“Lavoro, istruzione, casa, salute sono le condizioni di una sicurezza che non si affermerà mai con le armi”. Ne è convinto il Papa, che nel messaggio per la Giornata mondiale dei poveri, pubblicato oggi in vista del 16 novembre, ribadisce che “i poveri non sono oggetti della nostra pastorale, ma soggetti creativi che provocano a trovare sempre nuove forme per vivere oggi il Vangelo”.
“Di fronte al susseguirsi di sempre nuove ondate di impoverimento, c’è il rischio di abituarsi e rassegnarsi”, da qui il monito: “Incontriamo persone povere o impoverite ogni giorno e a volte può accadere che siamo noi stessi ad avere meno, a perdere ciò che un tempo ci pareva sicuro: un’abitazione, il cibo adeguato per la giornata, l’accesso alle cure, un buon livello di istruzione e di informazione, la libertà religiosa e di espressione”.
Un Giubileo per contrastare la povertà
“Aiutare il povero è questione di giustizia, prima che di carità”, dunque l’appello del Pontefice, che auspica che il Giubileo “possa incentivare lo sviluppo di politiche di contrasto alle antiche e nuove forme di povertà, oltre a nuove iniziative di sostegno e aiuto ai più poveri tra i poveri”.
La carità orienta il bene comune
“La speranza nasce dalla fede, che la alimenta e sostenta, sul fondamento della carità, che è la madre di tutte le virtù. E della carità abbiamo bisogno oggi, adesso”, prosegue il Papa. “Non è una promessa, ma una realtà a cui guardiamo con gioia e responsabilità: ci coinvolge, orientando le nostre decisioni al bene comune”; “chi manca di carità non solo manca di fede e di speranza, ma toglie speranza al suo prossimo”. E prosegue: “La carità rappresenta il più grande comandamento sociale”, e rappresenta “il dovere di assumersi coerenti responsabilità nella storia, senza indugi”. “La povertà ha cause strutturali che devono essere affrontate e rimosse. Mentre ciò avviene, tutti siamo chiamati a creare nuovi segni di speranza che testimoniano la carità cristiana, come fecero molti santi e sante in ogni epoca”.