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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (21 giugno 2025)
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  • Il commento ai Vangeli di domenica 22 giugno

    Calendario romano

    Il segreto che cambia la vita

    di Dante Balbo*

    «Tu sei il Cristo di Dio». Lo dice Pietro, in un giorno particolare in cui Gesù aveva portato i suoi in ritiro spirituale, si direbbe oggi, lontano dalla frenesia di ogni giorno, dagli assalti della folla, dai malati da guarire, dalle ore e ore ad ascoltare dolori e suppliche, parabole e discorsi, senza neppure il tempo di mangiare. Nell'intimità di un momento tranquillo, il maestro interroga i suoi e comincia da lontano, chiedendo cosa pensa di lui la gente. Non è difficile per gli Apostoli rispondere. Erano orgogliosi di lui, che veniva paragonato ai grandi di Israele, Elia, il gigante che aveva sconfitto i sacerdoti di Baal, Geremia che aveva sopportato per tutta la vita l'ostilità del re, pur di proclamare la Parola del Signore, o qualcun altro dei profeti che avevano reso grande il popolo ebraico e predetto la venuta del Messia liberatore. Viene sempre il momento in cui la domanda di Gesù si fa personale e inevitabile. «E voi?». Pietro per tutti risponde dichiarando apertamente che il suo Maestro era l'Atteso da centinaia di anni, il re, unto, cioè consacrato da Dio. La ricordo quella sera, quando la discussione si fece feroce nel nostro gruppo giovanile. Alcuni sostenevano che bisognasse pregare e affidarci al Signore nella nuova spiritualità del Rinnovamento nello Spirito, altri avrebbero voluto che ci impegnassimo nelle opere di carità, nel volontariato, nell'impegno politico. Mi rifiutai di scegliere, ma soprattutto dissi che anche se il gruppo si fosse sciolto, la mia fedeltà era al Signore Gesù di cui l'esperienza con i miei compagni era una realtà transitoria. Con la consapevolezza di oggi, forse avrei fatto altre considerazioni, ma quello che ho portato con me è stata la scelta radicale per Gesù il Messia, che in quel momento era diventata per me vitale. Lo stesso accadde a Pietro e Gesù impose ai suoi il segreto su quanto avevano riconosciuto. Tuttavia è quel segreto che è stato capace di cambiare la loro vita e di trasformare l'umanità nella Chiesa, fino a raggiungermi 2000 anni dopo. *Il Respiro spirituale, Caritas Ticino

    Calendario ambrosiano

    La fede, mano salda per superare l’angoscia

    di don Giuseppe Grampa

    Può sembrare del tutto improponibile l’Evangelo di oggi. Una pagina che sembra suggerire una sorta di tranquilla attesa di una soluzione dall’alto. Ma andiamo al cuore dell’evangelo odierno, a quel triplice appello di Gesù: «Non preoccupatevi», anzi, «non angosciatevi». Ma perché, come ci dice l’Evangelo dovremmo vincere l’angoscia? Semplice e disarmante la risposta: Dio nutre gli uccelli del cielo, Dio riveste l’erba del campo, Dio sa che noi, suoi figli, abbiamo bisogno di cibo e vestito. In una parola: Dio si prende cura. L’angoscia che nasce dalla terribile esperienza dell’impotenza di fronte ad un futuro fosco perché incerto, può trovare nella fede non già la ricetta miracolistica ma la serena certezza che i nostri fragili giorni sono affidati a Colui che conosce ciò di cui abbiamo bisogno, sono affidati ad un Dio che si prende cura. La fede non è un insieme di risposte rassicuranti ma una sola elementare certezza: non siamo in balìa di un destino cieco, Dio sa ciò di cui abbiamo davvero bisogno e si prende cura. La fede è come una mano amica che tiene la nostra mano, la stringe per infonderci coraggio e così aiutarci a vincere l’angoscia. A noi è detto di cercare una cosa sola: il Regno di Dio e la sua giustizia. Cercarlo, perché è già in mezzo a noi, nascosto negli innumerevoli gesti di amore, condivisione, accoglienza, fraternità, giustizia di cui tanti uomini e donne sono capaci soprattutto in questi tempi difficili. La solidarietà, dunque, diventa la garanzia di una umanità che, alla ricerca di una reale giustizia e del benessere per tutti, non può dimenticare gli ultimi, né abbandonare coloro che non riescono a mantenere i ritmi di un’efficienza spesso esasperata. L‘evangelo di oggi non vuole distoglierci dall’impegno quotidiano nel lavoro, piuttosto ci libera dall’angoscia grazie al gesto dell’affidamento nelle mani di questo Padre che conosce i nostri bisogni e ai figli che chiedono un pane non darà una pietra. E neppure noi saremo sordi a quanti ci chiedono pane e non daremo certo loro una pietra!

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