Questa è la prima puntata dei commenti ai vangeli domenicali del tempo pasquale (rito cattolico romano) proposti da Roberto Geroldi, licenziato in teologia sistematica e parroco della Con-cattedrale di San Tommaso (Ortona/Chieti). Ringraziamo don Geroldi – tra l’altro redattore delle appendici liturgiche dei volumi ABSI MARCO-MATTEO-LUCA-GIOVANNI - per le sue sintetiche e suggestive meditazioni. Auguriamo a tutte e a tutti voi un sereno tempo pasquale!
A cura del coordinamento della Formazione biblica nella Diocesi di Lugano
“Le parole… La PAROLA”
24 Aprile 2022, Domenica di Pasqua
Atti 5,2-16
Salmo 117
Apocalisse 1,9…19
Giovanni 20,19-31[1]
19Quando dunque fu (la) sera di quel giorno, il primo (giorno) della settimana, ed erano ermeticamente chiuse[2], per timore dei Giudei, le porte là dove erano i discepoli, venne Gesù e stette in mezzo (a loro) e dice: «Pace a voi!». 20E, detto questo, mostrò loro le mani e il costato. Gioirono visibilmente, dunque, i discepoli vedendo il Signore. 21Disse loro, dunque, di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi». 22E, detto questo, soffiò[3] (su di loro) e dice loro: «Ricevete uno soffio santo; 23a chi rimetterete i fallimenti esistenziali, a loro saranno rimessi (da Dio) e a chi li riterrete, resteranno ritenuti».
24Tommaso, uno dei Dodici, quello detto Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano dunque gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Qualora non veda nelle sue mani la traccia dei chiodi e non metta direttamente il mio dito nella traccia dei chiodi[4] e non metta direttamente[5] la mia mano nel suo costato, non crederò».
26E, dopo otto giorni, di nuovo erano, i discepoli, dentro (casa) e Tommaso (era) con loro. Viene Gesù, mentre le porte erano ermeticamente chiuse, e stette in mezzo (a loro) e disse: «Pace a voi!». 27Poi dice a Tommaso: «Porta il tuo dito qui e vedi le mie mani; e porta la tua mano e metti(la) direttamente nel mio costato; e non essere incredulo ma credente!». 28Rispose Tommaso e gli disse: «Mio Signore e mio Dio!». 29Dice a lui Gesù: «Perché mi hai veduto hai creduto. Beati e in cammino quelli che che non hanno visto e hanno creduto!».
30Molti dunque e altri segni fece Gesù di fronte ai [suoi] discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. 31Questi invece sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate vita nel suo nome.
Guardare dentro per vedere oltre
Vedere e toccare sembrerebbero esperienze sensibili tra le nostre preferite anche con gli smartphone. Dopo i primi anni di esasperanti tentativi di possedere il modello più mini, il mercato ce ne ha offerti di formativi “televisivi” da usare con touch. Segno che anche qui non ci basta solo vedere, ma l’esigenza di toccare è irrefrenabile.
Come non capire allora il nostro fratello “gemello” Tommaso che non si accontenta del racconto dei suoi compagni ma vuole egli stesso sperimentare in prima persona la presenza “fisica” del Signore.
E nemmeno Gesù lo biasima, anzi sembra assecondarlo “Ficca il tuo dito e guarda; allunga la tua mano e mettila…” (Gv 19,27a).
Cominciare a credere e continuare a farlo (cf v. 27b) parte proprio da qui per arrivare a sperimentare che proprio continuando a credere si comincia a vedere… e molto meglio!
Così, solo persone, “create nuove” dal suo Spirito, possono riconoscere nel “crocifisso” il Risorto, accogliere il dono della sua “Pace” come impegno per tutti di costruire un mondo nuovo, che parta da un modo nuovo, riconciliato di vivere nel perdono ricevuto e donato.
