“Scherza con i fanti, ma lascia stare i Santi”. Quante volte abbiamo sentito questa saggezza popolare da parte dei nostri anziani. Leggendo la vita di Dorothy Day ho compreso la veridicità di questa espressione. In questi anni sono usciti diversi libri su di lei, come la sua Autobiografia e un testo, con introduzione di papa Francesco, scritta da lei stessa ed edita da Libreria Editrice Vaticana: Ho incontrato Cristo nei poveri. Premessa a questo discorso è il fatto che questa donna non è ancora riconosciuta dalla Chiesa ancora come beata e si è concluso da poco l’istruttoria diocesana a New York. Processo lungo iniziato nell’anno Santo del 2000 con Giovanni Paolo II. Dorothy stessa aveva detto: «Non chiamatemi santa. Non voglio essere allontanata così facilmente». Quasi a dire che avrebbe dato filo da torcere ai dicasteri romani che si occupano della sua venerabilità chiedendo a loro di indagare bene per comprendere i segreti della santità. Tuttavia di lei ne hanno fatto elogi anche Benedetto XVI e Francesco, quest’ultimo al Congresso americano, l’ha paragonata a Lincoln e Thomas Merton.
Nata l’8 novembre 1897 a New York (anno di morte di Santa Teresa di Lisieux), morta il 29 novembre 1980. Una vita segnata all’inizio da dissolutezze nella ricerca di un senso alla propria vita nell’ideologia marxista per poi abbracciare la fede cristiana dove trova le risposte vere ai suoi interrogativi. Aveva praticato un aborto, ma alla nascita di una nuova figlia inizia per lei la vita della fede che cercava in gioventù, ma che aveva abbandonato. Battezzata tra i metodisti aveva girovagato un poco per le Chiese protestanti. In ospedale un immaginetta di Santa Teresa del Gesù Bambino le ha fatto scoccare la scintilla della conversione. Davanti al padre della bambina che non accettava la nuova scelta di Dorothy. Da quel momento in poi la sua vita è un crescendo. Presta servizio nel Catholic Worker Movement rivista da lei fondata con Peter Maurin, un attivista francese. Realtà questa non solo di informazione, ma anche di accoglienza per i poveri. Convinta sostenitrice che la carità è la cartina tornasole del cristiano ha sempre vissuto nelle periferie accanto agli ultimi. Fedele al Papa si è spesa per promuovere il Concilio Vaticano II giungendo a Roma in quei giorni frenetici per la Chiesa incontrando ai margini alcuni attori di quell’importante evento. L’attualità del pensiero di Dorothy è sempre dirompente in tempi di guerre come quelli che stiamo vivendo. Note le sue battaglie contro gli interventi americani nei conflitti mondiali. Prese di posizioni che le sono costate periodi di detenzione. In questi giorni la liturgia della Parola nella celebrazione Eucaristica ci ricordava la lettera alla Chiesa di Laodicea, nel brano dell’Apocalisse: “Perché non sei né freddo, né caldo sto per vomitarti”. Dorothy con il suo impegno ci invita a vincere la tiepidezza della fede e a vivere l’entusiasmo del dono ricevuto per consegnarlo ai fratelli. (mc/red)
Forti le parole del leader della Chiesa greco ortodossa di Antiochia, vero e proprio «manifesto» delle attese di tanti cristiani siriani
Il messaggio lancia un appello per la liberazione “degli ostaggi, dei prigionieri, il ritorno dei senzatetto e degli sfollati, la cura dei malati e dei feriti, il ripristino delle proprietà sequestrate o minacciate e la ricostruzione di tutte le strutture civili che sono state danneggiate o distrutte”.
Oggi, 12 dicembre, è la sua festa. La testimonianza di quanto la purezza del cuore possa far fiorire nel mondo la bellezza.