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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (19 dicembre 2024)
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  • Il Papa autorizza il culto pubblico della Madonna di Medjugorje, ma non si esprime sul carattere soprannaturale delle apparizioni

    Il Papa autorizza il culto pubblico della Madonna di Medjugorje, ma non si esprime sul carattere soprannaturale delle apparizioni

    Si riconosce la bontà dei frutti spirituali legati all’esperienza di Medjugorje, autorizzando i fedeli ad aderirvi in quanto «si sono verificati molti frutti positivi e non si sono diffusi nel popolo di Dio effetti negativi o rischiosi» senza che ciò implichi una dichiarazione del carattere soprannaturale delle apparizioni e ricordando che nessuno è obbligato a credervi. È questo, in sintesi, il contenuto della nota “La Regina della pace”, presentato oggi dal cardinale Víctor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, che si inserisce sulla scia delle nuove Norme per discernere questi fenomeni dello scorso mese di maggio.

    Proprio questi frutti positivi hanno portato al “nulla osta” che autorizzata il culto pubblico, emesso dal vescovo di Mostar-Duvno in accordo con la Santa Sede, sul fenomeno Medjugorje, per il fatto che i fedeli “possono ricevere uno stimolo positivo per la loro vita cristiana attraverso questa proposta spirituale”. Sulla dichiarazione di soprannaturalità, “il Papa non la considera necessaria”, ha rivelato il prefetto rispondendo alle domande dei giornalisti: “Per lui è sufficiente il nihil obstat”.

    I luoghi legati al fenomeno Medjugorje sono meta di pellegrinaggi da tutto il mondo. «I frutti positivi si rivelano soprattutto come la promozione di una sana pratica di vita di fede» in accordo con la tradizione della Chiesa. Si registrano «abbondanti conversioni» di persone che hanno scoperto o riscoperto la fede; il ritorno alla confessione e alla comunione sacramentale, numerose vocazioni, «molte riconciliazioni tra coniugi e il rinnovamento della vita matrimoniale e familiare». «Occorre menzionare – si legge nella Nota - che tali esperienze avvengono soprattutto nel contesto del pellegrinaggio ai luoghi degli eventi originari piuttosto che durante gli incontri con i “veggenti” per presenziare alle presunte apparizioni». Si riportano pure «numerosissime guarigioni». La parrocchia del piccolo paese dell’Erzegovina è luogo di adorazione, preghiera, seminari, ritiri spirituali, raduni di giovani e «sembra che a Medjugorje le persone si rechino soprattutto per rinnovare la propria fede piuttosto che in ragione di precise richieste concrete». Sono sorte anche opere di carità che si occupano di orfani, tossicodipendenti, disabili e si registra anche la presenza di gruppi di cristiani ortodossi e di musulmani.

    La Nota del Dicastero ripercorre i messaggi attributi alla Madonna, che sono stati analizzati da diversi punti di vita e per i quali è stato identificato ciò che è conforme al Vangelo e ciò che invece appare più problematico, fermo restando la necessità di considerarli nel loro insieme e per la loro forza edificante.  Centrale sembra essere il messaggio relativo alla pace, intesa non soltanto come assenza di guerra ma anche in un senso spirituale, familiare e sociale, come indica la Nota. Il titolo più originale che la Madonna attribuisce a sé stessa è infatti “Regina della Pace”. «Io mi sono presentata qui come Regina della Pace per dire a tutti che la pace è necessaria per la salvezza del mondo. Soltanto in Dio si trova la vera gioia dalla quale deriva la vera pace. Perciò chiedo la conversione» (16.06.1983). È una pace frutto della carità vissuta, che «implica pure l’amore per quelli che non sono cattolici». Un aspetto che si comprende meglio «nel contesto ecumenico e interreligioso della Bosnia, segnato da una terribile guerra con forti componenti religiose». Emerge con frequenza l’invito all’abbandono fiducioso in Dio che è amore: «Possiamo riconoscere un nucleo di messaggi nei quali la Madonna non pone sé stessa al centro ma si mostra pienamente orientata verso la nostra unione con Dio». Inoltre «l’intercessione e l’opera di Maria appaiono chiaramente sottomesse a Gesù Cristo come autore della grazia e della salvezza in ogni persona». Maria intercede, ma è Cristo che «ci dà la forza, pertanto, tutta la sua opera materna consiste nel motivarci ad andare verso Cristo». Nei messaggi si ritrova poi «un costante invito ad abbandonare uno stile di vita mondano e un eccessivo attaccamento ai beni terreni con frequenti inviti alla conversione, che fa diventare possibile la vera pace nel mondo». Proprio la conversione sembra essere il fulcro del messaggio di Medjugorje. C’è anche una «insistente esortazione a non sottovalutare la gravità del male e del peccato e a prendere molto sul serio la chiamata di Dio a lottare contro il male e contro l’influsso di Satana», indicato come origine dell’odio, della violenza, della divisione. Fondamentali anche il ruolo della preghiera e del digiuno, come pure la centralità della messa, dell’importanza della comunione fraterna e la ricerca del senso ultimo dell’esistenza nella vita eterna. Nella Nota si indicano come problematici quei messaggi che attribuiscono alla Madonna le espressioni “il mio piano”, “il mio progetto”, espressioni che «potrebbero confondere. In realtà, tutto quanto Maria compie è sempre al servizio del progetto del Signore e del suo piano divino di salvezza». Come pure non bisogna erroneamente «attribuire a Maria un posto che è unico ed esclusivo del Figlio di Dio fatto uomo». Il Dicastero per la Dottrina della Fede sottolinea invece un messaggio che può essere considerato come una sintesi della proposta del Vangelo attraverso Medjugorje: «Desidero avvicinarvi sempre di più a Gesù e al suo cuore ferito» (25.11.1991).