“Per Giovanni [in tutta la sua opera] è l’amore quel che rende l’uomo un essere vivente” (A. Maggi).
Uomini e donne interiormente rigenerati potranno dar vita a nuove relazioni (“nuova giustizia” evangelica cf Mt 5,20-7,28), ad un mondo nuovo, alla “civiltà dell’amore” di cui fa parte chi ama, non chi pretende un’appartenenza etnica o religiosa. Una società senza frontiere e condizionamenti dal passato, aperta al presente e protesa verso il futuro.
“Il mondo non penserà più a questo crocifisso, ma i discepoli lo vedranno vivo, risorto e glorioso” (A. Nocent).
Contestualizzazione liturgica
L’esperienza di credere è una “pienezza di vita” [pace nel linguaggio biblico]; perdono: dono ricevuto per essere condiviso, testimoniato e così si mantiene e cresce (Apocalisse - II lettura)
Quindi è un’esperienza che per sua natura diventa comunitaria e non può rimanere individualistica (Atti – I lettura).
Nella comunità il Risorto manifesta la sua presenza, nel corpo comunitario come nel suo corpo ferito a Tommaso (Evangelo) e come a lui allora, ora mostra la sua potenza nelle guarigioni che gli apostoli compiono sul corpo infermo di molti malati.
Soprattutto non è un’esperienza “vaga” ma determinata nel tempo, anche qui “superiore allo spazio” come afferma papa Francesco, nell’ottavo giorno; avviene inoltre in relazione con una narrazione scritta e letta in assemblea da dove si sprigionano le energie pasquali che guidano ciascuna comunità nel proprio cammino di conversione (Apocalisse).
Il corpo trafitto e glorioso del Signore narra in modo inconfutabile l’amore che ha sostenuto tutta la sua esistenza e che ora trasmette come pneuma vivificante, egli rende capaci di amare nello stesso modo: l’agape.
Il corpo risorto annuncia un amore vissuto fino alla fine ed effuso come inarrestabile flusso che ora anima la vita dei credenti e delle comunità nella loro esperienza di compagnia e fraternità.
L’amore è all’origine della risurrezione e permette di vedere dentro quel corpo e oltre: “nella morte fino alla vita, nella colpa fino al perdono, nella divisione fino all’unità, nella piaga fino allo splendore, nell’uomo fino a Dio, in Dio fino all’uomo, nell’io fino al tu” (Klaus Hemmerle, Occhi di Pasqua).
E chiede alla Chiesa, attraverso il nostro corpo di credenti, di narrare la misericordia con il perdono e di testimoniare una gioia che non elude la sofferenza ma la trasfigura.
Guardare dentro per vedere oltre questa è l’esperienza di Tommaso che siamo chiamati a rivivere anche noi in ogni memoria dell’Ultima cena, e questo ce ne fa cogliere tutto il suo insostituibile valore.
Per una lettura del testo giovanneo commentato tra parole evangeliche e arti figurative consigliamo la visione e l’ascolto della conferenza sul tema in oggetto intitolata “I rapporti tra il Risorto e Tommaso” proposta da Ernesto Borghi e Stefano Zuffi (cfr. https://youtu.be/MketJA62ong)
[1] Traduzione del testo: absi, GIOVANNI, Edizioni Terra Santa, Milano 2021, pp. 259-263.
[2] La forma verbale greca sottolinea il contrasto: nonostante le porte ermeticamente chiuse, Gesù si fa ugualmente presente.
[3] Il verbo greco (usato solo qui in tutto il NT) riprende quello di Gen 2,7: l’azione compiuta da Dio per fare dell’umano, polvere della terra, un desiderio vivente.
[4] Nella traccia dei chiodi. I manoscritti greci oscillano tra traccia e posto.
[5] Ben due volte in questo verso ritorna l’espressione mettere direttamente (letteralmente, in greco, gettare). Lo stesso verbo tornerà poi nel v. 27.