di Cristina Uguccioni
Non c’è anno in cui Papa Francesco non solleciti i fedeli a dedicare un tempo della giornata alla lettura personale della Bibbia per meditarne un passo. Continuamente raccomanda di avere sempre a portata di mano un Vangelo tascabile, in modo da poterlo leggere appena si ha un momento di tempo. «Questo è molto importante per la vita», dice.
Ma perché è così importante, decisivo per la propria esistenza? Anzitutto bisogna avere una consapevolezza: la comunicazione di Dio all’umanità – spiegava il cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano e insigne biblista di fama internazionale – «si attua con eventi e parole che si rimandano e si spiegano a vicenda. Nel suo insieme tale rivelazione si chiama “storia della salvezza” ed è descritta nella Bibbia. La Bibbia è quindi il libro dell’autocomunicazione di Dio ed è sommamente prezioso per coglierne e comprenderne i diversi momenti e le caratteristiche». Tutte le pagine della Scrittura risuonano «di questa volontà divina: Dio vuole donare, donarsi. L’evento comunicativo che regge tutta la storia è un evento gratuito e libero: Dio decide di comunicarsi all’uomo entrando con lui in alleanza. A tale iniziativa libera e gratuita del Dio vivente è chiesta una risposta libera e grata: la risposta della fede». Nel Duomo di Milano, sulla tomba del cardinale Martini, per suo espresso desiderio, è scritto: «Lampada ai miei passi è la tua parola, luce al mio cammino» (Salmo 118/119). Chi fa esperienza di una lettura costante della Scrittura scopre che essa ha un ruolo insostituibile, è davvero luce al cammino. La Parola – diceva Martini – è forza di Dio che fa vivere come cristiani e come figli. La Lettera agli Ebrei descrive con chiarezza come essa opera: «La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore».
Concretamente, cosa accade dunque a chi si accosta alla Parola di Dio dedicandole tempo e preghiera? Spiegava bene il gesuita Silvano Fausti, autore di bellissimi commenti ai Vangeli diventati dei classici: «La parola da sempre determina l’uomo che sente, pensa, agisce in base alla parola che ascolta e accoglie. Mentre gli animali sono stati creati secondo la loro specie, l’uomo non appartiene a nessuna specie: è immagine e somiglianza di Dio, che è Parola scambiata. La Bibbia è un racconto che ha qualcosa di stupefacente: quando lo leggi vedi che ti legge e ti interpreta nella tua verità più profonda, racconta la tua essenza, quel desiderio di amore, pienezza, felicità, giustizia, pace, armonia e gioia che, come tutti, hai dentro di te. Libera e salva la tua verità che ancora non era stata svelata».
Sottolinea Donatella Scaiola, biblista, docente emerito della Pontificia Università Urbaniana: «Con la lettura della Scrittura – che è l’unica via di accesso al mistero di Dio – si cambia. Non accade nessuna trasformazione magica, però, col tempo, ascoltando la parola che Dio rivolge, la vita si trasforma: muta il modo di considerare noi stessi, gli altri, le vicende che ci accadono, la nostra visione del mondo. In questo senso l’immagine della spada evocata nella Lettera agli Ebrei, che può suonare strana in quanto immagine bellica, è in realtà pregnante, perché indica l’accuratezza con cui agisce la Parola in noi. Naturalmente perché ciò possa accadere occorre volerlo: bisogna essere animati dal desiderio di lasciarci davvero interpellare e trasformare da essa e bisogna poi essere disposti a modificare quegli aspetti della nostra vita che scopriamo essere bisognosi di cambiamento».
Martini, con riferimento all’agire dell’uomo e della donna che ascoltano la Parola di Dio, precisava: «Non leggiamo la Scrittura per avere la forza di compiere quello che abbiamo deciso! Invece, leggiamo e meditiamo affinché nascano le giuste decisioni e la forza consolatoria dello Spirito ci aiuti a metterle in pratica. Non si tratta, come spesso pensiamo, di pregare di più per agire meglio ma di pregare di più per capire ciò che devo fare e per poterlo fare a partire dalla scelta interiore». Può accadere tuttavia che, in alcuni periodi della vita, leggendo la Scrittura, essa non ci dica più niente, che le parole non posseggano più sapore, consistenza, significato. Come comportarsi in questi periodi? Non bisogna spaventarsi, è un’esperienza occorsa anche ad alcuni santi. È importante invece perseverare nella lettura e nella preghiera della Scrittura. Nella personale storia con Dio, proprio come accade nelle relazioni umane, si vivono momenti di luce e di ombra.
Osserva Donatella Scaiola: «Nei rapporti non si getta la spugna e non si abbandona tutto quando insorgono incomprensioni o difficoltà. Si va avanti cercando di superare il momento. Così bisogna fare con la Scrittura». Purtroppo, aggiunge la biblista, «nonostante i ripetuti richiami del Magistero circa la centralità della Scrittura, essa oggi non è più così centrale nella prassi pastorale di vari contesti ecclesiali. Sarebbe opportuno tornare a riservarle lo spazio che le spetta. Per i Padri della Chiesa Scrittura ed Eucaristia erano i due pilastri della fede, la mensa indispensabile al credente».
Credere, in concreto, è aderire a Gesù e andargli dietro per stare con Lui. A Gesù che domandava ai discepoli: «volete andarvene anche voi?», Pietro rispose: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna». Leggendo e pregando la Scrittura si scopre, a livello esistenziale, che è proprio vero.
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