Calendario Romano
Anno A / Lc 2, 16-21 / Maria Santissima Madre di Dio
Fermati e guarda il mistero è tutto qui
di Dante Balbo*
Dio parlò dal monte, con fragore di tuoni, fumo e fiamme, con una potenza tale che si dice che gli israeliti vedevano le parole. Fu così terrificante che il popolo chiese a Mosè di andare da solo sulla montagna e dialogare lui con il Signore. Quando il loro condottiero scese dal Sinai era così sfolgorante che doveva velarsi il viso, solo perché aveva visto le spalle di Dio. Israele ebbe la legge e per molti secoli attese un Messia che sarebbe venuto a dominare il mondo. Quello che nessuno si aspettava era un piccolo bambino, figlio di una ragazza di Nazareth, un villaggio pressoché sconosciuto addirittura mai visto.
Oggi è lei che si festeggia, perché la sua maternità è speciale, ma proprio per questo rende straordinarie tutte le volte che il prodigio si ripete e un nuovo nato viene alla luce. In lei trova posto il suo creatore: il Dio-con-noi non è un modo di dire, ma l’esperienza concreta di questa giovane donna. Ha detto di sì ad un angelo che la coinvolgeva nella manifestazione più straordinaria, impensabile, inimmaginabile, della presenza di Dio fra gli uomini, uomo come noi bisognoso di tutto, allattato, fasciato, aggrappato ad un dito per cercare di restare sui piedini incerti. Per un attimo il cielo e la terra si sono fermati, trepidanti, in attesa che dalle labbra di una donna venisse un sì, forse al momento da lei non del tutto compreso, ma pronunciato con l’intensità della fiducia senza limiti. Questa è l’esperienza dell’incontro con il Signore, guidati dallo sguardo di sua madre, che ogni giorno teneva dentro quello che andava scoprendo di questo figlio tanto umano quanto impregnato del mistero dell’amore divino.
Basta fermarsi anche solo un attimo per scoprire che non vi è nell’esperienza umana mistero più semplice e più immenso di questo. Dio ha mani per accogliere, bocca per benedire, occhi per consolare, piedi per camminare con noi, cuore che una donna gli ha dato, per amare fino a spremere per noi ogni goccia di vita.
*Dalla rubrica televisiva Il Respiro spirituale di Caritas Ticino
Calendario ambrosiano
Anno A / Lc 2, 18-21 / Ottava di Natale
L’augurio benedicente di Dio al suo popolo
di don Giuseppe Grampa
La prima lettura ci presenta una antichissima formula di benedizione (Num 6,22ss). È davvero bello che in questo inizio di anno scenda su tutti la parola della benedizione. Non una parola di maledizione, di condanna, di rimprovero, di minaccia, e neppure una parola di ammonimento, di comando, di divieto. Nessuna di queste parole, talvolta necessarie, troviamo nel cuore di Dio sulla soglia del nuovo anno. Dio benedice, alla lettera «dice bene» dei suoi figli e delle sue figlie. Non semplicemente augurio come quelli che oggi scambiamo con tutti. Dio benedice, dice bene perché il suo volto, rivolto verso di noi «brilla», è splendente. Ci accompagni tutti i giorni di questo nuovo anno la certezza dello sguardo luminoso di Dio rivolto verso di noi!
Sono trascorsi otto giorni dal Natale di Gesù e secondo la Legge di Mosè il figlio maschio doveva esser sottoposto alla circoncisione. Una pratica igienica che in Israele era diventata segno dell’alleanza tra il popolo, rappresentato dai figli maschi, e Dio: «Quando avrà otto giorni sarà circonciso tra voi ogni maschio…così la mia alleanza sussisterà nella vostra carne come alleanza perenne» (Gen 17,9ss.). Dio vuole che il vincolo di alleanza con il suo popolo, vincolo di reciproca appartenenza, sia inscritto, indelebile, nella carne. Un marchio di reciproco amore: «Io sarò il vostro Dio e voi il mio popolo». Non un marchio a fuoco che dica proprietà, come avviene per il bestiame, e nemmeno un marchio di disprezzo come avveniva all’ingresso nei campi di sterminio nazisti. La circoncisione è marchio di reciproca fedeltà, dice che Gesù appartiene al popolo ebraico, è discendente di Abramo. Infine questo giorno è Giornata mondiale per la pace. Papa Francesco ci rivolge un forte messaggio di fraternità con queste parole: «Nessuno può salvarsi da solo. Ripartire dal Covid 19 per tracciare insieme sentieri di pace». Con questa parola di pace possiamo entrare, fiduciosi, nel nuovo anno.