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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (17 giugno 2025)
CATT
  • Padre Rémi Steinmyller ha celebrato la prima messa nel Doubs

    La Chiesa celebra il suo battesimo nautico sul lago dei Brenets

    Al porto dei Brenets (NE), sabato 14 giugno verso le 17, le voci si levano nell’aria calda. Una ventina di coristi, diretti da Laurent Chiron, prova un’ultima volta prima dell’imbarco. I loro canti si mescolano al rumore dell’acqua del Doubs. Tra pochi minuti, vivranno una prima assoluta: la celebrazione della messa sull’acqua.

    Reportage di Silvia Freda (per cath.ch)

    Sul molo, la Compagnia di Navigazione sul Lago dei Brenets (NLB) ha previsto tutto. «L’affluenza è tale che stiamo valutando l’uso di una seconda barca, pronta per essere ormeggiata alla prima», annuncia Sophie Durig, catechista presso la Cappella dei Brenets, moglie del capitano della compagnia e ideatrice dell’iniziativa. Alla fine, le 80 persone presenti riescono a imbarcarsi tutte sulla grande motonave. La barca si allontana lentamente e la messa ha inizio. A prua, una semplice tavola coperta di bianco funge da altare. Un impianto audio. Alcuni fiori. E molto silenzio. Il sole picchia. L’abate Rémi Steinmyller si asciuga la fronte. Il caldo non impedisce il raccoglimento. «Ho spesso celebrato in montagna, nella foresta, in tanti luoghi, sulla neve, sulle rocce… ma mai sull’acqua», confida il sacerdote prima di salire a bordo.

    Una bella immagine biblica

    Ordinato da un anno, l’abate Steinmyller vedeva in questa messa una bellissima immagine biblica. «L’acqua è onnipresente nella Bibbia», sottolinea. «C’è la barca di Pietro che simboleggia la Chiesa nel mare del mondo. C’è il battesimo, con l’immersione nell’acqua per rinascere. Senza dimenticare Gesù che placa la tempesta, cammina sull’acqua o dorme nella barca con i suoi discepoli. Speriamo che il lago resti calmo durante la messa, e che Dio non sollevi una tempesta per mettere alla prova la nostra fede!», dice sorridendo.

    Desiderio esaudito. La calma, infatti, avvolge il Doubs durante la liturgia. Solo i canti del coro rompono il silenzio. Il giovane sacerdote dedica la sua omelia alla Trinità, illustrandola con un racconto incentrato sull’acqua. «Ho scelto di raccontare un sogno di sant’Agostino» esordisce davanti all’assemblea. «Un bambino tenta di riempire una buca nella sabbia con l’acqua del mare», continua. «Sant’Agostino, stupito da quel gesto assurdo, gli dice che è impossibile. Il bambino risponde: “È come te che vuoi capire il mistero della Trinità”…»

    La questua per l’affitto della barca

    Mentre illumina la Parola del giorno, l’assemblea lo ascolta, serena e concentrata. Il sole fa danzare riflessi d’acqua sulla barca. Sul tetto, una parte dell’attrezzatura disegna una croce quasi perfetta. Un caso… divino. La questua servirà a coprire i costi per la messa a disposizione dell’imbarcazione da parte della NLB.
    Alla fine della celebrazione, la barca rientra lentamente al molo. Il silenzio permane ancora qualche istante. Poi, sul porto, si condivide un aperitivo. Un modo semplice per prolungare la celebrazione. «Non basta che la porta delle nostre chiese sia aperta», spiega l’abate Steinmyller durante questo momento conviviale. «Bisogna anche uscire, chiamare i passanti. Ed è proprio ciò che permettono queste messe all’aperto.»

    «Un retablo vivente»

    «Intorno, la natura incorniciava la scena come un retablo vivente. Alcune canoe ci affiancavano, quasi toccate anch’esse dalla grazia», racconta Floriane Jequier, corista e ausiliaria dell’eucaristia, di ritorno a terra. Aggiunge con un sorriso: «È stato piuttosto magico, direi». Anche Marie-Noëlle Willemin, corista, condivide l’entusiasmo: «Da rifare! Stare all’aperto, come durante la messa seguita da una Torrée, la nostra specialità neocastellana, è davvero bello!»

    Già il 25 maggio una messa aveva riunito i fedeli all’aperto, presso l’ex palestra dei Brenets. Cerimonia seguita da una torrée. Quel giorno, l’abate Steinmyller aveva citato papa Francesco e parlato di una «Chiesa che esce». «Si celebra la messa come si può e nel miglior modo possibile. Finché è degna, la si può celebrare ovunque», rassicura, mentre i bicchieri tintinnano sul porto.
    A pochi passi, sorridente e felice per il buon esito dell’evento, Danielle Dupraz, presidente del consiglio del rettorato dei Brenets, riflette sull’esperienza. Con suo marito Aloïs Nipp, sacrestano, e con l’aiuto dei volontari, hanno supervisionato l’intera organizzazione. «Eravamo nel pieno della creazione, in un’opera straordinaria di Dio con i suoi bacini e questa natura. Essere lì, nel cuore di questa splendida creazione, ci apre alla Santissima Trinità.»

    Da Montlebon, in Francia, Victor Poulain ricorda un’omelia sentita altrove. «Sul fiume mi è tornato alla mente un sermone ascoltato durante un’altra messa: Dio è la Sorgente, Gesù è il fiume, e lo Spirito Santo è la corrente.» Parole che hanno colpito così tanto l’abate Rémi Steinmyller da condividerle con i parrocchiani della Mère-Commune durante la messa domenicale del giorno dopo. «È ciò che si chiama un’‘omelia partecipativa’.»

    Allora, una tradizione in divenire, la messa sulla barca? «Sì, è possibile», riflette a pochi giorni dal primo anniversario della sua ordinazione, il 22 giugno. «Se aiuta le persone a vivere la loro fede, potrebbe davvero esserlo.»

    (cath.ch/sf/bh/traduzione catt.ch)

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