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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (25 giugno 2025)
CATT
  • Il dottor Franco Tanzi con la moglie Laura a Gerusalemme nel 2000

    Il ricordo del dott. Franco Tanzi: nel "prendersi cura" dell'altro ha trovato l'essenza della vita

    «La professione di medico è stata per me un privilegio che, grazie a una compagnia e a una condivisione approfondita con amici e colleghi, mi ha consentito una coscienza originale con cui attraversare la giornata, uno sguardo con cui leggere la realtà»

    (suo intervento al Convegno di inaugurazione della Cattedra Corecco, 7 novembre 2020).

    Franco Tanzi ci ha lasciati l’11 settembre. Tracciarne il ricordo è doloroso e nello stesso tempo fa emergere sentimenti di pace e di gratitudine. Nato a Lugano nel 1949, i primi anni di scuola li aveva trascorsi all’Istituto Elvetico, al quale è sempre stato grato per l’educazione ricevuta, che, insieme a quella della famiglia, gli aveva lasciato un tratto di attaccamento al dovere e al fare bene. Ha studiato medicina all’Università di Zurigo, la formazione pratica l’ha poi condotto in Ticino, in seguito di nuovo a Zurigo e a Ginevra, dove, grazie al Professor Junod ha «incontrato» la geriatria, come medicina della persona anziana vulnerabile e fragile. Rientrato in Ticino si è dedicato con la passione e la determinazione del pioniere alla geriatria, con il desiderio di far capire l’approccio diverso all’anziano: «dalla cura al prendersi cura», come amava ripetere. Caratteristica della sua persona era quella di «esserci», di rispondere, di stare alle cose in modo serio, pragmatico, semplice e amabile. Guardava alla realtà «con la semplicità e la libertà di chi sa che non gli appartiene nulla» (intervento del 7 novembre 2020). E questo l’ha portato ad essere presente in tanti ambiti. Prima di tutto quello professionale nei vari gremi di geriatria (Alzheimer Ticino, Centro diurno Alzheimer, Geria-Club e Osteo-club), per anni si è impegnato nel Consiglio di Fondazione dell’Opera Charitas, è stato attento e costruttivo sostenitore dell’opera educativa delle Scuole San Benedetto. Ricordo l’impegno con i Medici cattolici, Medicina e Persona e le sue mostre, i viaggi in Polonia ai tempi di Solidarnosz con camioncini zeppi di medicine, per la Comunità di recupero dei tossicodipendenti. Negli ultimi anni, man mano che diminuivano gli impegni professionali e gli si liberava del tempo, lo donava con grande dedizione, così nell’impegno, durante la pandemia, nel gruppo di lavoro Case anziani della cellula sanitaria e in ADiCASI. Nel cuore di tanti direttori sanitari di Case anziani e di noi che lavoravamo in ospedale restano i momenti di incontro in zoom, che Franco gestiva con decisione, rispetto e tatto. E allo stesso modo si donava nel sostegno a tanti amici e alle persone che chiedevano il suo aiuto. Partecipando per l’ultima volta alla riunione del Consiglio di Amministrazione della Clinica Moncucco, si è appassionato a proporre un lavoro nelle cure palliative, che permettesse anche una continuità con l’assistenza a domicilio e la valorizzazione della presenza delle famiglie. Nell’incontro con il movimento di Comunione e Liberazione, contagiato dall’entusiasmo della moglie Laura, la fede è diventata cammino di fedeltà: alla preghiera, alla famiglia, alla Fraternità come luogo in cui si incarnava la sua appartenenza alla Chiesa. Questo cammino si è compiuto nell’ultimo anno, un sì al Signore sempre più «consegnato».

    «Vorrei augurare a tutti una morte come un ritorno a casa, con quel sentimento di compiutezza, del fatto di dirsi: posso andarmene sapendo che ho fatto quello che potevo fare».

    (testimonianza a «Strada Regina», 30.10.2021)

    (RM)

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