottega dal padre, amando ogni uomo o donna o bambino che incontrava, sempre più consapevole che non avrebbe dovuto fare cose, ma donare sé stesso. Di questo non si parla se non per cenni nei Vangeli, ma dal bimbo avvolto in fasce e riconosciuto dai pastori e da due vecchi al tempio, si passa ad un adulto che giunge, mescolandosi agli altri penitenti, sulle rive del Giordano. Qui sta suo cugino, Giovanni il battezzatore, che appena lo vede, riconosce in lui il singolare campione di Dio. Di lui dice ai suoi discepoli: «Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo». Non basta: quando Gesù si fa battezzare, il cielo si spalanca e una insolita colomba si posa sul suo capo, come quella che finalmente trovò terra dopo il diluvio, mentre la voce potente di Dio stesso lo presenta al mondo come il suo figlio diletto. Da questa domenica incomincia il tempo ordinario, in cui si svolge l'ordinaria battaglia del Figlio per riportare il mondo al Padre, sottomettendo la sua umanità al disegno divino, ponendo la sua totale fiducia in quel Dio che gli chiederà tutto, affinché noi tutti possiamo essere riscattati e riportati nel suo orizzonte. Questa è la fedeltà di un Padre che ha amato il suo popolo, per quanto gravi fossero le sue colpe, i suoi tradimenti, il rifiuto dell'amore. Il guerriero che ha preparato per la sua battaglia definitiva non è uno qualsiasi ma il suo figlio amato e per salvarci dovrà lasciarlo morire senza cedere nell'amore..
Dante Balbo, dalla rubrica televisiva Il Respiro spirituale di Caritas Ticino in onda su TeleTicino e online su YouTube.
Calendario ambrosiano - Anno A / Mt 3,13-17 / Battesimo del Signore
Affidati sin dalla nascita alla paternità divina
Per il primo atto pubblico di Gesù sulle rive del fiume, potremmo attenderci una qualche solennità e invece, lo stile di Gesù è sorprendente e paradossale: si manifesta nascondendosi, mescolandosi alla folla che chiede a Giovanni Battista il gesto di penitenza mediante l'abluzione con l'acqua. Gesù si manifesta, si presenta nascondendosi dentro l'umanità. Giovanni il battista non vorrebbe considerare Gesù alla stregua di tutti gli altri, non vorrebbe assimilarlo alla gente, confonderlo con tutti gli altri. In questa scena ritroviamo la verità dell'Incarnazione, del venire di Dio a condividere la nostra condizione umana. C'è un dettaglio nel testo: i cieli si aprono quando Gesù esce dall'acqua. È questa una espressione consueta nelle pagine bibliche per indicare il comunicarsi di Dio all'uomo. Cieli aperti: un varco, un accesso al mistero di Dio. Ora con Gesù i cieli sono aperti e quel Dio che nessuno può vedere si manifesta, ma si manifesta nascondendosi sotto i tratti del volto umano di Gesù di Nazareth. Questa pagina ci interpella perché un giorno, per tutti noi avvolto nell'assenza di coscienza, siamo stati battezzati. È certo bello che i Genitori conferiscano il battesimo ai loro figli da poco nati. Con il dono della vita, dicono di voler affidare da subito alla tenerezza di Dio la loro creatura. Altri preferiscono attendere una età di maggiore consapevolezza. È una scelta plausibile anche se l'indicazione della Chiesa è perché il battesimo segni fin dall'inizio il cammino dell'esistenza. Altri, ancora, chiedono di cancellare il loro battesimo perché dicono d'averlo subìto senza averlo scelto liberamente. Noi che abbiamo ricevuto il battesimo per scelta dei nostri Genitori, vorrei che li ringraziassimo perché fin dai nostri primi giorni ci hanno affidati alla paternità di Dio, che avrebbe vegliato sui nostri passi. Ogni nascita porta inscritta questa parola: «Tu sei il mio figlio prediletto».
Don Giuseppe Grampa