di Cristina Vonzun
La speranza, tema dell’Anno Santo, e l’educazione. Ne parliamo in occasione del Giubileo dedicato agli educatori in programma l'8 febbraio 2025 a Lugano. Se si tratta di giovani generazioni il binomio va da sé, infatti si dice che la speranza è verde come il colore della natura acerba che è in procinto di germogliare. Quindi se non sono i giovani a sperare quasi per «natura», chi altri? La speranza poi – lo ricordano psicologi e pedagogisti – è anche un fondamentale atteggiamento educativo: spero se qualcuno mi ha dimostrato di sperare in me. Della speranza nel mondo educativo parlano in questa pagina tre docenti impegnati nella scuola pubblica ticinese, tra elementari, scuola speciale e medie.
Lisia Rusconi di Breno, docente di religione alle Scuole elementari e alla Scuola speciale, presidente dell’Associazione «ERES» («Educazione religiosa in età scolastica») ci confida la naturale spontaneità che i bambini hanno nel vivere la speranza ma anche l’urgenza che lei coglie nel tema scelto dal Papa per l’anno giubilare.
«I bambini, nel bene e nel male, sono pieni di speranza. Hanno insita in loro la capacità di perdonare. Nei giorni scorsi trattando con gli allievi delle elementari la pagina evangelica che narra di Zaccheo, questo uomo per il quale nessuno avrebbe sperato in un cambiamento, ho visto come i piccoli invece abbiano colto nella seconda possibilità data a Zaccheo il cuore del messaggio». Per Lisia sono soprattutto i genitori ad essere in crisi con la speranza: «Se i bambini non sperano è perché hanno subito delle scelte sbagliate da parte del mondo adulto», dice. La speranza dei piccoli appare quindi come qualcosa di naturale, espressa dalla capacità di concedere sempre una seconda possibilità a qualcuno. Forse per questo Gesù nel Vangelo loda i piccoli e li mette al centro del suo messaggio. Ma il mondo adulto va per un’altra strada. Basta accendere la tv o connettersi alla rete. «Si è presi dallo scoraggiamento, invasi dalle brutte notizie che dilagano, mentre quelle belle non trovano spazio». E la speranza cristiana? «È quella certezza che ha il nome di Gesù Cristo», dice Lisia Rusconi. «Oggi – secondo la docente di Scuola elementare e di Scuola speciale – se è necessario ancorare i bambini a delle certezze che tengano per tutta la vita, è compito dei cristiani essere donne e uomini di speranza tra i colleghi, a scuola, mediante gesti semplici che comunichino positività nell’ambiente in cui si vive».
Sandro Maglio, di Giubiasco, è docente di italiano e latino nonché collaboratore di direzione. Catechista in parrocchia, già animatore di Azione Cattolica, ha una pluriennale esperienza educativa nella delicata fascia di età della Scuola media. «Quantificare se i giovani hanno più o meno speranza rispetto al passato è difficile. Noto piuttosto una maggiore ansia riguardo al futuro dopo la scuola dell’obbligo». Il professor Maglio ha il compito di aiutare i ragazzi e le ragazze a preparare le lettere per la ricerca di uno stage dopo la Scuola media. «I ragazzi avvertono la grande competitività sociale che li attende», dice. «Purtroppo – osserva Maglio – noto che sempre più ditte contattate non rispondono alle lettere inviate dagli allievi per gli stage. Ci sono ragazzi che per questa ragione si lasciano andare. Penso che ogni persona – a maggior ragione un ragazzo o una ragazza di quell’età – abbia diritto a ricevere una risposta, fosse anche un “no”. Se siamo una società (da societas, cioè un’alleanza di persone), la speranza è un compito comune non delegabile solo alla scuola», osserva ancora Maglio. La dimensione sociale è intrinseca all’antica idea ebraica di Giubileo, come lo sono la possibilità di ricominciare un percorso, il perdono, l’equità ristabilita, la responsabilità e la giustizia comune. «In qualità di docente – continua Maglio – devo sempre nutrire la speranza che una persona trovi il suo ruolo. Ognuno ha i suoi talenti. Magari c’è chi ne ha di più di un altro, ma questo non vuol dire che chi è più dotato debba vivere pensando a realizzare sé stesso, dimenticandosi gli altri. Va insegnata a scuola e nella società un’attenzione reciproca a chi ha meno talenti: così si educa e si fa crescere la speranza altrui e sociale».
Nelle voci qui raccolte sembra di cogliere da un lato l’eco di quella «alleanza sociale per la speranza» auspicata dal Papa nella bolla di indizione del Giubileo, dall’altro la dimostrazione che tra educazione e speranza c’è una comune tensione, quasi fossero sinonimi. Da qui una grande responsabilità per tutti.
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L’8 febbraio 2025 in Cattedrale a Lugano dalle 10 si svolge il Giubileo del mondo dell’educazione. Alle 10 è previsto un incontro con il vescovo Alain rivolto ai docenti di ogni ordine e grado. «Sarà l’occasione per confrontarci sulla possibilità di un progetto comune del mondo educativo cattolico», spiega don Emanuele Di Marco, direttore ad interim dell’«UIRS». La proposta di un progetto nasce nell’ambito dell’associazione Rete «ERES» (Educazione Religiosa in Età Scolastica). Sempre in Cattedrale alle 11 si celebra la S. Messa giubilare per il Giubileo del mondo dell’educazione rivolta a docenti, educatori, maestri, professori e personale scolastico.
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Domenica, 9 marzo, all'OTAF di Sorengo, la Diocesi di Lugano ha celebrato il Giubileo delle persone con disabilità. Un’iniziativa sostenuta dal Vescovo Alain, che ha presieduto la Santa Messa, con un pranzo conviviale e un momento di testimonianze di coraggio e rinascita.