Può un cristiano girare lo sguardo davanti alla realtà sociale, ai drammi dei migranti, alla povertà che attanaglia sempre più famiglie (anche in Ticino), alle disuguaglianze sociali, alla crisi climatica ed in generale al clima sociale di oggi? Il Papa ha risposto ieri in un incontro con oltre 2000 giovani dell'Azione cattolica. «Il cristiano si interessa alla realtà sociale e dà il proprio contributo; il nostro motto non è “me ne frego”, ma “mi interessa!”». Parole chiare con le quali Bergoglio ha messo in guardia i ragazzi contro il «menefreghismo, una malattia più pericolosa di un cancro». Bisogna invece occuparsi degli altri sapendo che «la miseria umana non è un destino che tocca ad alcuni sfortunati, ma quasi sempre il frutto di ingiustizie da estirpare».
L'importanza del legame tra Azione Cattolica e territorio
All’inizio del discorso, il Pontefice si era soffermato sull’importanza della parrocchia: «Vi dico subito che apprezzo molto il fatto che a voi sta a cuore la parrocchia. Anche a me sta a cuore!». E poi ha proseguito: «Io sono di un'altra generazione. Sono nato e cresciuto in un contesto sociale ed ecclesiale diverso, quando la parrocchia - con il suo parroco - era un punto di riferimento centrale per la vita della gente: la Messa domenicale, la catechesi, i sacramenti... La realtà socio-culturale in cui vivete voi è molto cambiata, lo sappiamo; e già da tempo - prima in altri Paesi, poi anche in Italia - la missione della Chiesa è stata ripensata, in particolare la parrocchia. Ma, in tutto questo, rimane una cosa essenziale: per noi, per me e per voi, per il nostro cammino di fede e di crescita, l'esperienza parrocchiale è stata ed è importante. Insostituibile. È l'ambiente "normale" dove abbiamo imparato ad ascoltare il Vangelo, a conoscere il Signore Gesù, ad offrire un servizio con gratuità, a pregare in comunità, a condividere progetti e iniziative, a sentirci parte del popolo santo di Dio».
"Coltivate la fraternità"
Il Papa ha incoraggiato i giovani di Azione cattolica a coltivare la fraternità, a essere lievito, a educarsi all’attenzione all’altro. «Quanti giovani si sono formati a questa scuola! Quanti hanno dato la loro testimonianza sia nella Chiesa sia nella società, nelle diverse vocazioni e soprattutto come fedeli laici, che hanno portato avanti da adulti e da anziani lo stile di vita maturato da giovani, nella parrocchia», ha insistito il Pontefice. Ricordando che la parrocchia è «la Chiesa in mezzo alle case, in mezzo al popolo», ha esortato i giovani di Ac a essere «credenti, responsabili e credibili: questo io vi auguro. Potrebbe diventare anche questa una formula, un “modo di dire”. Ma non è così, perché queste parole sono incarnate nei santi, nei giovani santi!». Tra essi «Pier Giorgio Frassati che è stato un membro attivo ed entusiasta dell’Azione Cattolica Italiana, in particolare della FUCI, e dimostra come si può essere giovani credenti responsabili credibili, credenti felici, sorridenti. Guai ai giovani con la faccia da veglia funebre: hanno perso tutto».
fonte: vaticanmedia/red