di Federico Anzini
«È bella la strada per chi cammina. È bella la strada per chi va». Quando le prime note del canto si sono alzate in piazza San Pietro, Ottavia ha capito che quel viaggio non era solo un pellegrinaggio, ma un ritorno a casa. A Roma, per il Giubileo dei Movimenti, oltre 70mila persone hanno celebrato la Pentecoste con papa Leone XIV. Dal Ticino in tanti hanno risposto all’invito del Pontefice. Tra loro, anche Sabrina Mazzali e Ottavia Eberhard, due testimoni di una fede viva, vissuta insieme, “in sinodalità”.
Un momento storico per i movimenti ecclesiali
Il 7 e 8 giugno, Roma è diventata il cuore pulsante di un popolo in cammino. Papa Leone XIV ha convocato movimenti, associazioni e nuove comunità per vivere insieme la Pentecoste in occasione dell’Anno Santo. Come fece san Giovanni Paolo II nel 1998, anche questo Pontefice ha voluto dedicare uno spazio privilegiato a chi anima la Chiesa dal basso, con carismi, opere e testimonianza quotidiana.
«In un mondo lacerato e senza pace – ha detto il Papa davanti a piazza San Pietro gremita di fedeli di ogni età – lo Spirito Santo ci educa a camminare insieme». Al centro del suo discorso, una parola chiave: sinodalità. «Dio ha creato il mondo perché noi fossimo insieme. "Sinodalità" è il nome ecclesiale di questa consapevolezza», ha affermato il Pontefice, chiedendo ai movimenti di diventare “palestre di fraternità e partecipazione”.


In famiglia dentro la Chiesa
Sabrina Mazzali ha scelto di partecipare al Giubileo insieme a suo marito. «Siamo andati a Roma col desiderio di fare il pellegrinaggio insieme, per rinsaldarci, ricordarci cosa significa il nostro stare insieme nel movimento e nella Chiesa», racconta. Un’esperienza che è stata per loro un ringraziamento e una supplica: «Per tutto ciò che abbiamo ricevuto e per chiedere aiuto per tutto quello che ci aspetta».
In particolare, l’ha colpita la semplicità del messaggio del Papa e il suo richiamo alla sinodalità: «Proponendola come unica possibile soluzione alle guerre e alle situazioni difficili del mondo. Ci ha invitati a essere testimoni, evangelizzatori, a partire dall’educazione ricevuta nei movimenti».
Sabrina ha vissuto questa “palestra di fraternità” anche nel viaggio: «Abbiamo incontrato vecchi amici, ne abbiamo conosciuti di nuovi, e anche gli imprevisti di questo weekend intenso ci hanno unito ancora di più. Ho nel cuore un’immensa gratitudine».
Dalla fatica alla grazia
Per Ottavia Eberhard, il Giubileo ha avuto il sapore di un ricordo familiare e la forza di una riscoperta. «Il fascino del Giubileo è iniziato nel 2000, quando i miei fratelli tornarono entusiasti da Roma. Questa volta ci sono andata io, con il movimento che è il luogo dove il Signore mi abbraccia». A renderla ancora più speciale, la presenza della figlia più grande di 11 anni: «Me l’ha chiesto lei. A catechismo le avevano spiegato cos’era il Giubileo e mi ha detto: “Mamma, noi andiamo a Roma?”».
Il pellegrinaggio non è stato facile, ammette. «La maggiore fatica è stata stare in gruppo, in mezzo alla folla. Ma è proprio il gruppo che mi ha fatto capire tante cose». Quando il pullman si è rotto, la sosta forzata nel garage del Gianicolo si è trasformata in un momento di gioia condivisa: «Non c’era nessuno senza il sorriso. La forza della compagnia ci ha sostenuti tutti».
Un segno di unità e una benedizione per tutti
Il Papa ha definito piazza San Pietro «un abbraccio aperto e accogliente» che riflette la comunione vissuta nei movimenti. «Non molte missioni – ha detto – ma un’unica missione. Non introversi e litigiosi, ma estroversi e luminosi».
Ottavia ha vissuto profondamente anche le parole dell’omelia domenicale: «Mi ha colpito quando ha detto che lo Spirito Santo scioglie le nostre durezze e ci rende capaci di amare. Io posso accorgermi del dolore che provoca una chiusura, ma è invocando lo Spirito che può avvenire la grazia di aprirmi all’altro».
Anche la figlia ha vissuto intensamente l’esperienza. «Mi ha detto che l’hanno colpita due cose: vedere il Papa, anche commosso, e stare con gli amici, come quando abbiamo pregato il Rosario in fila sotto il sole».
Una strada che porta a casa
Il Giubileo dei Movimenti ha rappresentato molto più di un evento ecclesiale. È stato una profonda esperienza di comunione, come confermano le parole di Davide Prosperi, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione: «Siamo entusiasti dell’invito del Papa a fare nostro il suo primo grande desiderio: una Chiesa unita, segno di comunione, fermento per un mondo riconciliato».
Nel cuore di Roma, sotto il sole e nella fatica del pellegrinaggio, è risuonata una certezza: la bellezza di essere cristiani e di camminare insieme, accompagnati dallo Spirito Santo.