La Corte Suprema degli Stati Uniti ha confermato la sentenza di un tribunale distrettuale che obbliga l’Amministrazione Trump a stanziare due miliardi di dollari per l’Usaid, l’agenzia per gli aiuti all’estero. La Corte Suprema ha così bloccato l’ordine di Trump di congelare due miliardi di aiuti all'estero, una delle misure adottate nell'ambito della crociata per tagliare le spese federali. La sentenza, che ha spaccato la Corte, con un voto 5 a 4, conferma la validità della sentenza del giudice federale che ha ordinato che vengano immediatamente sbloccati i finanziamenti dell'Usaid che erano già stati stanziati. Ma allo stesso tempo chiede al giudice di "chiarire quali obblighi il governo debba rispettare". I giudici hanno quindi stabilito che devono essere riavviati i due miliardi di dollari di pagamenti dovuti a coloro che per Usaid hanno già completato il loro lavoro e che Trump non voleva pagare.
L'Usaid è l'agenzia indipendente americana istituita nel 1961 dall’allora presidente americano John F. Kennedy e diventata la più grande macchina al mondo di aiuti civili e di assistenza allo sviluppo all'estero. Solo nell'anno fiscale 2023 ha erogato 72 miliardi di dollari in tutto il pianeta, dalla salute delle donne nelle zone di conflitto all'accesso all'acqua pulita, dai trattamenti per l'Hiv/Aids alla sicurezza energetica e alle attività anti-corruzione, fornendo il 42% di tutti gli aiuti umanitari monitorati dall'Onu nel 2024. Con uno staff di diecimila persone, l'Usaid ha quindi rischiato di pagare la politica dell'America First, che ha portato il presidente a congelare tutti gli aiuti esteri americani per riallinearli con le priorità della sua agenda con un ordine esecutivo firmato nel gennaio 2025. Insieme a Usaid sono state colpite come conseguenza molte agenzie partner che operano in ambito umanitario cattolico.
Il Giubileo con il suo originale rimando biblico invita a riflettere sul tema della giustizia sociale. Con l’economista Stefano Zamagni affrontiamo le sfide globali e il pensiero della Chiesa a riguardo.
I due sacerdoti erano stati rapiti in Nigeria lo scorso 22 febbraio alle prime ore dell’alba da uomini armati che avevano assalito la canonica dove i due sacerdoti erano ospitati a Gweda-Mallam, nello Stato di Adamawa, nel Nord-Est della Nigeria.
Mentre il Paese attraversa ore difficili, giungono i primi allarmanti numeri sulle vittime dei conflitti armati in corso.