Il 26 giugno 1988 si spegneva il grande teologo svizzero Hans Urs von Balthasar (1905 - 1988). A trent'anni dalla morte lo ricorda sull'Osservatore romano un articolo di Jacques Servais che qui vi proponiamo
"A trent’anni dalla sua morte, avvenuta il 26 giugno 1988, quest’uomo che non aveva fondato scuole e non accettava discepoli — così ha detto qualcuno che gli doveva la propria vocazione di gesuita — è più che mai presente nella Chiesa. A dire il vero, non tanto per le tesi universitarie che gli vengono dedicate in tutto il mondo, quanto attraverso l’insegnamento di pastori che governano a fatica la barca di Pietro scossa dalla tempesta del mondo e, discretamente, attraverso il pensiero d’intellettuali cristiani che trovano nelle sue opere, soprattutto nei libretti, una fonte inesauribile di riflessione e di discernimento, un nutrimento spirituale per la preghiera e l’azione. «Il carissimo e fedelissimo Hans Urs von Balthasar, il cui genio brillava già» durante i suoi studi a Fourvière (Henri de Lubac), poteva di sicuro suscitare incomprensione al suo tempo. Nell’intercedere a suo favore presso un vescovo perché finalmente incardinasse l’ex-gesuita, Karl Rahner riteneva di dovere scusare agli occhi di quest’ultimo quelle che lui chiamava «le bizzarrie di un genio».
Diciamo semplicemente, con Albert Béguin, che, a differenza delle menti più speculative, lui era un’«anima musicale», ossia prima di tutto un’anima che “ascolta”, e che aveva il talento di un “compositore” di una potenza ordinatrice straordinaria. E ciò non solo per dono innato o per educazione, ma anche come frutto di una metamorfosi operata dalla fede. Indubbiamente era un gigante. (...)
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