    La Nota sottolinea il fatto che le conclusioni a cui si è giunti non implicato un giudizio circa la vita morale dei presunti veggenti e che in ogni caso i doni spirituali «non esigono necessariamente la perfezione morale delle persone coinvolte per poter agire».

    Il Dicastero invita infine chi si reca a Medjugorje «ad accettare che i pellegrinaggi non si fanno per incontrarsi con i presunti veggenti, ma per avere un incontro con Maria, Regina della Pace».

    Per quanto riguarda i messaggi futuri o quelli fino ad ora non ancora emerse, dovranno essere valutati e approvati per la loro pubblicazione dal visitatore apostolico”, ha spiegato il cardinal Fernandéz: “Fino a quando non saranno approvati, si consiglia ai fedeli di considerarli come testi edificanti”.


    La cronistoria sulle presunte apparizioni a Medjugorje

    All'inizio della conferenza stampa, Armando Matteo, Segretario del Dicastero per la Dottrina della Fede, ha ripercorso le tappe più importanti relative a Medjugorie

    Il fenomeno delle presunte apparizioni della Madonna a Medjugorje riguarda gli eventi iniziati il 24 giugno del 1981 nella parrocchia di San Giacomo a Medjugorje, amministrata dai Padri Francescani O.F.M., della Provincia Erzegovinese, nella Diocesi di Mostar-Duvno in ex Jugoslavia (oggi Bosnia ed Erzegovina). Nel tardo pomeriggio di quel giorno, due ragazze Ivanka Ivanković e Mirjana Dragičević si recano in località Podbrdo, ai piedi della collina Crnica. All’improvviso, Ivanka vede la Madonna (non apparsa a Mirjana). Le due ragazze continuano il cammino per il villaggio. Lo stesso giorno, verso le ore 18, sei ragazzi vedono nello stesso luogo la figura di Maria con un bambino tra le braccia: oltre a Ivanka e Mirjana, sono presenti Vicka Ivanković, Ivan Dragičević, Ivan Ivanković e Milka Pavlović, Marija Pavlović e Jakov Čolo, che fanno tutt’ora parte dei sei veggenti, si uniscono agli altri ragazzi il giorno dopo, il 25 giugno.

    Il 21 luglio dello stesso anno S.E. Monsignor Pavao Žanić, Vescovo di Mostar-Duvno, si incontra con i sei “veggenti”, i quali gli riferiscono l’esperienza da poco vissuta. L’Ordinario resta convinto che «i ragazzi non mentono». Manifesterà tale convinzione anche alcuni giorni dopo, in occasione dell’amministrazione della Cresima nella parrocchia di Medjugorje. Successivamente, il 19 novembre del 1983, S.E. Monsignor Pavao Žanić invia all’allora Congregazione per la Dottrina della Fede una relazione confidenziale circa la presunta apparizione di Maria, manifestando i suoi «fortissimi dubbi» al riguardo.

    Il 12 ottobre dell’anno successivo, la Conferenza Episcopale Jugoslava emette una dichiarazione circa i presunti fatti di Medjugorje, richiamando la competenza dell’autorità ecclesiastica circa la valutazione delle apparizioni e proibendo i pellegrinaggi ufficiali a Medjugorje.

    Il 19 maggio del 1986, la Commissione diocesana incaricata di valutare le presunte apparizioni a Medjugorje emette il proprio giudizio: per 11 membri contro 4 Non constat de supernaturalitate (non si conferma né l’origine soprannaturale, né quella non soprannaturale). Nel corso dello stesso anno, il Pro-Nunzio di Belgrado esprime parere negativo sui lavori della Commissione diocesana. L’allora Congregazione per la Dottrina della Fede decide di affidare alla Conferenza Episcopale Jugoslava un nuovo esame del caso.

    L’anno successivo, precisamente il 9 aprile 1987 hanno inizio i lavori della Commissione della Conferenza Episcopale Jugoslava, che si protrarranno sino all’aprile del 1991. Il 10 di quel mese viene pubblicato il rapporto finale della Commissione della Conferenza Episcopale Jugoslava circa il fenomeno di Medjugorje, conosciuto come la Dichiarazione di Zadar (Zara). Che cito: «I vescovi sin dall’inizio seguono le apparizioni di Medjugorje tramite il vescovo della diocesi, la commissione episcopale e la commissione della conferenza episcopale jugoslava per Medjugorje. Sulla base delle ricerche sin qui compiute non è possibile affermare che si tratta di apparizioni e fenomeni soprannaturali. Tuttavia, i numerosi credenti che arrivano a Medjugorje provenienti da vari luoghi e spinti da motivi religiosi e di altro genere hanno bisogno dell’attenzione e della cura pastorale innanzitutto del vescovo della diocesi e poi anche di altri vescovi così che a Medjugorje e con Medjugorje si possa promuovere una sana devozione verso la Beata Vergine Maria, in armonia con l’insegnamento della Chiesa. A tal fine i vescovi forniranno adeguate indicazioni liturgico‒pastorali e tramite la commissione continueranno a seguire e a far luce sugli avvenimenti di Medjugorje».

    Passiamo al 1994. È il 28 ottobre di quell’anno, quando monsignor Ratko Perić, nuovo Ordinario di Medjugorje, chiede a Giovanni Paolo II di istituire una Commissione per un verdetto definitivo sulle “apparizioni”. A luglio del 1995, invece, si preannuncia una visita di Giovanni Paolo II a Medjugorje durante il viaggio apostolico a Sarajevo. Il Papa, in alcune lettere private, si è infatti espresso positivamente su Medjugorje e sul suo desiderio di visitare il luogo. Informato di ciò, Mons. Perić chiede all’allora Congregazione per la Dottrina della Fede di evitare tale visita, che di fatto non avrà luogo.

    Il 2 marzo del 1998, dietro richiesta del Vescovo di Saint-Denis-de-La Reunion, l’allora Congregazione per la Dottrina della Fede risponde che i pellegrinaggi privati a Medjugorje sono permessi, a condizione che non si dichiari Medjugorje luogo di apparizioni autentiche. Si dichiara, inoltre, che la posizione di monsignor Perić circa il giudizio constat de non supernaturalitate non è quella della Congregazione per la Dottrina della Fede.

    Negli anni a seguire, si succedono varie consultazioni tra l’allora Congregazione per la Dottrina della Fede e la nuova Conferenza Episcopale di Bosnia ed Erzegovina in merito a un nuovo esame dell’intera documentazione. La Conferenza Episcopale di Bosnia ed Erzegovina, tuttavia, dichiara di non essere in grado di intraprendere un nuovo esame né lo giudica opportuno.

    Il punto di svolta reca la data del 14 gennaio del 2008, quando Benedetto XVI decide di istituire una Commissione internazionale per valutare i presunti fenomeni soprannaturali di Medjugorje. presidente di tale Commissione è il cardinale Camillo Ruini. Nel gennaio del 2014, dopo circa sei anni di lavori, la Commissione internazionale emette il proprio giudizio. Le conclusioni della Commissione Ruini non vengono resi noti, e questo a motivo di un’esplicita richiesta dell’allora Congregazione per la Dottrina della Fede. Quest’ultima, negli anni successivi, predispone una serie di approfondimenti dell’intera vicenda relativa a Medjugorje. Si chiede il parere di due esperti che giungono a risultati assai diversi rispetto a quelli della Commissione Ruini.

    Nel dicembre del 2015, ricevuta tutta la documentazione, Papa Francesco avoca a sé ogni decisione su Medjugorje. Successivamente, l’11 febbraio del 2017, Papa Francesco nomina monsignor Henryk Hoser Inviato Speciale della Santa Sede per esaminare la situazione pastorale a Medjugorje, mentre il 14 gennaio del 2019 viene resa pubblica una disposizione del Pontefice, secondo la quale «è possibile organizzare pellegrinaggi a Medjugorje, sempre che si abbia cura di evitare che siano interpretati come una autenticazione degli avvenimenti».

    C’è da ricordare, infine, che, il 27 dicembre 2021, Papa Francesco nomina Sua Ecc.za Mons. Aldo Cavalli come nuovo Visitatore apostolico a carattere speciale per la Parrocchia di Medjugorje, a tempo indeterminato e ad nutum Sanctae Sedis. Monsignor Cavalli succede all’arcivescovo polacco Henryk Hoser, morto il 13 agosto di quell’anno.

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